tag:blogger.com,1999:blog-64658308750167968872024-02-22T04:18:41.700+01:00[ LATITUDE - X ]<br><img src="http://www.yaelcarnet.com/flags/CANA0001.gif" hspace="7" align="left">
<i>Il blog che oggi è qua, domani chissà...</i><br>
A fare il bello a: <b>Vancouver, Canada</b>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.comBlogger116125tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-49385772198916990122014-01-21T06:03:00.003+01:002014-01-24T00:42:01.749+01:00Donde esta Pedro? Pedro esta a dormir<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><i><b>Disclaimer</b>: tutti i post dal Centro America verranno farciti di
espressioni in pseudo-spagnolo senza alcun apparente
motivo<br /><br /></i></span>Innanzitutto spero apprezziate il fatto che non ho
intitolato <i>“Messico e nuvole”</i> il primo post dalla terra dei Maya,
che sarebbe stato <b>imbarazzante </b>un po' quanto piazzare uno status
<i>“London Calling”</i> su feisbuc prima di prendere un volo Orio al
Serio-Gatwick.<br />
<br />
Poi: Sono a Cancun, parliamone.</div>
<div style="text-align: justify;">
Perchè sto
posto è famoso, qualcuno me lo spiega? Cioè, la parte “bella” è
una trappola per <b>yankees obesi</b>, ovvero una fila di casermoni-hotel dai prezzi improponibili che oscurano uno spiaggione senza
infamia e senza lode, mentre la città di Cancun vera e propria è
un cesso di posto facilmente dimenticabile.</div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="en-CA">Io ho ovviamente evitato come la peste la Zona
Hotelera, per piazzarmi in un ostello in centro, dove l'unica
attività ammessa a parte <b>pezzare</b>, pare essere</span> ammazzarsi di
<i>cervecitas </i>in compagnia di giovani <i>gringos </i>festaioli. Il mare poi è
a tipo 3km, quindi nemmeno che dici <i>“vabbè vado a collassare in
spiaggia”</i>, no, nein, niet! Troppo sbatti.</div>
<div style="text-align: justify;">
I locals poi sono lo stereotipo del messicano
lento e svogliato: l'altro giorno ero al baracchino per comprare un
<b>bagnoschiuma </b>sfoderando il peggiore degli spagnoli:<br />
<br />
<i>- Hola chica, necesito el jabon por lavarme</i></div>
<div style="text-align: justify;">
(Faccia perplessa
della chica)</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>- Si zia, el jabon, como se dice?</i> (mimo uno che si fa
la doccia)</div>
<div style="text-align: justify;">
(La chica <i>compriende </i>e cooooooooon caaaaaaaaaaaaaaalma
aggira il bancone per mostrarmi dove ha imboscato il bagnoschiuma.</div>
<div style="text-align: justify;">
- <i>Soy sesenta y cinco pesos senor</i> (da leggere lentissimamente) </div>
<div style="text-align: justify;">
- <i>Si
zia, io te li do sti 65 pesos, però te vedi di darti una svegliata,
comprati un caffè, una redbull, fai qualcosa, ma ripigliati che mi
sembri uno dei topi dei cartoni animati che fanno la siesta.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ergo,
viste le scarse alternative sono volato senza esitazione <i>fuera da los cojones</i> in
direzione ovest, nello Yucatan, per vedere qualche<b> fregnaccia Maya</b> e per tirare su una batteria di scappati di casa con cui smezzare le spese di trasporto, tutt'altro che basse.</div>
<div style="text-align: justify;">
E ora via, verso la parte veramente interessante della zingarata messicana: il <b>Chiapas</b>, alla ricerca del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Subcomandante_Marcos">Subcomandante Marcos</a>.</div>
Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-72771646392298796552014-01-13T00:31:00.003+01:002014-01-13T00:36:46.673+01:00Il ritorno der monnezza - Parte seconda<div style="text-align: justify;">
Come accennato nel <a href="http://latitude-x.blogspot.mx/2014/01/il-ritorno-der-monnezza-parte-prima.html">post precedente</a>, Vancouver è un gran posto dove piazzare le tende, certo però che pure qui ci sono problemi, se uno proprio vuole rompere i coglioni si può dire che:<br />
1) E' cara come il clero in fiamme: anzi vi dirò di più, è la città più cara del <b>Canada</b>, soprattutto per quanto riguarda la pappa e le case e questo, ai giovani, non piace.<br />
2) Il clima è il più mite del paese, è l'unica città del Canada infatti dove non fa un <b>freddo fottuto</b> durante l'inverno e voi direte bene, giusto? Si, bene, ma non benissimo, visto che l'intera popolazione canadese di barboni, drogati e <b>punkabbestia </b>ha deciso di radunarsi da ste parti – evitando l'infame inverno delle provincie ad est delle <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/British_Columbia">British Columbia</a> - per grufolare e farsi come i caimani<br />
<br />
Che poi qua pare che farsi come dei cani sia lo sport cittadino anche al di fuori della <b>comunità squat</b>: giri per strada e ti arrivano certe zaffate di ganja che pare di stare in Jamaica... c'è genuinità insomma.<br />
La cosa comunque non mi tedia minimamente, fintanto che i robbosi non decidono di evadere dal ghetto di <b>Hastings Street</b> per venire a rompere la minchia a casa mia.<br />
In origine era la coppia punk: lui ci stava anche dentro, anche se si vestiva come un <b>punk londinese</b> degli anni 80 e si tagliava gli avambracci con le lamette come un bambino depresso, mentre la sua “graziosa” fidanzatina invece preferiva fare l'<b>adolescente problematica</b> e piantare il muso a tutti senza distinzione, come se a qualcuno gliene potesse fregare qualcosa.<br />
Entrambi avevano la tediosa abitudine di vivere come <i>lebbestie</i>, ma la cosa è stata nel limite della sopportabilità, dato che dopo tipo 2 settimane dal mio arrivo hanno saggiamente deciso di levarsi dalle palle per andare a rotolarsi nel fango a <b>Chilliwack</b>, 100km a est di Vancouver.<br />
<br />
La gioia e il gaudio sono però durati poco, per l'esattezza fino all'arrivo della <b>Maledetta Grassona</b>.<br />
La suddetta - iddio la fulmini – è una donna <i>dimmerda </i>ed i suoi amichetti del cazzo sono ancora peggio: all'inizio vabbè, invitava gente, tanta gente, troppa gente, tutti rigorosamente sconosciuti e asociali. Robbosi che entravano, <b>zozzoni che uscivano</b>, tutto ad ogni ora del giorno e della notte e già li a me e agli altri coinquilini sono cominciati a girare i coglioni a elica, ma vabbè.<br />
Poi <i>lemmerde </i>sono passate alla fase due: scavallare la pappa e le mie <b>preziose birrette</b> in frigo: bestemmie e casa tappezzata di cartelli per invitare <i>lemmerde </i>a mettersi le mani nel culo.<br />
<br />
Il culmine lo si è avuto quando, nel giro di 2 o 3 giorni:<br />
1) sono spariti due paia di scarpe<br />
2) è sparita la playstation con l'amata copia di <b>GTA V</b> con cui amavamo passare le serate a giocare ed ammazzarci di birrette.<br />
3) è sparita la tv<br />
4) la Maledetta Grassona ha avuto la geniale idea di subaffittare la camera a due <b>rifiuti umani</b> che grufolavano amabilmente per casa mentre tutti eravamo a scuola/lavoro.<br />
<br />
Inutile dire che la Maledetta Grassona è stata ramazzata fuori di casa <b>tempo zero</b> assieme ai suoi amichetti <i>dimmerda</i>, lasciandoci una camera in condizioni a dir poco vergognose.<br />
Solo al terzo tentativo quella stanza ha avuto pace, ospitando un coinquilino decente, per la gioia mia, dello sbarbato canadese e di <b>Belle Chiappette</b>, un esemplare di teenie tutta caruccia e delicata, che però proprio l'altro giorno si è dimenticata in doccia un fallo in pvc a 4 velocità dalle proporzioni <b>equine</b>, rimediando immediato rispetto <i>nella casa e anche nel quartiere (cit.)</i>.<br />
O perlomeno, oso sperare che fosse suo, non voglio nemmeno immaginare che il grazioso <b>gingillo </b>possa appartenere a uno degli altri due maschioni pelosi.<br />
<br />Comunque si, belli e simpatici i coinquilini, però <i>mobbastaveramente</i>, mi son davvero rotto il cazzo di avere gente che mi gira per casa e non lava i piatti, son troppo vecchio per ste cose, quindi al mio rientro in terra canadese si migrerà <b>istantaneamente </b>verso accomodation più consone ad una situazione a lungo termine.<br />
Ora però scusate, ma <i>me ne vado al massimo / me ne vado in Messico</i>. <br />
Ci sentiamo da laggiù.</div>
Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-68714921439679897492014-01-05T07:43:00.003+01:002014-01-10T14:21:21.651+01:00Il ritorno der monnezza - Parte prima<div style="text-align: justify;">
Ok ok, forse è il caso di tornare a scrivere qualche vaccata, che saran sei mesi che non aggiorno.<br />
Abbè, punto della <i>situescion </i>in estrema sintesi è questo: sono a <b>Vancouver</b>, in Canada, e voglio rimanerci.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
E' finito il tempo delle mele e del cazzeggio, la priorità numero uno al momento è piazzare le tende in pianta stabile in un qualsiasi punto del paese. Certo, si fa presto a dire piazzare le tende, questo è un paese civile, mica siamo nella terra della <b>pizza e del mandolino</b> dove basta arrivare col barcone ed è tutto dovuto, ma siamo fiduciosi, la cosa può essere fattibile.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma andiamo con ordine: grazie a quei miserabili degli sbirri australiani ho perso la possibilità di arrivare già bello pronto per lavorare con un working holiday visa, in quanto i suddetti ci han messo una vita e mezza a spedirmi uno dei 4 (quattro!) certificati penali richiesti dal <b>governo canadese</b> (uno per ogni paese dove ho vissuto per più di 6 mesi) per attestare che sono un bravo bambino.</div>
<div style="text-align: justify;">
Certificato in ritardo e visto per il 2013 perso: bestemmie.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non tutto il male viene però per nuocere: data la zero voglia di rimanere nella cara e vecchia Europa per un ulteriore anno e la fotta di levare le tende tempo zero, ho colto l'occasione per soddisfare un vecchio pallino che avevo in testa da un po', ovvero <b>tornare a scuola</b>, non tanto per imparare finalmente la tabellina dell'8, quanto per schiodarmi dalle tediose carriere nell'hospitality e buttarmi nel meraviglioso mondo della cinematografia o perlomeno in una delle sue ramificazioni. Localizzata una scuola che non fosse la malfamata Vancouver Film School da <b>50mila dollari l'anno</b> ho tirato gennaio imparando l'antica arte del girare e montare video di stampo documentaristico in compagnia di un manipolo di scappati di casa tra cui spiccano:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<b>La vecchia:</b> una ex-hippie degli anni 60, tanto cara e gentile, ma che ogni tanto avrei preso a badilate per la sua tendenza a tirare in mezzo delle cause ambientaliste a lei care in ogni occasione, soprattutto quelle meno opportune. E' inoltre convinta che poi andrà a lavorare con sua figlia, una manzettina redhead 23enne che fa gli stessi studi all'università (credega!), ma per il resto ci è stata dentro come co-autrice del progetto finale, quindi w la vecchia.<br />
<b>Il sud-sudanese:</b> probabilmente la persona meno portata per questo mestiere che abbia mai visto, la negazione della fotografia, l'anticristo della macchina da presa. E' un po' come se io avessi seguito un corso di meccanica e mi avessero messo davanti un motore ed una chiave inglese. Disastro.<br />
Che poi è un pazzo: uno dei pochi vantaggi del provenire dal terzo mondo è la facilità con cui si ottengono asili politici in paesi decenti come il Canada o l'Australia e questo che fa? Ha deciso che lui buuu il Canada, lui se ne vuole tornare al suo paese a fare il grande imprenditore con le mucche... chissà se adesso che è scoppiata la guerra in Sud Sudan non abbia cambiato idea.<br />
<b>L'ex-biker:</b> nettamente il più serio della compagnia, ha sconvolto tutti confessando un passato da hooligan-biker nella natìa Inghilterra. Genuino.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
Tralansciando il restante manipolo di disperati indegni di menzione, torniamo ai miei diabolici piani.<br />
Tanto per cominciare devo menare le tolle perchè mi sta scadendo il visto turistico, quindi ne approfitto per una zingaratina da un mese e mezzo nell'<b>America Centrale</b> di cui parlerò ampiamente in seguito quindi stay tuned.<br />
<br />
Al mio rientro, in febbraio, l'obiettivo è cercare di strappare un contratto di lavoro al <b>capoccia della scuola</b>, dato che ho deciso - in maniera del tutto unilaterale - che devo lavorare per la sua società di produzione ed avere accesso alle gioie del pemesso di residenza tramite lui. Ovviamente più facile a dirsi che a farsi, dato che quando glielo accennai mesi orsono, la risposta fu un cortese <i>vaffanculo</i>, ma non so perchè io ci credo di brutto e comunque chiedere è sempre gratis.<br />
Nella malaugurata quanto altamente probabile ipotesi che il suddetto capoccia i mandi a rubbbare per la seconda volta, si apriranno per me le porte di un trasferimento nella gelida provincia del <b>Quebec</b>, dove le carte dell'immigrazione paiono essere più semplici. <br />
<i><br />(continua nella prossima puntata...)</i></div>
Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-85470843551368632262012-12-12T17:15:00.000+01:002012-12-12T17:32:04.006+01:00Parigi val bene una mezza (settimana lavorativa)<div style="text-align: justify;">
Come già anticipato in precedenza, mi ritrovo parcheggiato a tempo <b>vagamente determinato</b> a Parigi, una città talmente avanti che ci pianterei persino le tende, se la mia solita fotta di schiodarmi verso luoghi remoti non me lo impedisse. <br />
All'orizzonte non ci sono grosse spese e del gruzzolo <a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Nuova%20Zelanda">neozelandese</a>, nonostante i <a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Da%20Hong%20Kong%20a%20Milano">recenti zingarismi</a>, ne avanza abbastanza da permettermi, una volta tanto, di lavoricchiare senza alcun affanno in un ostello di <b>Montmartre</b>, dove reggo la reception per 3 notti a settimana per lo stesso stipendio netto che percepivo in Italia lavorandone 5 in ufficio (ovviamente in regola e con contratto a tempo indeterminato, altro che le prese per il culo di Pizzaland!).<br />
<br />
Il mio gaio lavoro, oltre che essere di mio gradimento per la cortezza della settimana, mi permette anche di osservare la fauna del backpacker dall'altra parte della barricata, individuando curiose categorie che mi erano sfuggite durante le mie innumerevoli visite agli ostelli sparsi in giro per il mondo in qualità di ospite. Per esempio:<br />
<br />
<u><i><b>Gli ispanici:</b></i></u> gli spagnoli/sudamericani sono veramente ignoranti, nel senso che evidentemente ignorano che in Francia non si parla la loro lingua. I più astuti esordiscono con un <i>"habla espanol?"</i> che da parte mia riceve puntualmente come risposta un secco <i>"no!"</i>, giusto per far loro capire che a Parigi = francese, tutt'al più inglese, ma che nessuno é tenuto a parlare spagnolo. Ovviamente poi si cerca di venirsi reciprocamente incontro e si sistema tutto. <br />
I peggiori sono però quelli che partono subito a razzo parlando il loro bizzarro idioma dando per scontato che tu lo capisca e tu gli dici <i>ooooooooooooh Miguel Hernandez, ma dove credi di essere, a Tijuana? Cosa ti fa pensare che io abbia capito una mezza parola di quello che hai detto?</i><br />
Notare che scene del genere avvengono con la totalità dei clienti ispanici e solo con loro!<br />
Nonostante ciò, la palma di imbecille dell'anno la vince una certa Marieke Van Brokkolen o qualcosa del genere, che ha mandato una lunga mail di domande in olandese. Alché io gli ho risposto che non ci ho capito una fava. Ovviamente in Italiano! Sto ancora aspettando una replica.</div>
<div style="text-align: justify;">
<u><i><b>The axis of evil</b></i></u>: così come il Sole in trigono con Urano (e un po' di ketchup) fa risvegliare dalla tomba il Conte Dacula e la sua stirpe di paperi-vampiri, un'altra congiunzione astrale sfavorevole porta terrore e distruzione negli ostelli di mezzo mondo: la contemporanea presenza di inglesi, australiani e canadesi.<br />
Quando queste tre nazionalità si presentano contemporaneamente sulla lista degli ospiti, già sai che sarà una lunga notte di rumore ed ubriachezza molesta coi britannici in qualità di fomentatori, pronti ad innaffiare con ettolitri d'alcol la stupidità degli australici e ad innalzare il volume delle ugole canadesi, gente a cui evidentemente non é permesso comunicare con un tono di voce normale nonostante siano le 3 del mattino.</div>
<div style="text-align: justify;">
<u><i><b>Quelli che non han mai visto una porta chiusa in vita loro</b></i></u>: ore due del mattino, per evidenti ragioni di sicurezza la porta d'ingresso è chiusa a chiave. Ovvio no? E allora perché, nonostante i cartelli a caratteri cubitali che appongo ovunque per ricordarlo, mi ritrovo sempre degli assatanati appesi alla suddetta porta cercando di aprirla nonostante sia palese che questa é chiusa da un dispositivo che solo io posso sbloccare? La gente si fa!</div>
<div style="text-align: justify;">
<u><i><b>I bambinoni</b></i></u>: i patatoni si son fatti degli amichetti sul pullman ed ora vogliono stare nella stessa stanzina a fare la nanna o forse a raccontarsi storie di paura al termine di un pigiama-party, chissà. Che carini, peccato che nella stanza non ci siano letti disponibili e allora frignano e mettono il broncio, i patatoni. <br />
Ma fate i seri che c'avete 30 anni!</div>
<div style="text-align: justify;">
<u><i><b>Quelli che pensano di stare in agenzia viaggi</b></i></u>: Se a Parigi mi chiedi cosa c'é da vedere a parte la Tour Eiffel o dove andare a far gallina coi tuoi amici mi va pure bene, ma se cominci a chiedere quanto ci mette il pullman tra Berlino e Praga, quanti voli ci sono al giorno tra Londra e Timbuctu o se é troppo allungare a Bucarest per andare da Parigi a Londra, beh allora figlio mio guarda l'insegna fuori, c'é scritto "ostello", no "Alpitour" (ahi ahi ahi ahi)</div>
<div style="text-align: justify;">
<u><i><b>I pokeristi</b></i></u>: questi li avevo notati anche da cliente: era la mitica batteria di estoni, giunti in Australia solo per guardare la TV. Non lavoravano, non giravano, non mangiavano. Loro guardavano la TV.<br />
Qui a Parigi invece abbiamo i giocatori di poker online, tra i quali spicca lo svedese che una sera arriva tutto incazzato lamentandosi che il wireless é lento e che stava perdendo un sacco di soldi, alché io tutto preso male che pensavo chissà quale importante videoconferenza di lavoro stesse facendo. Poi gli passo di fianco e stava giocando a Texas Hold'em sul portatile. Gli volevo spaccare uno sgabello in testa.</div>
Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-19995231835507796672012-12-03T14:07:00.000+01:002012-12-03T14:07:55.550+01:00Toh, chi si rivede...<div style="text-align: justify;">
Beh effettivamente cominciava ad essere ora di tornare ad aggiornare il blog ogni tanto, così ecco un paio di news.<br />
Dall'esatto momento in cui ho piazzato le chiappe in <b>Padania</b>, il pensiero fisso è stato migrare al più presto verso un qualsiasi <i>"luogo random"</i> quanto più possibile lontano da Milano, quindi eccomi sfruttare la generosa ospitalità della mia sbarba da cui son migrato tempo -1 non appena questa mi è tornata nella <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Parigi">Ville Lumiere</a>.<br />
Anche il principale sbattone nella terra della baguette (trovare un lavoro retribuito decentemente nonostante il mio livello di francese non eccelso) è stato sbrigato a tempo di record: <b>10 cv mandati</b>, due lavori offerti, uno accettato, come receptionist in un ostello a Montmartre per 3 notti a settimana.<br />
E così, con tutto il tempo libero che mi rimane a cosa volete che pensi, se non agli zingareggi futuri?<br />
Posto che il punto fermo degli spostamenti prossimi venturi è il <b>Canada</b>, in cui - se tutto va bene - non potrò entrare comunque prima dell'anno prossimo per motivi che ometto volutamente, bisogna anche cominciare a pensare a qualche gitarella per spezzare la monotonia presente e futura, tipo:</div>
<div style="text-align: justify;">
<u><i><b>Mete a portata di mano da fare assolutamente:</b></i></u></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>1) Alaska:</b> Posto della madonna, forse l'unico stato USA che mi interessa davvero vedere, altro che Gnu Iorc, Califoggia e Florida dove vanno tutti e dove - tra l'altro - sono già stato una ventina d'anni fa quando non avevo voce in capitolo sulle mete turistiche familiari.<br />
Latitude-x ora va solo in posti pregni di mentalità!<b><br />2) Washington State:</b> Le suburb più meridionali di Vancouver distano meno di 3km dal confine con gli Stati Uniti, di conseguenza qualche gitarella oltre confine ogni tanto sarà quasi d'obbligo. Anche perchè laggiù ci sono da vedere un paio di <i>locheiscion </i>cinematografiche che bramo vedere da anni (...ma cosa dico anni)<b>.<br />3) Tour degli stati canadesi:</b> Voglio andare a chiedere di persona agli abitanti del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Saskatchewan">Saskatchewan</a> cosa gli ha detto il cervello quando han scelto il nome del loro stato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<u><i><b>Zingarate a portata di mano, da fare in un futuro relativamente prossimo:</b></i></u></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>1) Giro del Centro America:</b> Dal Messico a Panama. Un Must.<b><br />2) Giro del Sudamerica:</b> Probabilmente da dividere in 2 tranches: costa est e costa ovest, cominciando da quest'ultima.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i><u>Mete proibitive o logisticamente difficili:</u></i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>1) Aree remote canadesi:</b> In realtà la parte più bella del Canada, secondo il mio modesto parere, è il quasi-disabitato nord, soprattutto gli stati dello Yukon, Northwest Terrotories e Nunavut, che però sono raggiungibili molto difficilmente se non tramite costosissimi voli interni. Il sogno sarebbe piazzare le chiappe ad Alert, il centro abitato più a nord del mondo e fare la foto di rito davanti al cartello <span style="font-size: x-small;">"ALERT PROUDLY CANADIAN"</span> ed aggiungere alla collezione dei segnali con le distanze dai vari posti del mondo <span style="font-size: x-small;">"PESCHIERA BORROMEO 4745Km"</span>.<b><br />2) Antartide:</b> non esattamente dietro l'angolo, non esattamente facile da raggiungere, non esattamente economico. Però io almeno un giro in <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Georgia_del_sud">Georgia del Sud</a> ce lo farei volentieri.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b><i><u>Vacanzina pre-Canada:</u></i></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>1) Il resto degli -stan:</b> ancora mi mangio le mani per aver saltato, durante <a href="http://latitude-x.blogspot.fr/search/label/Da%20Hong%20Kong%20a%20Milano">l'ultima zingarata</a>, Kyrgyzstan, Tajikistan e quei pochi angoli di Afghanistan visitabili tranquillamente. Si da il caso però che Turkish Airlines abbia un bellissimo volo Parigi-Istanbul-Osh (Kyrgyzstan) a 570 neuri andata e ritorno. Vuoi vedere che se mi girano le balle mi sparo 4 settimane a fare trekking nelle montagne dell'Asia Centrale appena finisce l'inverno?<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaegfsZ0vF83AMfkJRjmv8x_UB3OEsMlcvGtbPCIQ5eYWbe-vR6sIoBIC2_uLLqdbvd-35qzR8C3HcVlsd2QNT0J44-06OQMNxZPXlmXtU_W0XTw0IpQSUtcqctYfvKsYT9bRRWrpLlRFY/s1600/canada-mountains-lakes.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhaegfsZ0vF83AMfkJRjmv8x_UB3OEsMlcvGtbPCIQ5eYWbe-vR6sIoBIC2_uLLqdbvd-35qzR8C3HcVlsd2QNT0J44-06OQMNxZPXlmXtU_W0XTw0IpQSUtcqctYfvKsYT9bRRWrpLlRFY/s320/canada-mountains-lakes.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Si si, voi andate pure a gnu iorc</td></tr>
</tbody></table>
</div>
Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-31404127139034344102012-11-30T06:06:00.000+01:002012-11-30T06:06:46.444+01:00Intanto comincio a twittare, poi magari torno a scrivere<div style="text-align: justify;">
Si si ci sono ancora, presto in arrivo novità e nel frattempo, dato che non avevo niente di meglio da fare, ecco pronto l'account di Twitter:<br />
<br />
<a href="https://twitter.com/Latitude_X"><b>https://twitter.com/Latitude_X<br /></b></a>
<br />
Per ora accontentatevi di 160 caratteri, che appena son caldo torno a sparare fiumi di vaccate.
Beeella!</div>
Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-61447741125586686002012-08-24T15:11:00.001+02:002012-08-24T15:14:49.640+02:00I viaggi della speranza<div style="text-align: justify;"><b>Milano, Italia (Km.32041).</b> Ed eccoci qui alla fine della <a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Da%20Hong%20Kong%20a%20Milano">zingarata 2012</a> dopo le ultime mille ore di viaggio da Tirana a Milano tra pullman-sauna del paleolitico e traghetti che partono un po' all'ora che gli pare a loro (ascoltate un cretino, NON prendere mai il Durazzo-Bari!) è l'ora di farsi qualche settimana di meritato riposo a casina.<br />
Vabbè quand'è che si riparte?<br />
Ovviamente presto. Destinazione <b>Vancouver, Canada</b>.<br />
<br />
<u><b><i>Un po' di statistiche</i></b></u><br />
- Giorni di viaggio: <b>129</b>.<br />
- Numero di tappe: <b>67</b>.<br />
- Paesi attraversati: <b>14 </b>(Hong Kong, Macao, Cina, Mongolia, Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Iran, Iraq, Turchia, Bulgaria, Macedonia, Albania, Italia)<br />
- Chilometri percorsi: <b>32041</b>.<br />
- Ore a bordo dei vari mezzi: <b>527 </b>(sono quasi 22 giorni 24/24!) di cui <b>231 </b>ore di treno, <b>186 </b>di pullman, <b>99</b> tra shared taxi, minibus, marshrutka e simili e <b>11 </b>di nave.<br />
- Ore spese nei vari posti di frontiera: <b>31</b>.<br />
- Tappa unica più lunga: Lanzhou-Urumqi (Cina), <b>1907 </b>km in <b>32 </b>ore di treno.<br />
- Attraversata più lunga con scalo: Pechino-Lanzhou-Urumqi (Cina), <b>3406 </b>km in <b>49 </b>ore di treno ed 1 ora di scalo.<br />
- Tratta più veloce in rapporto alla distanza: Shanghai-Pechino (Cina), <b>5,5</b> ore di treno per fare <b>1229 </b>km (ad una media di 223 km/h).<br />
- Temperatura minima: <b>-2°</b> ad ovest di Ulan Bator, Mongolia, 28 maggio 2012.<br />
- Temperatura massima: <b>+48°</b> a Bukhara, Uzbekistan, 2 luglio 2012.<br />
- Arresti rischiati:<b> 1</b> (Asghabat, Turkmenistan)<br />
- Oggetti smarriti o rubati: <b>3</b>, una camicia a Pechino (Cina), un iPod e un cellulare a Talas (Kazakistan)<br />
- Birre bevute: <b>innumerevoli </b>(di cui 0 in Turkmenistan, Iran ed Iraq!)<br />
- Destinazioni a cui ho dovuto rinunciare: <b>2</b> (Siberia e Tibet).<br />
- Destinazioni in cui non pianificavo di andare ma ci sono andato lo stesso: <b>4</b> (Iraq, Bulgaria, Macedonia, Albania).<br />
- Viaggiatori italiani incontrati prima della Turchia: <b>0.</b><br />
- Tratta più lunga senza incontrare occidentali: <b>7706 </b>km tra Pechino (Cina) e Tashkent (Uzbekistan).<br />
- Punto più settentrionale della zingarata: Astana, Kazakistan, <b>51°10' N</b>.<br />
- Punto più meridionale della zingarata: Macao, <b>22°10' N</b>.<br />
- Foto scattate: <b>4733.</b><br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvbU-F7z1rqbT8Y4Xeh0qL5MEKnj9yb2uHJ-pMpNCWF4acg9dadAR8m01YeMSk_D0ax8N4-hNaAO8jaTU8dD1whkEVBI_yEmcbMiCTLZGID5vs6qG4oHwI1Tk9UbwoaRlfUF_aQxpdDQ-Z/s1600/TRIP.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvbU-F7z1rqbT8Y4Xeh0qL5MEKnj9yb2uHJ-pMpNCWF4acg9dadAR8m01YeMSk_D0ax8N4-hNaAO8jaTU8dD1whkEVBI_yEmcbMiCTLZGID5vs6qG4oHwI1Tk9UbwoaRlfUF_aQxpdDQ-Z/s1600/TRIP.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="141" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvbU-F7z1rqbT8Y4Xeh0qL5MEKnj9yb2uHJ-pMpNCWF4acg9dadAR8m01YeMSk_D0ax8N4-hNaAO8jaTU8dD1whkEVBI_yEmcbMiCTLZGID5vs6qG4oHwI1Tk9UbwoaRlfUF_aQxpdDQ-Z/s400/TRIP.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La zingarata Hong Kong-Milano (clicca per ingrandire)<b><br />
</b></td></tr>
</tbody></table></div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-23057326568494638442012-08-22T14:36:00.000+02:002012-08-22T14:36:42.576+02:00Quattro paesi in quattro giorni<div style="text-align: justify;">Lasciata alle spalle la Turchia - la cui esplorazione approfondita è stata rimandata a zingarate future - e superato il fatidico <b>trentamillesimo chilometro</b> di viaggio, le ultime tappe della zingarata sono giocoforza un tour de force che dovrà essere più veloce ed indolore possibile, non solo per la stanchezza che inevitabilmente mi attanaglia, ma anche per lo scarso interesse verso i paesi che mi trovo ad attraversare: come può fregarmene qualcosa dei Balcani dopo aver attraversato <b>mezza Asia</b>? Magari in un altro contesto e in un altro viaggio... <br />
Ma c'è dell'altro: più ci si avvicina all'Europa e più la gente è <b>malcagata </b>senza contare che la qualità dei pullman per zingarare scende vertiginosamente mentre i prezzi schizzano alle stelle! Non va bene!<br />
Gli <b>sleeping bus Kazaki</b> o i VIP bus con pranzo incluso da 5 dollari a tratta in Iran sono solo un vago ricordo, qua non ci si muove per meno di 20/30 neuri su lamieroni abbastanza nuovi da non avere i finestrini che si aprono, ma abbastanza vecchi da avere l'aria condizionata rotta o quasi, con bambini che non stanno mai fermi o zitti, con gente che ti vuole scavallare il posto... ridatemi l'Asia!<u><i><b><br />
<br />
Bulgaria: bella, ma non bellissima</b></i></u></div><div style="text-align: justify;"><b>Sofia, Bulgaria (Km.30357). </b>Ci sono pochi paesi che così, solo a pensarci, mi mettono più tristezza della Bulgaria. Potrei citare forse la Bielorussia o la <b>Moldova</b>... no a pensarci bene la Bulgaria mi mette più tristezza.<br />
Onestamente, cosa ci si può aspettare dalla capitale di un paese famoso quasi esclusivamente per le <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Maggioranza_bulgara">elezioni farsa</a>? Beh infatti non mi aspettavo niente di che, innanzitutto perchè pare che i posti da vedere in Bulgaria siano altri (Mar Nero, Plovdiv...) e poi perchè in <b>24 ore</b>, metà delle quali passate a dormire per ripigliarsi almeno parzialmente da sti quattro mesi di viaggio, che idea si può fare uno del posto, soprattutto se il suddetto viene visitato di domenica con tutti i negozi chiusi e senza un'anima in giro e senza aver chiuso occhio tutta notte?<br />
E allora che ci sono venuto a fare qui, direte voi? Beh giovani, mica è colpa mia se <b>tra Istanbul e l'Albania</b> c'è anche Sofia!<br />
Ed è quindi per le suddette ragioni che la migrazione verso la tappa successiva - Skopje, capitale della <b>Macedonia </b>- è pressochè immediato.<u><i><b><br />
<br />
Macedonia: preferisco quella di frutta...</b></i></u></div><div style="text-align: justify;"><b>Skopje, Macedonia (Km.30589). </b>Non nego la mia ignoranza, ma a me i <b>Balcani </b>non hanno mai ispirato! Il paesaggio che si vede dai finestrini del mio pullman appena entrato in Macedonia offre brutte case, brutti boschi e brutte montagne. <br />
E poi c'è sta storia del nome ufficiale della Macedonia che alcuni chiamano <b>FYROM </b>(ovvero Former Yugoslavian Republic Of Macedonia) che mi infastidisce. Cioè, cazzo mi rappresenta sto FYROM? Questa dev'essere un'idea dei Greci per non confonderla con la <b>Macedonia Greca</b> (che non è un miscuglio di frutta a pezzi con l'aggiunta di olive e fichi) i quali, non si sa bene perchè, sostengono ancora che la Macedonia FYROM è in realtà roba loro... ma mollateli! Addirittura i greci gli han fatto cambiare <b>bandiera </b>a sti poveri cristi perchè sulla vecchia bandiera macedone era rappresentato il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sole_di_Vergina">Sole di Vergina</a>, simbolo della Macedonia greca ed ai mangiaolive questo non andava giù! Roba de matt!<br />
Skopje, la <b>capitale</b>, non è niente di che, forse mi ero abituato troppo bene in giro, ma la principale città del paese famoso per Madre Teresa (macedone di etnia albanese), Alessandro Magno, ma soprattutto per il Cobra <b>Darko Pancev</b>, è in realtà un grosso cantiere in cui stanno tirando su quantitativi spropositati di statue finto-antiche e palazzi in stile neoclassico dal dubbio gusto.<br />
Resisto al sonno ed al caldo per dare un'occhiata in giro, prima di svaccarmi definitivamente in branda: il pullman per Tirana, in Albania, partirà alle 6 del mattino dopo.<u><i><b><br />
<br />
Albania: si ok, a che ora parte il traghetto?</b></i></u></div><div style="text-align: justify;"><b>Tirana, Albania (Km.30903). </b>L'Albania è forse l'unico dei tre paesi che mi spiace non aver esplorato come si deve. Il paesaggio e la gente sono decisamente migliori delle <b>tappe precedenti</b>, mi spiace quindi che la mia unica tappa sia la capitale Tirana, un posto che non è decisamente il top del paese!<br />
E poi a Tirana c'era la <b>para-traghetto</b>, ovvero cercare di rimediare una nave/barca/gommone per ritornare in patria senza spendere una fortuna: inizialmente avevo puntato al comodo <b>Durazzo-Ancona</b>, ma questo parte una volta ogni due giorni ed io arrivo in quello sbagliato, l'alternativa è quindi Bari, in cui arriverei a mezzanotte per poi prendere da uno a tre treni a prezzi folli che mi avrebbero riportato in Padania.<br />
Per fortuna gli albanesi si rivelano dei randagi senza eguali e mi sparano sto pullman <b>Tirana-Milano</b> via Bari a 90 zeuri comprensivo di traghetto (solo il Bari-Milano in treno mi sarebbe costato 100!) per cui via, verso i <b>nebbiosi lidi milanesi</b>, da cui prevedo di schiodarmi presto. Molto presto.</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-57859776569113515422012-08-18T13:05:00.000+02:002012-08-18T13:05:00.554+02:00Ritorno alla civiltà<div style="text-align: justify;">Realizzo al momento di lasciare Erbil che rimanere oltre in <b>Iraq </b>non ha senso: i costi sono alti e la città di Duhok non è certo una meta così ambita, a meno di non organizzare escursioni nelle vicinanze che non avevo intenzione di fare in ogni caso, così decido di accettare l'offerta-che-non-si-può-rifiutare del nonno che gestisce la mafia degli <b>shared-taxi</b> di Erbil: 10 dollari in più (mecojoni!!!) per skippare a piè pari Duhok ed andare dritti al confine turco.<br />
<br />
Entrare in Turchia dall'<a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Iraq">Iraq</a> o comunque dal <b>Medio Oriente</b> è come essere in un mondo nuovo: strade larghe e perfettamente asfaltate, automobili che non cadono a pezzi, possibilità di mettersi finalmente i pantaloni corti, possibilità di <a href="http://latitude-x.blogspot.com/2012/08/non-so-voi-ma-me-il-ramadan-mette.html">pranzare in giro</a> senza doversi sentire dei criminali, cartelli scritti in un <b>alfabeto comprensibile</b>, ma soprattutto possibilità di bersi finalmente una cazzo di birretta gelida senza doversi rivolgere a degli spacciatori con una condanna a morte sulla testa (era un mese che non ne trovavo una, l'ultima era stata a <a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Tashkent">Tashkent</a>, una disgustosa <b>birra uzbeka</b> tiepida!).<br />
La cosa ha però anche i suoi contro: i prezzi folli! Da quando sono entrato nell'ex <b>Impero Ottomano</b>, mantenere il mio file excel con le spese non ha più senso, le Lire Turche escono a profusione e senza soluzione di continuità il che causa <b>turpiloqui </b>che non contribuiranno certo a spalancarmi le porte del Paradiso quando verrà la mia ora.<br />
L'ingresso in Turchia mi fa però anche capire una cosa, ovvero qual'è il lavoro da non fare mai assolutamente: l'<b>autotrasportatore internazionale</b>! Dalla frontiera turco-irachena, sul lato turco, si snodano infatti almeno 30km di camion in fila, roba che l'ultimo come minimo arriva in Iraq fra una settimana!<br />
Solidarietà ai camionisti a parte, arrivo a pezzi alla prima meta turca, <b>Goreme</b>, nella regione della Cappadocia (o K-Docia come i più fighi di noi amano chiamarla) dopo quasi 24 ore di viaggio, con 5 mezzi cambiati ed una frontiera attraversata e la voglia di esplorare la zona è <b>molto bassa</b>, nonostante le caratteristiche case e chiese costruite nelle curiose rocce della zona siano effettivamente molto belle, ma le batterie stanno a secco, così decido di dare un'occhiata al minimo indispensabile e migrare direttamente verso Istanbul dopo un paio di giorni.<br />
<br />
<b>Istanbul, Turchia (Km.29792).</b> Anche nell'ex Costantinopoli la solfa non cambia, energie a zero e soldi che escono che è un piacere (non certo per me), la visita è quindi limitata anche qui al minimo, giusto le classiche visite a <b>Santa Sofia</b>, Moschea Blu e Topkapi che sono giusto a 500 metri dal mio ostello con la proprietaria dalla risata più fastidiosa del mondo, dove pianifico ufficialmente le rimanenti tappe prima di rientrare in Padania: sveltine a Sofia (Bulgaria), <b>Skopije </b>(Macedonia) e Tirana (Albania), per poi rientrare in patria via nave e riposare in vista delle prossime imminenti partenze.</div><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKeIk4RgxF9BoQb-UAsSqWqR34-k_lBulRxEL81KZ3Fkcwyik9OXzdYjISDCy71998BT8AyIIjYumN0YD2M4R8knB1rsqVngXMJdx3JOLdCR1ZDexkKHHghhb9CwO1krHR8xQkBETWyq6D/s1600/TUR-ITA.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="186" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKeIk4RgxF9BoQb-UAsSqWqR34-k_lBulRxEL81KZ3Fkcwyik9OXzdYjISDCy71998BT8AyIIjYumN0YD2M4R8knB1rsqVngXMJdx3JOLdCR1ZDexkKHHghhb9CwO1krHR8xQkBETWyq6D/s400/TUR-ITA.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ultime, veloci tappe del viaggio</td></tr>
</tbody></table><br />
Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-31791002864058430562012-08-15T14:58:00.005+02:002012-08-15T15:42:35.978+02:00Non dite a mamma che sono in Iraq - Terza Parte. Ultimi giorni di randagismo<div style="text-align: justify;">Certo che qui in <b>Kurdistan </b>una mezza compagnia di trasporti pubblici la potrebbero anche fondare, così eviterei di dover prendere l'ennesimo shared taxi della <a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Da%20Hong%20Kong%20a%20Milano">zingarata Hong Kong-Milano</a> e potrei anche risparmiare un po' di soldini, invece niente, quando chiedo delucidazione su come raggiungere <b>Erbil</b>, la capitale regionale che qualcuno chiama anche Arbil o Irbil (ma nessuno Orbil o Urbil, per fortuna!) vengo subito spedito ad una stazione di taxi dove perlomeno riesco a trovare un furgoncino che mi porta a destinazione per <b>10.000 dinari</b> anzichè per i canonici 50.000 chiesti dai tassisti "normali".<br />
Ma un momento, non mi sono dimenticati qualcosa? Certo, non mi accerto del percorso! Insomma do i consigli ("<a href="http://latitude-x.blogspot.com/2012/08/non-dite-mamma-che-sono-in-iraq-prima.html">accertatevi di non finire a Kirkuk e a Mosul!</a>", dicevo) e poi sono il primo a non seguirli, infatti dopo un oretta di viaggio spunta il magico cartello: <b><span style="font-size: x-small;">WELCOME TO KIRKUK</span></b>. Oooops...</div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUgUYUr07MUkylAEPkH6OCSC_LMuiC1QT_Ib2V8NOlDsJPtOBv70km1hh_zr8eoh5DUDfqZw4vcdJMgEflBzq0WjJOXXlG0iMRw2PQcfch5eouvNG9Hf5869FnlJrbBBFygTdYohNtIdfR/s1600/024_kirkuk.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUgUYUr07MUkylAEPkH6OCSC_LMuiC1QT_Ib2V8NOlDsJPtOBv70km1hh_zr8eoh5DUDfqZw4vcdJMgEflBzq0WjJOXXlG0iMRw2PQcfch5eouvNG9Hf5869FnlJrbBBFygTdYohNtIdfR/s200/024_kirkuk.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Oooooops...</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">Comunque anche in questo caso <b>niente paura</b>: lo sconfinamento è solo una questione tecnica ed è inevitabile (la strada passa di lì!), Kirkuk la vedo solo da lontano e la gita nella "zona proibita" dura appena lo spazio di qualche chilometro, giusto il tempo di prendere il primo svincolo e rientrare nel ben più confortante<b> territorio Kurdo</b>, anche perchè nessuno all'interno di quell'auto aveva alcuna intenzione di andare a finire a Kirkuk, credetemi.<br />
Il posto di blocco sulla collina è il confine con l'<b>Iraq Arabo</b> e lo si capisce subito dalle uniformi dei soldati, che non vestono più con trasandate camicie verde/marrone - molte delle quali sono dei gentili omaggi della <b>US Army</b> - ma con le uniformi grigio-nere dell'esercito iracheno.<br />
Anche i soldati che guardano le spalle a quello che controlla i documenti non sono più dei tizi vestiti con la maglietta di <b>Messi del Barcellona</b> e le infradito, ma dei militari incazzosi con le classiche uniformi imbottite da battaglia viste in tanti servizi televisivi da Baghdad.<br />
Io, col mio visto valido solo per il Kurdistan, quel <b>posto di blocco</b> non lo potrei neanche superare, ma come già detto questi sono tutt'altro che impenetrabili e così eccomi dall'altra parte, in territorio arabo, con la città di <b>Kirkuk </b>- in cui per inciso c'era stato un attacco bomba solo qualche settimana prima - all'orizzonte. Ma non per molto.<b><br />
<br />
Erbil, Iraq (Km.27841).</b> Come al solito la prima cosa da fare appena messo piede in città è cercare di rimediare una branda ad un prezzo decente ed anche a sto giro è più facile a dirsi che a farsi, non tanto per l'assenza di brande, quanto perchè il prezzo migliore che riesco a strappare è per una singola a 25$ al <b>Lord City Hotel</b> nella piazza principale di Erbil, proprio di fronte alla cittadella (se volete il wi-fi chiedete una stanza che non sia all'ultimo piano!).</div><div style="text-align: justify;">Anche Erbil, come almeno altri 2 o 3 posti dove sono passato in precedenza, reclama di essere la località abitata continuativamente da più anni (si dice sia stata fondata intorno al 6000 a.C.) e l'attrattiva principale è <b>la Cittadella</b>, ovvero il nucleo composto dalla città vecchia, che al momento è completamente abbandonata, in quanto gli abitanti sono stati sfrattati qualche anno fa per dare la possibilità al governo di restaurare le case ormai fatiscienti.<br />
Al momento gli edifici della Cittadella sono quindi divisi in <b>due categorie</b>: "case diroccate" o "case in ristrutturazione" ed entrambe sono dichiarate off-limits da un poliziotto baffuto e cicciottello messo a guardia dell'ingresso. Inutile dire che la versione irachena del <b>Commissario Winchester </b>non mi scoraggia minimamente, quindi eccomi perso in men che non si dica in un labirinto di stradine da cui uscirò, salutando il perplesso tarchiatello, solo dopo un'oretta di esplorazione che lascia il posto a del meritato relax.<br />
<br />
</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD6ESNlgjXfjt3ZXtR-l_IzB-dHvstS24D1_uJ-sxURY4YJY7JC_n2FwAb7MpPGVX5LqYms3TVbPvTP3GY4lw7POPh-FylLqdV3oT0m8n9cRsM7HKS_HtQcB2c3sPBJW96mb1dMxMMP2z-/s1600/Erbil.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="175" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD6ESNlgjXfjt3ZXtR-l_IzB-dHvstS24D1_uJ-sxURY4YJY7JC_n2FwAb7MpPGVX5LqYms3TVbPvTP3GY4lw7POPh-FylLqdV3oT0m8n9cRsM7HKS_HtQcB2c3sPBJW96mb1dMxMMP2z-/s320/Erbil.png" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Cittadella di Erbil dall'alto.</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;"><br />
</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-49268733078671176162012-08-11T17:08:00.001+02:002012-08-11T17:54:35.288+02:00Non dite a mamma che sono in Iraq - Seconda Parte. L'arrivo<div style="text-align: justify;">L'Iraq - kurdo o arabo che sia - non è certo una delle mete più gettonate del <b>turismo di massa</b> degli ultimi decenni. Tre guerre in trent'anni (<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_Iran-Iraq">Guerra Iran-Iraq</a>, <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Golfo">Guerra del Golfo</a> ed <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_in_Iraq">invasione americana del 2003</a>) hanno allontanato anche i randagi più incalliti, ecco perchè trovare informazioni su dove andare, come muoversi e <b>dove alloggiare</b> è più difficile del solito ed ecco anche perchè in questa occasione, oltre a scrivere le mie solite cazzate, aggiungerò anche delle <b>info utili</b> raccolte sul campo. Persino la Lonely Planet dell'Iraq, pur esistendo, è del tutto inutile: fondamentalmente parla di quanto sarebbe bello visitare le rovine di <b>Babilonia </b>o le moschee di Najaf se non fosse che rischiereste di venire rapiti od ammazzati ad ogni sospiro e persino il <b>Kurdistan </b>viene liquidato in un paio di paginette scritte leggendo resoconti su internet giusto per riempire qualche riga.<br />
<br />
<i>E alura ghe pensi mi</i> - come dicono dalle mie parti – a cercare di fare un po' di luce sulla situescion.<br />
<br />
Dunque, tanto per cominciare, provenendo da Tehran, la prima tappa è giocoforza la città di <b>Sanandaj</b>, a circa 7 ore di bus ad ovest della capitale, nel Kurdistan Iraniano. Ci si arriva partendo in mattinata dalla Stazione Ovest dei bus di Tehran, mentre l'unico bus per l'Iraq parte da Sanandaj alle 7.30 del mattino seguente (per info il n. iraniano è 09121820723) per la folle cifra di <b>270.000 Rial</b> (14 dollaronzi).<br />
I 130 chilometri che mi separano da Marivan, la città ad un tiro di sputo dal confine iracheno, passano con una lentezza esorbitante attraverso <b>stradine di montagna</b> in cui il nostro lamierone non può certo fare miracoli, fortunatamente però le formalità doganali si rivelano fulminee, decisamente la frontiera più veloce che abbia attraversato in <a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Da%20Hong%20Kong%20a%20Milano">questo viaggio</a>: gli iraniani stavolta mi risparmiano <a href="http://latitude-x.blogspot.com/2012/07/iran-ma-non-e-pericoloso-prima-parte.html">ore di perquise inutili</a> e mi piazzano un bello stampo di uscita in <b>20 secondi netti</b>, mentre gli iracheni ci mettono giusto un po' di più solo perchè becco l'unico poliziotto iracheno che sa parlare italiano, essendosi rifugiato a <b>Perugia </b>durante la guerra.<br />
<br />
E qui i casi sono due:<br />
O il nostro <b>Alì Babà</b> era il fornitore ufficiale di bamba di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Meredith_Kercher">Amanda Knox e Rudi Guedè</a> e, vista la situazione bollente, ha preferito una vita da sbirro in Iraq ad una da carcerato in Italia (guardacaso è tornato proprio 5 anni fa...)<br />
oppure<br />
Vivere in Italia è così una merda che si sta meglio in <b>Iraq</b>.<br />
<br />
Comunque sia, nel giro di cinque minuti vengo omaggiato a titolo assolutamente gratuito di un bellissimo stampo della <b>Republic of Iraq</b>, valido per 15 giorni e solo per la regione del Kurdistan (non ci provate ad andare a Baghdad con quello! Anzi, non ci provate ad andare a Baghdad in ogni caso!)<br />
<br />
<b>Sulaymaniyah, Iraq (Km.27630). </b>I tassinari iracheni devono avere uno strano concetto di "economico", visto che quando chiedo ad uno di loro di portarmi in un "cheap hotel" questo mi molla davanti al "Palace" da 95$ a notte, una cifra che non rientra esattamete nel <b>budget giornaliero</b>, mi tocca quindi una rapida investigazione nei dintorni alla ricerca di qualcosa di più abbordabile, la quale conferma i miei timori della vigilia: questo non è un posto a buon mercato.<br />
Di ostelli ovviamente non v'è nemmeno l'ombra (e non potrebbe essere altrimenti) e la branda meno dispendiosa che riesco a rimediare è al <b>Chrakhan Hotel</b> di Salim Street che mi offre una doppia con balcone, aria condizionata, tv, frigorifero e internet veloce a 25.000 dinari a notte (20 dollari) che se vogliamo è niente, ma che basta a sputtanarmi il monte spese giornaliero, assieme ai prezzi pazzi applicati dai tassinari, che non ti fanno nemmeno salire in macchina per meno di <b>3000 dinari</b> (2,5$)... i tempi della cuccagna <a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Iran">iraniana</a> sono decisamente finiti!<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnyTv0uzNhwJuFSGpD5DWPbx6r06U_ex5KcV_quGkO7gb5Vrj-yuw8WLL4eoOTCeYtBRjioQlPTAa7_MNFxcFhDIf89gjGrI_a7mMHOFiDvweCd4vHT1q2W6FG4VycINJT5TpP9Ug-D1FE/s1600/places-sulaymaniyah.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnyTv0uzNhwJuFSGpD5DWPbx6r06U_ex5KcV_quGkO7gb5Vrj-yuw8WLL4eoOTCeYtBRjioQlPTAa7_MNFxcFhDIf89gjGrI_a7mMHOFiDvweCd4vHT1q2W6FG4VycINJT5TpP9Ug-D1FE/s200/places-sulaymaniyah.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il cortile del Red Intelligence Museum<br />
(Photo by Miroslaw Gorecki da internet)</td></tr>
</tbody></table>Girando per le strade di <b>Sulaymaniyah </b>si fa comunque parecchia fatica a credere di essere nello stesso paese visto tante volte in tv per i motivi che tutti sappiamo e non solo perchè la situazione è assolutamente tranquilla, ma soprattutto per una questione ambientale: strade larghe e pulite, palazzi relativamente in ordine, gente cortese, assenza quasi totale di militari, se si escludono quelli a guardia dei palazzi più importanti, come quello che ospita forse la maggior attrattiva del luogo, l'<b>Amna Suraka Museum</b> (o Red Intelligence Museum), il tetro ex quartier generale del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ba%27ath#Il_Ba.CA.BFth_in_Iraq">Ba'ath</a> - il partito di Saddam Hussein - ai tempi adibito anche a prigione dove i kurdi venivano regolarmente imprigionati, torturati ed uccisi.<br />
Ovviamente con la sfiga che ho, arrivo proprio di venerdi - che equivale alla nostra domenica - ed il museo e tutto l'ambaradan sono chiusi, anche se non faccio una gran fatica a convincere lo <b>scorbutico soldato</b> di guardia a farmi fare un giretto perlomeno nel cortile ed all'interno degli edifici per scattare qualche foto.<br />
Nel pomeriggio mi muovo verso <b>Erbil</b>, la capitale del Kurdistan Iracheno.<br />
<i>(...Continua...)</i><br />
<br />
Per maggiori info e news: </div><div style="text-align: justify;">[<a href="http://www.traveliraqikurdistan.com/home/welcome/">Travel Iraqi Kurdistan</a>]<br />
[<a href="http://www.lonelyplanet.com/iraq/forum">Thorn Tree Iraq</a>]<br />
<br />
</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-85434813641601460412012-08-10T10:26:00.000+02:002012-08-10T10:26:28.563+02:00Non dite a mamma che sono in Iraq - Prima Parte. Introduzione<div style="text-align: justify;">Chissà perchè ogni volta che ho letto dei post sul <b>Kurdistan Iracheno</b> sui vari blog, il titolo era sempre un'esortazione a non comunicare al parentado stretto la propria ubicazione dal nome altisonante. Siccome amo rispettare le tradizioni, ecco che ripropongo la medesima tematica.<br />
Ma veniamo al sodo.<br />
<br />
<b><i><u>Perchè non è follia attraversare il Kurdistan Iracheno</u></i></b><br />
No, non mi sono bevuto il cervello, fare una capatina in <b>Iraq </b>anche senza un kalashnikov come bagaglio a mano e senza rischiare di venire deflagrati da un attacco suicida è possibile, tutto sta nello scegliere la location adatta: scordatevi dunque posti come <b>Baghdad e Nassirya</b> dove le possibilità che vi accada qualche spiacevole inconveniente - tipo morire - è molto vicina al 100% e scegliete la ridente Regione Autonoma del Kurdistan, una striscia di terra che si estende nel nord dell'Iraq, tra il confine iraniano e quello turco.<br />
Perchè il <b>Kurdistan </b>è l'unico posto attraversabile di tutto il paese è presto detto: avete presente quel simpaticone di Saddam Hussein? Ecco, <b>Saddam Hussein</b> era una specie di Hitler per i kurdi. Per lui il Kurdistan era un bellissimo parco giochi dove sperimentare armi chimiche e porcherie simili, non deve quindi stupire che i kurdi siano l'unica etnia che ha visto <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_in_Iraq">l'invasione americana in Iraq del 2003</a> - con la conseguente frettolosa impiccagione del loro <b>baffuto tiranno</b> - come una liberazione e di conseguenza ogni occidentale è a dir poco il benvenuto da queste parti.<br />
A questo si aggiunge il fatto che il Kurdistan è si Iraq, ma ha un'autonomia tale che di fatto è come se fosse uno stato indipendente, con un <b>proprio governo</b> ed un proprio esercito che pattuglia il confine col resto dell'Iraq, il quale non è pericoloso solo per noi musi bianchi, ma lo è anche per gli stessi kurdi.<br />
<br />
<b><i><u>Regole basilari per non finire nei guai nel Kurdistan Iracheno</u></i></b><br />
1) Il Kurdistan è si una regione con una piena autonomia da Baghdad, ma è pur sempre Iraq. Controllate che la situazione sia <b>sotto controllo</b> prima di entrare.<br />
2) Se vi viene la tentazione di fare trekking sulle montagne al confine con l'Iran, lasciate perdere: il rischio di attraversare accidentalmente la frontiera è molto alto e credo che nessuno di voi voglia fare la fine dei famosi <b>turisti americani</b> arrestati dalla polizia iraniana per aver fatto questo stupido errore e che si trovano tutt'ora - a distanza di anni - a marcire in qualche galera della Persia.<br />
3) Rimanete nei confini del Kurdistan. I <b>checkpoint dell'esercito</b> che separano l'Iraq kurdo da quello arabo non sono certo un esempio di impenetrabilità e si narra di parecchia gente che - più o meno volontariamente - si è trovata a sperimentare l'ebbrezza di giretti in zone tutt'altro che sicure.<br />
4) Accertatevi sempre del percorso effettuato da shared taxi ed autobus prima di prenderli: molto spesso infatti questi sconfinano in zone arabe, soprattutto nelle città di <b>Kirkuk e Mosul</b>, due allegri posticini dove – credetemi – non è il caso di finire.<br />
<i>(...Continua...)</i><br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlPw1sKaHn9jkpGDTa7gPaJWJPLkHGsFFDk-nRH48LlCvX2QQy5g4jT81OxeukNUz1VDoJ3HbtMr8o-JPUC7xh90ydYbOulajeAqzr7-DTaWgj5F8kfxFNueftkYRo-Va2HJm9mDoEzwp_/s1600/new-map-may-wiki.png" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="286" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlPw1sKaHn9jkpGDTa7gPaJWJPLkHGsFFDk-nRH48LlCvX2QQy5g4jT81OxeukNUz1VDoJ3HbtMr8o-JPUC7xh90ydYbOulajeAqzr7-DTaWgj5F8kfxFNueftkYRo-Va2HJm9mDoEzwp_/s320/new-map-may-wiki.png" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I confini del Kurdistan Iracheno</td></tr>
</tbody></table><br />
</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-76982065499530984172012-08-09T18:53:00.000+02:002012-08-09T19:13:55.351+02:00Se Tehran avesse lu mari sarebbe una piccola Bari<div style="text-align: justify;"><b>Tehran, Iran (Km.26863).</b> L'arrivo nella fantomatica capitale mondiale del terrore si rivela piuttosto blando in termini di emozioni: Tehran è brutta, sporca, caotica e rumorosa, mentre l'unico terrore che può derivare da questo luogo è quello che si prova mentre si attraversa la strada: avevo già accennato alla <a href="http://latitude-x.blogspot.com/2012/07/iran-ma-non-e-pericoloso-prima-parte.html">spericolatezza degli iraniani</a> al volante, ma qui si esagera! <br />
Strade larghe, traffico impazzito, motorini che sbucano ovunque, autobus che procedono <b>contromano </b>e nessuno – dico nessuno! - che mai si fermerà per farvi passare (l'unica volta che è capitato, il tipo che si è fermato è stato tamponato e a momenti per il rinculo mi stirava la coreana con la<b> faccia rotonda</b> conosciuta a Shiraz!).<br />
Come fare dunque per non essere piallati come delle <b>assi di mogano</b> ad ogni incrocio? In realtà il trucco è semplice: aspettare il momento giusto è inutile (non è MAI il momento giusto) quindi dovete solo buttarvi, camminare, <b>non esitare</b> e non fermarvi mai. Come per magia tutti i veicoli troveranno il modo di evitarvi e voi vi ritroverete incolumi dall'altro lato della strada. Se proprio non ce la fate a <b>buttarvi alla cieca</b> in mezzo ad un fiume di autoveicoli, aspettate che un local attraversi la strada e seguitelo passo passo.<br />
A parte queste esperienze di quasi-morte, <b>Tehran </b>ha poco da offrire per essere una capitale, giusto qualche museo, un paio di monumenti di dubbio gusto, un grosso bazaar, una manciata delle solite moschee che ormai mi escono dalle orecchie... ed i murales...<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKbg1ADLhqubRZtRJ9gNwYJJS_uk-yW5_v6fPdMsNZrKHlVbKhvoh6Ci83eeyXxB9ZOryZTzb2Tp938Fi-eTPZ4pfMOUIzG8rHDnf0lwOO2RW1Ayj8gnesw3gFchfPw1ma5H-G7G9uH0tx/s1600/4655402121_0d039f302f_z.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKbg1ADLhqubRZtRJ9gNwYJJS_uk-yW5_v6fPdMsNZrKHlVbKhvoh6Ci83eeyXxB9ZOryZTzb2Tp938Fi-eTPZ4pfMOUIzG8rHDnf0lwOO2RW1Ayj8gnesw3gFchfPw1ma5H-G7G9uH0tx/s200/4655402121_0d039f302f_z.jpg" width="129" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Uno dei murales più<br />
famosi di Tehran<br />
(da internet)</td></tr>
</tbody></table>Si, in realtà i <b>murales di Tehran</b> sono l'unica cosa che mi ha trattenuto dal prendere il primo bus per lasciare la città la mattina dopo il mio arrivo: i più numerosi sono quelli dedicati ai “martiri” delle varie guerre (soprattutto la <b>guerra con l'Iraq</b> degli anni '80), ci sono poi quelli puramente decorativi, quelli dedicati all'immancabile Ayatollah/Imam Khomeini e soprattutto – i più interessanti – quelli <b>anti-americani</b>, che si concentrano soprattutto attorno all'ex ambasciata yankee di Taleqani Street, un concentrato di <i>“Abbasso gli USA”</i>, Statue della Libertà con la faccia da teschio ed altre maledizioni ai diavoli a stelle e striscie in lingue ed alfabeti a me sconosciuti.<br />
C'è persino un murales dedicato alla <b>Madonna col Bambinello</b> (si, a Tehran!) che ci tenevo a fotografare, ma il fatto che fosse in una zona periferica difficilmente raggiungibile me l'ha fatto saltare, obbligandomi a ritornare anzitempo nella squallida <b>Mellat </b>– il postaccio dove ho preso alloggio – un quartiere intero in cui le uniche attività commerciali sono rivendite di ricambi per auto e morire se si riesce a trovare uno stronzo che ti vende una boccia d'acqua.<br />
Per cui adieu Tehran, dubito che mi mancherai... </div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-78321810876026227422012-08-06T12:07:00.001+02:002012-08-09T19:11:07.848+02:00Speed-dating is not a crime<div style="text-align: justify;">No, non è vero, lo speed-dating (e non solo quello) è un crimine eccome in Iran. Ma andiamo con ordine.<br />
Come avevo accennato qualche post fa, la storia recente dell'Iran ha avuto come evento principale il cambio al potere tra lo Scià (il re) ed il <b>regime islamico</b> avvenuto nel 1979.<br />
Lo Scià non era certo un santo, pure lui reprimeva ed ammazzava i suoi stessi concittadini rei di andargli contro, ma, come dice il mio nuovo amico P. di Yazd, <i>“con lo Scià si stava male, ma ora si sta peggio”</i>.<br />
Fu l'Ayatollah Khomeini a fondare la prima Repubblica Islamica della storia e ad imporre la <b>legge coranica</b>, o perlomeno la versione della legge coranica approvata dai suoi Mullah, la quale – lungi dall'essere un esempio di democrazia - reintrodusse per esempio l'uso dell'<b>Hejab </b>(il velo) per le donne ed un'altra serie di assurdità di cui elenco quelle che mi sono giunte all'orecchio:<br />
<br />
1) Le donne devono indossare l'Hejab in pubblico e possono toglierlo solo in presenza del marito o parenti stretti: questa in realtà è la legge più soft. Ok, tutte le donne a cui ho parlato in Iran <b>odiano il velo</b>, ma pure noi maschietti non è che possiamo andare in giro col tarello di fuori, quindi braghe lunghe, capelli corti e via andare! <br />
2) Un uomo ed una donna non possono presentarsi insieme in pubblico a meno che non siano <b>sposati o parenti stretti</b>: la gente con cui ho parlato mi racconta che farsi sorprendere da un poliziotto in compagnia di “un'amica” non è proprio il massimo (qua chiamano ”amica” anche una donna con cui si ha una relazione ma non è tua moglie). Persino la pizza che siamo andati a mangiarci nel miglior <b>ristorante italiano</b> di Mashhad (figuriamoci gli altri!) era illegale: la nostra tremenda colpa era quella di essere riuniti in luogo pubblico pur non essendo sposati. La pena? Un mese di prigione, <b>qualche frustata</b> oppure una forte multa a seconda dell'umore del giudice.<br />
3) Gli autobus sono divisi in due parti: uomini davanti e donne dietro. Nelle <b>metropolitane </b>invece le donne possono scegliere se stare in un paio di vagoni a loro riservati ed off-limits per i maschietti oppure andare nei vagoni misti.<br />
4) E'illegale vendere, bere o possedere alcolici: persino in altri paesi fortemente islamici come l'<b>Arabia Saudita</b> pare sia possibile rimediare una cazzo di birretta senza rischiare le frustate, qui no. Niente paura comunque ubriaconi, le distillerie clandestine abbondano, assieme ai <b>contrabbandieri </b>che contribuiscono ad animare le feste di noi gggiovani.<br />
5) Apppproposito di feste: non ci sono <b>locali notturni</b>. Nemmeno uno, in tutto l'Iran! I festini si fanno in casa di amici.<br />
6) Non ci si può dare appuntamento su internet, il quale tra l'altro – inutile sottolinearlo – è fortemente censurato (niente feisbuc, niente tuitter, persino niente corriere.it!). Anche qui comunque niente paura: tutti, ma proprio tutti, inclusi gli internet cafè, sono dotati di connessioni a <b>server proxy</b> per fare il cazzo che si vuole, basta non farsi sgamare cosa che, se succedesse, sarebbe un'aggravante nel caso di imputazioni più serie.<br />
7) Non si può abbandonare la fede islamica, pena: l'impiccagione. Attenzione però, questo non vuol dire che non si possa professare un'altra religione: ci sono infatti minoranze <b>cristiane</b>, zoroastriane* e persino ebraiche in Iran, sebbene non abbiano certo vita facile. Questo mi ricorda l'ironia della rivista strategicamente piazzata sul tavolino della sala d'attesa dell'ambasciata iraniana a <a href="http://latitude-x.blogspot.com/search/label/Tashkent">Tashkent</a>, che mostrava in copertina la foto di un cardinale che dice messa con sotto il titolo <i>“Iran: un paese dove c'è libertà di religione”</i>. Più o meno...<br />
La maggior parte della gente comunque dichiara di essere <b>musulmana </b>pur senza essere credente, solo per evitare problemi inutili. L'<b>ateismo </b>è un'idea del tutto inconcepibile in Iran. <br />
8) Vietatissime ovviamente le manifestazioni di piazza. Mi racconta A., un tizio conosciuto a Shiraz e sedicente attivista per la democrazia in Iran, di come rischia seriamente di essere scoperto e di conseguenza <b>appeso come un pollo</b> ad una gru ogni volta che partecipa ad una protesta.<br />
9) Nessun uomo può ottenere il passaporto e quindi lasciare il paese senza aver prima svolto due anni di <b>servizio militare</b>, a meno di non oliare certi meccanismi con il vecchio metodo della corruzione.<br />
10) Attenti a quello che dite alle guide turistiche. Queste periodicamente hanno l'obbligo di riportare <i>chi-ha-detto-cosa</i> alla polizia, rendendo potenzialmente tedioso il rilascio di un <b>successivo visto</b> o di un'estensione del medesimo.<br />
<br />
Queste ed altre limitazioni contribuiscono sia a rendere impopolare l'Iran (o meglio il suo governo), sia ad esasperare la gente - soprattutto i giovani - i quali giustamente non ne possono più delle <b>cazzate da medioevo</b> dei <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Mullah">Mullah</a> e vorrebbero veder spazzata via tutta la merda che li governa, alcuni addirittura auspicando la guerra tanto minacciata da americani ed israeliani, mentre i più assennati capiscono che quest'ultima non porterebbe nient'altro che <b>distruzione </b>e l'unica via è cercare di lavare i panni sporchi in casa propria in qualche modo.<br />
<br />
Ci sono però alcune leggende da sfatare, soprattutto sulle donne, le quali sono generalmente <b>molto rispettate</b>, non vengono segregate come coi talebani in Afghanistan ed hanno libertà quali il voto, la guida, lo studio ed il divorzio che molte loro “colleghe” di altri paesi per esempio si sognano, senza contare che in casa comandano decisamente loro. Addirittura in molte famiglie pare che la <b>donna lavoratrice</b> tenga per sè l'intero stipendio, mentre i bisogni della famiglia siano esclusivamente a carico del marito. Insomma come vedete il governo iraniano non è sessista, rompe le palle a tutti indistintamente.<br />
Negli ultimi anni ci sono poi state piccole conquiste, come per esempio l'innalzamento dell'<b>età per il matrimonio</b> (subito dopo la rivoluzione una donna poteva sposarsi a 9 anni, ora è a 13, anche se onestamente non ho mai visto mocciose maritate), il posizionamento del velo (ora si possono mostrare un po' di capelli, prima no), la possibilità di tenersi la mano in pubblico col proprio marito (fino a qualche anno fa era vietato) e l'abolizione della <b>lapidazione </b>per le adultere (non che ora facciano loro i complimenti, però...); cose che possono sembrare cazzate da niente, ma in realtà dimostrano che qualche piccola conquista la si può ottenere anche senza ricevere una pioggia di <b>bombe al fosforo</b> sulla testa.<br />
Quindi per concludere, ok che secondo il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_islamico">calendario islamico</a> siamo nel 1391 ed i governanti iraniani pensano di essere ancora nel medioevo, ma la realtà dei fatti è che siamo nel <b>2012 </b>e queste psicopatie dovranno giocoforza finire presto. Con le buone o con le cattive. <br />
<br />
<span style="font-size: x-small;"><i>*Zoroastrismo: la religione più seguita in Iran prima dell'avvento dell'Islam. Fondamentalmente erano adoratori del fuoco</i></span></div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-54548572803959408972012-08-05T09:30:00.021+02:002012-08-09T19:11:07.849+02:00Non so a voi, ma a me il Ramadan mette appetito...<div style="text-align: justify;">Ormai ne ho la certezza: il tempismo non è e non è mai stato il mio forte. L'ultima conferma viene da questa <b>zingarata iraniana</b> effettuata nel non proprio idilliaco periodo tra luglio e agosto, non solo per il caldo, ma soprattutto per il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ramadan">Ramadan</a> - il mese sacro dei musulmani – che in un posto che si definisce “Repubblica Islamica” si suppone sia rispettato piuttosto rigorosamente.<br />
<br />
La cosa all'inizio mi aveva fatto prendere piuttosto male in quanto - nel caso non lo sappiate – durante il Ramadan è proibito bere, mangiare, fumare e <b>fornicare come conigli</b> dall'alba al tramonto e, sebbene i due ultimi punti non costituiscano un problema, i primi due possono generare grattacapi, soprattutto per uno come me che non è famoso per le<b> riserve di ciccia</b> e che necessita un nutrimento costante manco fossi un neonato.<br />
<br />
Fortunatamente, come recita un vecchio adagio, ad ogni problema corrisponde una soluzione, ecco quindi come sopravvivere al <b>Ramadan </b>in uno dei paesi più influenzati dall'islamismo sulla faccia della terra. <br />
Cominciamo subito col dire una cosa: almeno la metà della popolazione se ne batte altamente le balle del digiuno e l'unica noia che un'occidentale potrebbe avere nel caso fosse sgamato a divorare piatti di <b>Polow con Khoresht</b> prima delle 20.30 è un timido cazziatone da parte di qualche nonno vecchio stile, che potrete amabilmente mandare a cagare facendogli notare che il Ramadan è per i <b>musulmani </b>e che voi non lo siete e nemmeno volete diventarlo.<br />
Tuttavia va considerata una basilare regola di rispetto, ovvero che mangiare in faccia a qualcuno che sta digiunando non è propriamente carino, ed ecco così che nascono i <b>ristoranti anti-sgamo</b>: se in Iran, durante il Ramadan, vedete un ristorante con i vetri ricoperti da fogli di giornale, non vuol dire che stanno ridipingendo i muri, ma che vogliono solo nascondere il fatto che all'interno vi si cela una mandria di <b>famelici divoratori</b> di qualsivoglia pietanza.<br />
Un'altra opzione consiste nell'esplorare i vicoli più imboscati alla ricerca di un venditore di fregnacce clandestine, come quello che abbiamo trovato vicino al <b>bazaar di Shiraz</b>, un nonno oppiomane dallo sguardo circospetto, manco stesse smazzando dosi di eroina davanti ad una scuola elementare.<br />
<br />
<i>"Nooonno, sai il culo che ti fa la madama se ti sgama a spacciare i panini con le polpettine di ceci in pieno giorno durante il Ramadan?</i>"<br />
<br />
Ed in effetti il nonno rischia seriamente <b>un paio di dozzine di scudisciate</b>, o più probabilmente una fornitura massiccia e gratuita di panini con le polpettine di ceci a tutta la caserma degli sbirri.<br />
In ogni caso niente paura, i vostri stomaci affamati non soffriranno il Ramadan, alla facciazza dell'Ayatollah Khomeini, dei <b>Mullah </b>e della Repubblica Islamica.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiEMmliizTvN1bNUG2qDYiXQqrFKsqyEFPGtnKqrFvZbWtKdaqrOiILlIzHBvHdYB9d8wfE5SBx0Jfai9QBacRdib-fODZnkoVCGOl294umr3OZFDWboSzuPlyNvd8aWAIwLrZMG21ScgN/s1600/IMG_1891.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiEMmliizTvN1bNUG2qDYiXQqrFKsqyEFPGtnKqrFvZbWtKdaqrOiILlIzHBvHdYB9d8wfE5SBx0Jfai9QBacRdib-fODZnkoVCGOl294umr3OZFDWboSzuPlyNvd8aWAIwLrZMG21ScgN/s1600/IMG_1891.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiEMmliizTvN1bNUG2qDYiXQqrFKsqyEFPGtnKqrFvZbWtKdaqrOiILlIzHBvHdYB9d8wfE5SBx0Jfai9QBacRdib-fODZnkoVCGOl294umr3OZFDWboSzuPlyNvd8aWAIwLrZMG21ScgN/s320/IMG_1891.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dai belo questo mio vicolo no tuo vicolo, ja tanto che tu viene qui rompere<br />
me cojone... tu da me 20, io da te polpetina, se tu da me 25 io fasho te ajunta di pomodore ah?</td></tr>
</tbody></table></div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-4256412850782748512012-08-03T14:18:00.002+02:002012-08-09T19:11:07.849+02:00Lavùra tut el dì e 'l pistola sun semper mi<div style="text-align: justify;"><b>Shiraz, Iran (Km.25864).</b> Quando lasciai senza rimpianti i meravigliosi lidi (?) del lavoro impiegatizio milanese anni orsono, mai avrei pensato di ritornare in un ufficio ad eseguire il medesimo mestiere... in Iran.<br />
Ma cominciamo dall'inizio: riuscire a defilarsi per <b>30 secondi filati</b> dal proprio host iraniano in modo da riuscire a contattare qualcuno da cui farsi ospitare nella città successiva si rivela molto spesso difficile ed è così che, al momento di lasciare la città di <b>Yazd </b>- storico centro nel mezzo del deserto - in direzione Shiraz, mi ritrovo senza alcun numero da contattare per scrocchignolare una branda e scambiare le solite chiacchiere coi simpatici locals.<br />
Poco male – mi dico – vorrà dire che a sto giro mi tocca andare in ostello e per l'occasione scelgo di puntare a quello che la Lonely Planet descrive come un <b>tetro bivacco</b> di pellegrini rigorosamente maschi in cui però non si dovrebbero spendere più di 2-3 dollari a notte.<br />
Arrivato a destinazione ovviamente dell'ostello sopracitato non v'è <b>nemmeno l'ombra</b>, alchè vengo intercettato da A., un simpatico giovincello locale che <i>me lo fa vedere luuuuuui</i> un buon ostello.<br />
<br />
Lo seguo e già nella mia mente piena di <b>preconcetti </b>ereditati del resto dell'Asia (se qualcuno ti tira in mezzo al 99% vuole venderti qualcosa) sto pensando a come levarmelo dai piedi, soprattutto quando mi dice che è una guida turistica, facendo quindi scattare l'<i>”allarme-asciugo”</i>.<br />
In realtà l'aiuto del simpatico amico è del tutto disinteressato, vengo così alloggiato in quello che è probabilmente l'ostello più pettinato di tutto l'Iran dove il piano era di passare <b>un paio di giorni</b> per vedere le quattro fregnacce della città e le rovine di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Persepoli">Persepoli</a> nelle vicinanze. <br />
Purtroppo per i miei piani però commetto l'errore di confessare al capo della baracca che in un passato remoto ho avuto a che fare con <b>siti web</b> ed affini il che, unito al fatto che sono l'unico italiano che abbia mai incontrato a saper esprimere un concetto in lingua inglese che va al di la di <i>“de pen is on de teibol”</i>, fa scattare la<b> proposta indecente</b>: ingaggiare la mia persona per 2-3 giorni in cambio di vitto, alloggio ed una manciata di dollari americani in cambio della traduzione in italiano del loro sito web più la revisione dei disastrati testi del sito di un altro suo <b>business turistico</b>.<br />
Nonostante il fatto che per la cifra offertami - in qualsiasi altra parte del mondo - non avrei nemmeno accettato di puntare la sveglia al mattino e nonostante sia in <b>ritardo clamoroso</b> sulla tabella di marcia verso il rientro a casa, previsto in teoria per metà agosto (seee, come no!) decido che la cosa si può fare per le seguenti ragioni:<br />
<br />
1) Il rientro al 15 agosto era strettamente legato ad una <b>questione economica</b>. Il fatto di poter rimanere a Shiraz qualche giorno in più a costo zero, venendo in più pagato per il disturbo, è un buon motivo per posticipare il rientro nella lugubre Padania.<br />
2) I soldi, per quanto pochi, mi permettono di coprire le spese di almeno <b>due settimane</b> in un posto come l'Iran, il quale non è esattamente il paese più dispendioso della terra, soprattutto se si considera l'abbattimento a zero dei costi di accomodation (scroccata) e birra (proibitissimissima).<br />
3) L'ostello è bello e pullula di <b>giovinastri amichevoli</b> di ogni nazionalità per cui ci rimango volentieri.<br />
<br />
Certo che ritornare a fare un qualsiasi lavoro a <b>4 mesi</b> di distanza dall'ultimo svolto è una mazzata, tornare in un ufficio per fare più o meno quello che con tanta gioia avevo abbandonato è poi ancora peggio, ma ehi, oggi ho già finito ed è quindi ora di schiodarsi verso la prossima tappa: <b>Esfahan</b>.</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-13629458096742773062012-08-01T07:59:00.000+02:002012-08-09T19:11:07.850+02:00Iran! (Ma non è pericoloso?) - Seconda parte<div style="text-align: justify;">Subito dopo la <a href="http://latitude-x.blogspot.com/2012/07/iran-ma-non-e-pericoloso-prima-parte.html">visita “proibita”</a> all'Holy Shrine, H. decide di portarmi in gita a <b>Neishabur</b>, un posto ad un centinaio di chilometri da Mashhad di cui voglio raccontare non tanto le dubbie bellezze (ci sono un paio di tombe di poeti e/o artisti a me sconosciuti e di cui non me ne poteva fregare di meno), quanto per dare un esempio di come l'Iran ha il potere di resettare il concetto stesso di ospitalità: il mio nuovo amico - sempre tramite Couchsurfing.org – contatta un <b>tipo a caso</b>, ovviamente mai visto prima, per chiedergli di scorrazzarci in giro per Neishabud, perchè noi non siamo del posto e non sappiamo come muoverci. <br />
<br />
Bene, immaginatevi la scena: voi siete spaparanzati sul divano a grattarvi i maroni davanti a <b>Maria de Filippi</b> o magari state lavorando, quando vi chiama un tipo che manco sapete che faccia ha, dicendo che lui sta arrivando nella vostra città tempo un'oretta e vorrebbe che a titolo assolutamente gratuito voi gli faceste da guida.<br />
Non solo non veniamo mandati a cagare o rimbalzati con le scuse più strampalate, ma veniamo accolti da H. (un'altro H.!) come se fossimo dei re o perlomeno <b>amici da sempre</b>, portandoci in giro con la sua Jeep scassata con un entusiasmo impossibili da descrivere a parole. <br />
<i>“Ma davvero voi due non vi conoscevate prima di mezz'ora fa?”</i> - chiedo - <i>“No no: ospitalità iraniana!”</i>. Sticazzi! Immagino me stesso o chiunque dei miei amici e conoscenti nella stessa situazione e credo che nessuno di noi sarebbe stato così caloroso con dei perfetti sconosciuti. In Iran è la normalità.<br />
<br />
Visitate le <b>fregnacce tombali</b> - e facendone aprire anche un paio solo per noi contattando parenti e amici con le mani in pasta – ci porta a conoscere suo padre, il quale, come segno di accoglienza, ci regala un prezioso campione di <b>sangue profumato</b> che le femmine del cervo sviluppano in un'apposita sacca nel periodo degli accoppiamenti (detto così fa un po' schifo, ma è un segno di grande rispetto a quanto pare), veniamo poi omaggiati di una copia a testa di un libro di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/%CA%BFUmar_Khayy%C4%81m">Khayyam</a>, un poeta antico molto famoso in <b>Iran </b>che fondamentalmente parla di quanto è bello <b>ubriacarsi di vino</b> e di quanto siano degli idioti i musulmani e che incredibilmente non è censurato dal regine dei Mullah, o perlomeno non completamente. La mia copia è addirittura in doppia lingua persiano/inglese con tanto di data e dedica personalizzata sul frontespizio. <br />
Ci sentiamo quasi in imbarazzo a ricambiare offrendo solamente una cena da <b>poche migliaia di Rial</b>, e persino in colpa a dovercene andare, rimbalzando (noi si!) il suo invito a rimanere a casa sua per la notte, ma io sono ancora ospite da <b>Mohammed il fricchettone</b> e non posso trattarlo come se fosse un hotel, quindi a malincuore ce ne ritorniamo a Mashhad in serata.<br />
Qualcuno ha ancora paura di venire in Iran?</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-75751151760052021712012-07-30T09:30:00.011+02:002012-08-09T19:11:07.850+02:00Iran! (Ma non è pericoloso?) - Prima parte<div style="text-align: justify;"></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Cominciamo subito a sfatare questo mito: l'Iran NON è un posto pericoloso, NON è popolato da <b>integralisti islamici</b> a caccia di teste di infedeli e NON c'è nessun tipo di odio o rancore nei confronti di occidentali, americani e persino israeliani... anzi... (almeno da parte della stragrande maggioranza della popolazione, ma questo lo vedremo poi). In effetti l'unico modo di rischiare la pelle da ste parti è attraversando la strada con la testa fra le nuvole rischiando di venire asfaltati come dei cuccioli di beagle che giocano con una <b>paperetta di gomma</b> sull'Autostrada del Sole all'ora di punta (lo stile di guida iraniano può essere definito - diciamo così - “creativo”).<br />
<br />
Fatta questa doverosa premessa tranquillizzatrice, possiamo cominciare dall'inizio: l'attraversamento del tetro confine turkmeno-iraniano si rivela più complicato del previsto ancora una volta grazie alla simpatica <a href="http://latitude-x.blogspot.com/2012/07/mi-dovete-mollare.html">ambasciata turkmena in Uzbekistan</a>, la quale mi obbliga - scrivendomelo come clausola sul visto - ad attraversare la poco frequentata frontiera di <b>Artiq</b>, a 120km ad est di Ashgabat, dove l'evidente poca dimestichezza con i passaporti occidentali prolunga la mia attesa nella squallida sala d'aspetto di entrambi i lati ben oltre le 4 ore: i turkmeni come al solito sono <a href="http://latitude-x.blogspot.com/2012/07/sono-pazzi-questi-turkmeni-seconda.html">ossessionati dalle foto</a> - controllate e ricontrollate mille volte – fino a che, appurato che non ho foto della loro stramaledetta capitale o di <b>donne/uomini/bestie nudi</b>, mi fanno passare dall'altra parte, dagli ancor più paranoici iraniani.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Essendo l'unico europeo vengo subito preso da parte ed esaminato separatamente dalla valanga di locals e, mentre la cosa è solitamente è positiva, dato che gli occidentali in genere vengono sbolognati più rapidamente, qui invece è negativa, perchè vengo subito <b>torchiato </b>da tre gentili ma curiosi agenti di frontiera a cui la mia presenza qui puzza di bruciato: <i>cosa ci vieni a fare in Iran? Dove vai? Che città vuoi visitare? Perchè non hai preso un aereo per tornare in Italia? Perchè hai uno stampo malese sul passaporto? Perchè hai un visto di 120 giorni per la Cina? </i>(ma soprattutto)<i> Sei mai stato in Israele?</i><br />
<br />
Rispondo pazientemente ad ogni domanda, mentre un gentile <b>tarchiatello </b>esamina per l'ennesima volta la macchina fotografica alla ricerca di foto compromettenti ed asciugandomi a sua volta con cento domande del cazzo: <i>Cos'è sta foto? Perchè hai fotografato questo palazzo? Se sei stato in Kazakistan perchè non ci sono foto del Kazakistan?</i><br />
<br />
Ribatto annoiato ad ogni questione mentre nell'altra stanza li vedo armeggiare con passaporto, carta, penna ed una <b>cartina del mondo</b> per verificare se le date dei miei visti ed il percorso che dichiaro di aver fatto sono compatibili. Ovviamente lo sono, così mi lasciano andare scusandosi sinceramente per la lunghezza della procedura ed augurandomi buona permanenza, chiaramente non prima di un'approfondita ispezione dei miei bagagli (<i>cos'è questo? IL SAPONE, CRISTODDIO!!!</i>).<br />
<br />
<u><i><b>Nozioni preliminari</b></i></u></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Ci sono tre cose che bisogna imparare tempo zero appena si mette piede in Iran:</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>1) Leggere i numeri:</b> anch'essi sono scritti in alfabeto persiano, ma per confondere un po' le idee, al contrario delle lettere, si leggono da sinistra verso destra. Indispensabile saperli leggere quando per esempio ti trovi davanti l'autobus numero <span style="font-family: Tahoma;">۶۴ </span>(64) mentre tu invece devi prendere il <span style="font-family: Tahoma;">۵۲ </span>(52).<br />
<b>2) Saper gestire i soldi:</b> la valuta iraniana è il rial (19.000 rial per 1 dollaro) ma nessuno ragiona in rial, tutti parlano di Tomans, che valgono 1/10 di rial. Quindi se ti dicono che una cosa costa 1000, in realtà devi cacciare fuori la banconota da 10.000, perchè quest'ultime sono espresse in rial.<br />
<b>3) I bancomat non funzionano:</b> con le carte di credito europee non andrete lontano, quindi bisogna portarsi dietro dollari o euri e cambiarli in loco (questo a dire il vero è bene saperlo PRIMA di entrare in Iran!)<br />
<br />
In realtà ci si abitua alla svelta ai primi due punti e finora non ho incontrato nessuno così stupido da andare in confusione per più di un paio d'ore dall'ingresso nel paese o che non sapesse la storia dei bancomat (a parte una giapponesina che però la perdoniamo perchè è così carina...)</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><b>Mashhad, Iran (Km.24483).</b> La prima tappa iraniana è la città santa di Mashhad, nel nord-est del paese, dove – come caldamente consigliato da più parti – inizio la gioiosa pratica del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Couchsurfing">Couchsurfing</a>.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">I primi ad ospitarmi sono una coppia di <b>hippies in salsa persiana</b>, con il marito – Mohammed – che oltre ad essere ovviamente vegetariano ha anche recentemente abbandonato l'uso della telefonia cellulare in quanto le onde <b>disturbano le api</b> (?!?!?). <br />
Il suo sogno è aprire una comunità autosufficiente in qualche area remota e finora si è spostato solo per attendere corsi di yoga in India ed ha mancato per un pelo un giro in Italia per una conferenza di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Breatharianismo">breathariani</a>, gente fuori di melone che sostiene che è possibile nutrirsi esclusivamente di <b>luce ed aria</b>.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Stranezze a parte, i due fricchettoni ci stanno dentro e ricalcano i rumors circa l'estrema ospitalità iraniana: cinque persone contattate su <a href="http://couchsurfing.org/">couchsurfing.org</a>, quindici risposte. Tra questi decido di incontrare anche la famiglia G.*, due <b>sorelle ribelli</b> ed un fratello regolare che si occupano di me portandomi a destra e a sinistra solo per il puro piacere di incontrare gente di cultura diversa e che tempo un paio d'ore mi han già presentato ad una nutrita batteria di amici tra cui un ex scrittore per la Lonely Planet che sostiene di esser riuscito a visitare Israele, nonostante la <b>cittadinanza iraniana</b>, tramite una serie di agganci col consolato danese e H., un altro tizio che si offre di portarmi nell'area teoricamente interdetta ai non-musulmani dell'Holy Shrine, la principale attrattiva di <b>Mashhad</b>, un santuario che custodisce le spoglie dell'Imam Reza, un tizio assassinato mille anni fa, ma che i musulmani piangono tutt'oggi come se gli fosse morto il gatto il giorno prima.<br />
<br />
Allo Shrine ci ero già stato per i fatti miei, ma me l'ero menata ad entrare nell'area proibita in quanto non sapevo come muovermi: <i>quello è l'ingresso per gli uomini? E' qua che mi devo togliere le scarpe? E se qualcuno mi fa domande?</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">H. giustamente mi fa notare che 1) come fanno a sapere che non sono <b>iraniano e/o musulmano</b>? La maggioranza degli iraniani ha i tratti somatici esattamente uguali ai nostri e 2) e pure se mi fermano cosa dovrebbe succedere, mi sculacciano?</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">Così il giorno dopo torno al mausoleo con le istruzioni di seguirlo, <b>stare zitto</b> e fingermi sordomuto se qualcuno mi rivolge la parola. La tattica funziona, così riesco a vedere la parte bella dello Shrine (l'area gentilmente concessa a noi infedeli in realtà non è niente di che) con sale ricoperte di migliaia di <b>minuscoli specchi</b> e porte dorate che i fedeli baciano e riveriscono come reliquie, per poi raggiungere la gabbia che protegge la tomba dell'Imam, dove uomini, donne, vecchi e bambini si accalcano con foga nel tentativo di toccare e possibilmente baciare l'importante struttura. <i>(...continua...)</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br />
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><i><span style="font-size: x-small;">* Ometto i nomi perchè organizzare appuntamenti via internet in Iran è illegale (tranne “Mohammed” tanto ce ne sono così tanti che valli a beccare...)</span></i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br />
</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0pXVBPmfOb0GA51RjaMVzDqhUj2XPrWeh7GjfZWbla1f2eiBf1ACEgOOe-pfgqbZE1PovaOTjPjJew-YIXa3J6eSQlxtTWics8-uyS4wsSTwn_53Hnq6D0ar6h-z9zuO6T9jxZOIgQLVV/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="251" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0pXVBPmfOb0GA51RjaMVzDqhUj2XPrWeh7GjfZWbla1f2eiBf1ACEgOOe-pfgqbZE1PovaOTjPjJew-YIXa3J6eSQlxtTWics8-uyS4wsSTwn_53Hnq6D0ar6h-z9zuO6T9jxZOIgQLVV/s320/images.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La gabbia che contiene la tomba dell'Imam Reza nell'Holy Shrine (da internet)</td></tr>
</tbody></table><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;"><br />
</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-52973957261663725242012-07-29T16:08:00.001+02:002012-08-09T19:11:07.850+02:00Prossima tappa: Iran<div style="text-align: justify;"><b>Capitale:</b> Tehran <br />
<b>Storia in breve:</b> Abitata da varie popolazioni autoctone studiate sui libri di scuola da migliaia di anni prima di Cristo, venne successivamente conquistata dagli arabi che imposero l'Islam. In tempi recenti vanno segnalati il cambio del nome da Persia a Iran negli anni '30 del XX secolo e la rivoluzione del 1979 che cacciò lo Scià instaurando la Repubblica Islamica con a capo l'Ayatollah Khomeini, morto nel 1989. <br />
<b>Cose da vedere:</b> Il tragitto prevede di iniziare nella città di Mashhad, non lontano dal confine turkmeno, per poi attraversare il deserto del Dasht-e Kavir e visitare le città di Yarz, Shiraz (con le rovine di Persepoli), Esfahan e poi finalmente giungere nella capitale Tehran.<br />
<b>Aspettative:</b> E' raro sentire solo recensioni positive su di un paese da parte degli altri viaggiatori, ma da chi è stato in Iran non ho sentito una sola parola che non fosse di entusiasmo, sia per il posto che per la gente. Aspettative molto alte quindi.<br />
<b>Pazzesco se ci pensi:</b> Il funerale dell'Ayatollah Khomeini, il padre della rivoluzione del 1979, fu probabilmente uno dei più seguiti della storia, con oltre 10 milioni di persone riverse per le strade a piangerlo che riuscirono addirittura a rubare la salma dal corteo funebre portandola a spalla e strappandone le vesti per ottenere reliquie.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNubefqN9Xoo9dM64BgFipoPLEMI1OOtEsPYpg2y4FpR6zTgP82djLcIpLeptdzNPmIECOr9lu9b3TimggRLgxm6tfnklswHO6IOuiMLqFfPEpgpcmdwUiG1CzyaUUjbZMuHgxNK4gfKTk/s1600/IRAN.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNubefqN9Xoo9dM64BgFipoPLEMI1OOtEsPYpg2y4FpR6zTgP82djLcIpLeptdzNPmIECOr9lu9b3TimggRLgxm6tfnklswHO6IOuiMLqFfPEpgpcmdwUiG1CzyaUUjbZMuHgxNK4gfKTk/s1600/IRAN.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il tragitto iraniano</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;"><br />
</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-19367539998547293242012-07-27T12:00:00.020+02:002012-08-09T19:11:07.851+02:00Sono Pazzi Questi Turkmeni - Terza parte (Fuga nel deserto)<div style="text-align: justify;"><b>Derweze, Turkmenistan (Km 23825).</b> In serata decido che ne ho abbastanza di Ashgabat e di sta manica di imparanoiati e opto per una rapida migrazione verso nord attaverso il deserto del Karakum (quello dell'incidente ad <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ambrogio_Fogar">Ambrogio Fogar</a>) per vedere il <b>Cratere di Derweze</b>, una enorme buca da cui fuoriesce gas naturale che va a fuoco ininterrottamente da 50 anni.</div><div style="text-align: justify;">La storia in breve è questa: i sovietici erano alla ricerca di un giacimento di gas qui nel deserto turkmeno, quando ad un certo punto durante gli scavi e le trivellazioni andٍ tutto a fuoco (ci sono varie versioni sulle cause). Gli esperti pensarono che tutto si sarebbe risolto in <b>qualche giorno</b>, mentre è inutile dire che si sbagliavano di grosso.</div><div style="text-align: justify;">E' un po' di tempo che il governo turkmeno sta pensando di chiudere il cratere spegnendo definitivamente le fiamme, senza contare che prima o poi la riserva di gas si esaurirà spontaneamente, per cui non c'è tempo da perdere, vedere il Cratere di Derweze è un <i>“ora o mai più”</i>, quindi dopo una trattativa lunga e serrata, io e l'<b>australiana logorroica</b> conosciuta in Uzbekistan e ribeccata qui, riusciamo a strappare un prezzo vagamente decente da un tassinaro che per 30 dollari a cranio offre un return trip lungo i 300km che separano Ashgabat da Derweze (curiosità: il villaggio di Derweze fu demolito qualche anno fa per ordine di Niyazov che lo riteneva “brutto”).</div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaG_BtnJkdhvm9OLSEHRW_dbw-pQHvZrMH7B8tKy9-AHvWA_kx477apdjr0f7kKdtLlhyphenhyphen4nb7Vg5fDQkaVIUeAL5FuKPMpVDk_IpvqBdiM10s9OwpZ_sCW8vTyvahbgO_2KtBnfzYOZ4-z/s1600/images.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="134" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaG_BtnJkdhvm9OLSEHRW_dbw-pQHvZrMH7B8tKy9-AHvWA_kx477apdjr0f7kKdtLlhyphenhyphen4nb7Vg5fDQkaVIUeAL5FuKPMpVDk_IpvqBdiM10s9OwpZ_sCW8vTyvahbgO_2KtBnfzYOZ4-z/s200/images.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il cratere dall'alto (da internet)</td></tr>
</tbody></table><div style="text-align: justify;">Ad Ashgabat non esiste un alloggio per meno di <b>50 dollari a notte</b>, per cui il viaggio overnight nel deserto ci fa risparmiare anche un bel po' di dindini, quindi si parte, raggiungendo la destinazione intorno a mezzanotte e qui le opzioni sono due: farsi a piedi gli 8km che separano la strada dal cratere, in mezzo al deserto, di notte, con gli scorpioni, seguendo il <b>bagliore delle fiamme</b> in lontananza per l'andata e cercando di ritornare sempre a piedi in qualche modo il mattino dopo rischiando di perdersi e morire come dei cani sotto il sole assassino OPPURE dare 10 dollari a dei tizi che vivono in una delle baracche lungo la strada per farsi dare un passaggio in moto.</div><div style="text-align: justify;">Non vi dico neanche quale delle due alternative è stata quella vincente, vi dico solo che qualche decina di minuti dopo ero di fronte ad una enorme buca da cui fuoriescono<b> lingue di fuoco</b> e a cui nessuna fotografia puٍ rendere giustizia.</div><div style="text-align: justify;">La mattina successiva all'alba, al ritorno nella capitale, sono pronto per andare dritto verso il confine iraniano.</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-52469284163821698152012-07-26T10:24:00.001+02:002012-08-09T19:11:07.851+02:00Sono Pazzi Questi Turkmeni - Seconda parte (Welcome to Paranoid City)<div style="text-align: justify;"><b>Ashgabat, Turkmenistan (Km 23555).</b> Dopo una notte di riposo passata nell'unico, squallido ma economico dormitorio di Mary, si prosegue verso Ashgabat, la capitale nazionale, un posto in cui intendo verificare certe leggende che ho sentito ho letto in giro.</div><div style="text-align: justify;">Iniziamo subito col dire che <b>Ashgabat </b>non è una città come le altre, ma è la sede di uno dei regimi più totalitari del mondo moderno che lega il suo nome al dittatore <b>Saparmurat Niyazov</b> il quale, da segretario del Partito Comunista Turkmeno, si è ritrovato nel 1991 inaspettatamente a capo di una nazione indipendente e li ha perso la testa: ha cominciato autoproclamandosi <b>"Turkmenbashi"</b>, ovvero “Padre dei Turkmeni” (Turkmenbashi è oggi anche il nome del principale porto turkmeno sul Mar Caspio), rinominando i giorni della settimana con quelli dei suoi parenti, incoraggiando l'uso della lingua turkmena ed inventandosi un nuovo alfabeto protetto da copyright (???), l'<b>Elipbi</b>, che in verità è uguale all'alfabeto latino, ma usa un sacco di W e Y al posto della V e della I.</div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-left: 0px; margin-right: 0px; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij3_2QUKRDZMzsqWpSGbm5Pe_FXdmyS98arsdG8g84_CAUKBtpvEYlApSpfxfwZGMliueMlDj56jLbYa-H1k97NTycmnR60W3IXf3spe-t6dKDVzF6MqyXp7G6PeRZmkVtW78XrLs8IYW4/s1600/1.jpg" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEij3_2QUKRDZMzsqWpSGbm5Pe_FXdmyS98arsdG8g84_CAUKBtpvEYlApSpfxfwZGMliueMlDj56jLbYa-H1k97NTycmnR60W3IXf3spe-t6dKDVzF6MqyXp7G6PeRZmkVtW78XrLs8IYW4/s200/1.jpg" width="187" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il buon Niyazov ai tempi d'oro </td></tr>
</tbody> </table><div style="text-align: justify;">Come se non bastasse, il nostro eroe si è inventato pure una specie di poema epico, il <b>Ruhnama</b>, che racconta la sua personale versione della storia turkmena e che è celebrato in ogni angolo della capitale. Ma è proprio la capitale il suo capolavoro di megalomania: iniziamo ammettendo una cosa: Ashgabat è bellissima. Davvero, Niyazov sarà stato pure un pazzo, ma ha trasformato la solita <b>cittadona in cemento</b> sovietica in un gioiello pieno di fontane maestose (quanta acqua sprecata in mezzo al deserto!), palazzi in marmo bianco con cupole d'oro, strade larghe e pulite, piazze adornate da colossali monumenti che nel 99% dei casi sono dedicati a lui stesso, all'amata madre o al libro del Ruhnama sopracitato. Ah dimenticavo: Niyazov è morto qualche anno fa, ma il suo successore, un certo <b>Gurbanguly Berdimuhammedow</b>, non è affatto intenzionato a cambiare registro!</div><div style="text-align: justify;">L'unica cosa che stona? Che non c'è in giro anima viva!<br />
Ok, capisco che i magnifici palazzi delle varie <b>facoltà universitarie</b> siano deserte di sabato, ma in giro per le strade e per le piazze non c'è letteralmente nessuno che non siano poliziotti, militari oppure un piccolo esercito di uomini e donne delle pulizie impegnati a lucidare i cancelli dei palazzi governativi oppure a pulire le conseguenze di una <b>misteriosa alluvione</b> di fango che pare abbia allagato gran parte delle città in un passato molto recente ma su cui nessuno pare in grado di darmi maggiori informazioni.<br />
E poi c'è il discorso della <b>paranoia </b>tipica di tutti i paesi con un regime totalitario: mi sarebbe piaciuto infatti documentare la gita ad Ashgabat con una degna rassegna fotografica, purtroppo per fare foto a qualsiasi cosa nel centro cittadino è assolutamente proibito, anche se ingenuamente pensavo che bastasse <b>far finta di niente</b>, scattare con la fotocamera al collo ed usare un grandangolo per riuscire a portare a casa un ricordino. E invece un par di palle!<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgn6L5AZTitDyKL1rrKP1sOdK8Tjtw3sSEGgCuhZEdHtoJZvlFFTwfs0dKOTGRhXirZHGlrLu1_pQt2ZNJWbaWq8ZrSTtdNqmgrD4O0R1muxa_j4GanuVaZkRgQJj5469j19nd859rZLhWE/s1600/ashgabat.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgn6L5AZTitDyKL1rrKP1sOdK8Tjtw3sSEGgCuhZEdHtoJZvlFFTwfs0dKOTGRhXirZHGlrLu1_pQt2ZNJWbaWq8ZrSTtdNqmgrD4O0R1muxa_j4GanuVaZkRgQJj5469j19nd859rZLhWE/s200/ashgabat.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Ashgabat di notte</td></tr>
</tbody></table>Il fatto che le strade siano deserte non ti fa passare certo inosservato ed avere una fotocamera al collo non ti fa andare lontano senza essere fermato dalla polizia ed è cosi che, mentre attraverso una piazza piena di donnine intente a <b>lucidare una fontana</b> che ho prontamente fotografato con la necessaria nonchalance, vengo richiamato in lontananza da un soldato.</div><div style="text-align: justify;">All'inizio pensavo che questo volesse farmi cambiare solo marciapiede (MAI camminare su un marciapiede che corre lungo un palazzo del governo, scherzi?) invece ce l'aveva proprio con me! Dalla radio qualcuno appostato dentro il palazzo che si affaccia sulla piazza deve aver segnalato la mia presenza, vengo quindi consegnato ad un altro militare sbucato dal nulla che a sua volta mi consegna a <b>due sbirri</b> decisamente annoiati che finalmente sanno come passare la successiva mezz'ora.<br />
<br />
<i>- Documenti? Atkuda? Aaaah, Italia. ANDREA PIRLO!<br />
- Eh si che ci vuoi fare zio, anche noi abbiamo i nostri problemi.<br />
- Camera camera.<br />
- Si bella vero, l'ho comprata in Australia</i><br />
<br />
Ovviamente cerco di recitare il più possibile la parte dell'ingenuo turistello teletrasportato qui per caso, mentre in realtà so benissimo dove vogliono andare a parare, vogliono controllare che <b>non abbia fatto foto</b> alla città. Inutile dire che ne avevo già fatte una cinquantina!<br />
Lo sbirro grasso me le cancella una ad una scuotendo la testa, mentre il suo socio mi mima con le dita le sbarre di una prigione, mentre io fingo di non capire e lui comincia con le domande:<br />
<br />
<i>- You spion?</i> (con tono a metà tra una domanda ed un'affermazione)<i><br />
- Ma quale spion deficiente, ma chi se l'incula i palazzi presidenziali del Turkmenistan. Oltretutto hanno inventato una cosa che si chiama “satellite”, persino mia nonna se va su Google Earth la vede tutta la tua città del cazzo!</i><br />
<br />
Ovviamente la risposta ed il tono li tengo fra me e me, in realtà mi limito a negare e a spiegare che sono un <b>povero turista</b> affascinato dalla <i>“Krasivih Gorat”</i> (bella città) che voleva solo un paio di foto ricordo e non sapeva che fosse vietato. Che poi se vogliamo è la pura verità, se escludiamo l'ultima parte.<br />
<br />
E allora questo incalza: <i>You Journalist!</i><br />
<i>Ma nooo zio, io “mashina Nova Zelandia”, se anziché limitarti a stropicciarmi il passaporto con le tue manacce luride, ti fermassi a leggerlo, vedresti che ho un visto di lavoro neozelandese ed una serie di altri adesivi colorati che documentano il mio percorso!</i><br />
<br />
Dopo mezz'ora di domande inutili, quando finalmente riesco a convincerli che sono innoquo, mi lasciano andare, anche se ho come l'impressione che qualcuno <b>continui a seguirmi</b> per almeno l'ora successiva. La paranoia di Ashgabat ha contagiato anche me!</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-77253882322194819142012-07-25T11:31:00.001+02:002012-08-09T19:11:07.852+02:00Sono Pazzi Questi Turkmeni - Prima parte (L'arrivo)<div style="text-align: justify;">Il pre-partenza da thrilling - con visto ottenuto <b>4 ore prima della partenza</b> del treno verso Bukhara, dove poi avrei proseguito verso il confine turkmeno - spezza la monotonia dell'<a href="http://latitude-x.blogspot.com/2012/07/mi-dovete-mollare.html">ennesimo giorno sprecato a Tashkent</a> in attesa di levare le tende verso nuovi orizzonti.<br />
Ormai mi ero già rassegnato a vedermi rimbalzato dalla non certo incoraggiante <b>ambasciata turkmena</b>, cosa che mi avrebbe forzato a prendere un aereo per l'Iran rovinando irrimediabilmente la mia traversata overland verso la nebbia padana; invece contro ogni previsione, all'ultimo secondo utile, da Ashgabat danno l'ok: ci hanno pensato su per <b>24 giorni</b>, ma alla fine han sentenziato che sono degno di avere un visto di ben 5 giorni per attraversare il Turkmenistan! Grazie, quale onore...<b> 35 dollari</b>, arrivederci e grazie.<br />
<br />
La buona novella, arrivata contemporaneamente anche per un'altro <b>manipolo di disperati</b> ormai rassegnati anch'essi a cambiare i propri piani, causa scene di entusiasmo collettivo, bocce di champagne che partono, esultanze da gol nel derby... ma non c'è tempo, almeno per me, di perdere ulteriore tempo in fregnacce, come detto c'è un treno che avevo prenotato giorni prima scegliendo una data a caso che mi aspetta sul <b>binario 5</b> della stazione di Tashkent, pronto ad appropinquarmi all'agognato posto di confine. <br />
<br />
Una volta sceso a Bukhara ed aver rimediato un passaggio a <b>Karakul</b>, tocca prendere un taxi per percorrere il breve tragitto verso la frontiera di Farab, dove il cocchiere fa incominciare la solita tarantella:<br />
<br />
<i>- Atkuda? (da dove vieni)</i><br />
<i>- Italia</i><br />
<i>- Ah, Italia! MAFIA!</i><br />
<i>- See, tua sorella, dai portami al confine che c'ho premura</i> (non dicevo la parola “premura” dal 1991) <br />
<br />
Dopo qualche decina di minuti si arriva al confine, ma nonostante siano già le <b>10 del mattino</b> i due John Rambo messi a guardia dell'ambaradan han deciso di lasciare tutti fuori, alchè gli chiedo in <b>russo maccheronico</b> qualcosa tipo: <i>"sentimaaaaa, quand'è che apre la baracca?"</i><br />
La risposta è in realtà la solita domanda:<br />
<br />
<i>- Atkuda?</i><br />
<i>- Italia</i><br />
<i>- Ah, Italia! MARIO BALOTELLI!</i><br />
<i>- Ma tuo cugino di terzo grado è Mario Balotelli, dai adesso apri sto cancello o la dobbiamo fare difficile? </i><br />
<br />
Sempre detto che ogni tanto <b>basta chiedere</b>: la presenza di un esotico mangiapizza evidentemente mette il Sergente Hartman di buon umore e cosi il cancello magicamente si apre (se stavo ad aspettare che gli uzbeki in fila chiedessero di aprire saremmo tutti ancora la!) quindi - dopo essermi sparato sti 2km a piedi nella torrida <b>No-men's land</b> – arrivo nel lato turkmeno della frontiera, dove sembra che non abbiano mai visto un passaporto straniero in vita loro ed allora ovviamente indagano:<br />
<br />
<i>- Atkuda?</i><br />
<i>- Italia</i><br />
<i>- Ah, Italia! MAMMA MIA!</i><br />
<i>- Si, la mamma tua mi deve ancora il resto, adesso posso andare o qualcun altro dei tuoi colleghi vuole dare un'occhiata ai documenti?</i><br />
<br />
E allora finalmente sono in Turkmenistan. Ehi ma aspetta un momento, in realtà mi ritrovo letteralmente in mezzo al <b>deserto più caldo ed assassino</b> che si possa immaginare. L'unico tassinaro arrivato fin qua a caccia di clienti sa che se non tira su me stasera non mangia e io so che se non vado con lui rimango li in mezzo alla sabbia ed agli scorpioni come un pirla fino a domani mattina.<br />
<br />
<i>- Atkuda?</i><br />
<i>- Italia</i><br />
<i>- Ah, Italia! ADRIANO CELENTANO!</i><br />
<i>- Si zio, come dici tu, perٍo vero che mi porti a Mary, 350km più a sud, per 5 dollari?</i><br />
<br />
Ci accordiamo per 10 e, riempita la macchina con altri locals, si parte col preciso intento di vedere quanto più <b>Turkmenistan </b>possibile nel poco tempo concessomi dalle autorità.</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-63184190470056126582012-07-19T09:45:00.000+02:002012-08-09T19:11:07.852+02:00Prossima tappa: Turkmenistan<div style="text-align: justify;"><b>Capitale:</b> Ashgabat</div><div style="text-align: justify;"><b>Storia in breve:</b> Similmente ad altri paesi della zona, il Turkmenistan ha seguito la solita trafila: da nomadi, a conquistati da macedoni, arabi e mongoli, fino ai piu' recenti cambi di potere fra i vari Khan ed i russi zaristi prima e bolscevichi poi. Il Turkmenistan e' indipendente dal 1991, data della caduta dell'URSS.</div><div style="text-align: justify;"><b>Cose da vedere:</b> Considerando che al momento della scrittura di questo post sono ancora prigioniero a Tashkent, ostaggio dell'ambasciata turkmena che non si e' ancora degnata di mettermi il visto sul passaporto (e siamo al 24esimo giorno di attesa!!!!) onestamente non so cosa riusciro' a vedere. Anche perche tutto sto casino e' solo per un visto di transito da 3 o 5 giorni (a loro discrezione) per cui sebbene in lista ci siano le rovine dell'antica citta' di Merv, la capitale Ashgabat ed i crateri di Derweze, temo che una o piu' di queste destinazioni sara' facilmente saltata.</div><div> </div><div style="text-align: justify;"><b>Aspettative:</b> Un enorme deserto in cui bisogna fare i salti mortali per entrare. Non ci ho ancora messo piede, ma gia' non vedo l'ora di lasciarmelo alle spalle.</div><div style="text-align: justify;"> </div><div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"><b>Pazzesco se ci pensi:</b> Ogni cittadino turkmeno ha diritto a 650 litri di benzina gratis all'anno, piu' gas ed elettricita' gratis fino al 2030. Si, peccato che debba sottostare ad una delle dittature piu repressive ed oppressive della terra, seconda al mondo dietro alla Corea del Nord.</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-36195364050436110202012-07-15T09:58:00.000+02:002012-08-09T19:11:07.853+02:00Mi dovete mollare!!!<div style="text-align: justify;"><b>Tashkent, Uzbekistan (Km 22258).</b> Ci risiamo. Ancora una volta mi ritrovo impantanato in un posto dove non ho più niente da fare o vedere a causa di lungaggini e problemi burocratici completamente inutili riguardanti i vari visti ed è già la terza volta che succede in questo viaggio: escludendo i tempi strettamente tecnici ho dovuto sprecare 5 giorni a Shanghai, almeno <b>10 giorni in Kazakistan</b>, da cui non potevo uscire prima del 25 giugno e adesso per colpa dei turkmeni rischio di rimanere qua a Tashkent un'altra settimana ad aspettare il loro <b>visto di trasito</b> di merda che ci mette 20 giorni – non uno di meno – per essere emesso ed il ventesimo giorno scade lunedi, poi però non posso passare la frontiera prima di venerdì prossimo, a meno di non riuscire a convincere quel simpaticone dell'omino dei visti ad anticipare le date di un paio di giorni.<br />
Insomma problemi... avevo addirittura anticipato il mio rientro nella capitale illudendomi che quel maledetto adesivo fosse pronto con qualche giorno d'anticipo, ma niente, il <b>ciccione buontempone</b> dell'ufficio consolare dice che bisogna aspettare. Ma aspettare cosa diosanto? Probabilmente hanno le mie scartoffie nel secondo cassetto della scrivania, ma non c'è verso di fargliele tirar fuori prima di lunedì perchè...? Boh, perchè si, così è deciso, l'udienza è tolta.<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjckY-Z3OEuLbmKjI-GfPNSCGJUkxPX9pFQgnINHgjq_Waw2BltN9FN1TKz04G140PwnkbloAwAPqKNCHBpj1ecjL5NHOsoS40UAM1KTGYjN2noWrEPRvevq_kmNQYkekzeJXj6BYEqEhVE/s1600/mazar-e_sharif_-_steve_evans.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjckY-Z3OEuLbmKjI-GfPNSCGJUkxPX9pFQgnINHgjq_Waw2BltN9FN1TKz04G140PwnkbloAwAPqKNCHBpj1ecjL5NHOsoS40UAM1KTGYjN2noWrEPRvevq_kmNQYkekzeJXj6BYEqEhVE/s200/mazar-e_sharif_-_steve_evans.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Mazar-i Sharif, Afghanistan</td></tr>
</tbody></table>Che poi il <b>Turkmenistan </b>è li in mezzo e non c'è modo di saltarlo se si vuole tornare in Europa via terra dall'Asia Centrale, a meno di non bypassarlo attraverso l'<b>Afghanistan</b>, cosa che ho seriamente preso in considerazione, dato che ottenere un loro visto è nettamente più semplice e mi avrebbe permesso di vedere <b>Mazar-i Sharif</b>, un posto della madonna appena oltre il confine Uzbeko, ma poi sarei dovuto andare fino ad Herat, a due giorni di strada attraverso le montagne, strada che però pare imbottita di <b>posti di blocco talebani</b> e tutti noi sappiamo quanto costoro non abbiano in simpatia gli occidentali in generale ed i mangiapizza in particolare, ci manca solo che mi tocca fare un video-appello a Napolitano chiedendo di essere liberato in cambio del ritiro delle truppe spaghettivore da Kabul, cosa che farei anche volentieri, ma di certo non sotto la minaccia di un <b>AK-47</b> talebano, ergo cicciaculo, mi tocca aspettare i turkmeni.<br />
<br />
Tutto questo è tedioso non solo per l'attesa in se, quanto per il fatto che ora mi toccherà farmi di fretta <b>Iran e Turchia</b>, o perlomeno scegliere di farne solo una delle due per bene e dare solo un'occhiata all'altra. Ovviamente ho scelto di fare l'Iran per bene e rimandare a malincuore un'esplorazione approfondita della Turchia a data da destinarsi, senza contare che per il <b>post-Istanbul</b> rinuncerò giocoforza ad un rientro attraverso i balcani, per optare per un più breve percorso attraverso il nord della Grecia oppure Bulgaria/Macedonia, con traghetto per Ancona preso da Patrasso o più probabilmente da <b>Durazzo</b>, in Albania.<br />
<br />
Bene, questo è quanto, ci risentiamo quindi dal Turkmenistan dove vi darò un'idea di che razza di <b>gabbia di matti</b> è quel posto e sul perchè non c'è da aspettarsi niente di buono dalla loro classe dirigente, inclusi – come ho avuto modo di constatare personalmente - i loro rappresentati all'estero, ovvero le ambasciate.<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO3Vea2GaoyCg-BYlhWbLMYlWfeLVNBQy_A-yL3KKfwS_59FuZ-Gwx-Vih8QDxG-_8Lx1EoqINa4c6axjLabIUaX9s3p0-UQt4aYD2vHqxhZ4fxftGD0amzgRJPHcxm66_DOCEgI3lGa4H/s1600/turk-afgh.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO3Vea2GaoyCg-BYlhWbLMYlWfeLVNBQy_A-yL3KKfwS_59FuZ-Gwx-Vih8QDxG-_8Lx1EoqINa4c6axjLabIUaX9s3p0-UQt4aYD2vHqxhZ4fxftGD0amzgRJPHcxm66_DOCEgI3lGa4H/s1600/turk-afgh.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Linea verde: strada che mi tocca fare attraverso il Turkmenistan<br />
Linea rossa: strada che non s'ha da fare in Afghanistan<br />
</td></tr>
</tbody></table><br />
</div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6465830875016796887.post-45180370495598684872012-07-11T10:35:00.001+02:002012-08-09T19:11:07.853+02:00La Pozzanghera d'Aral<div style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKRtK0dwoM4jh5Bmk10T6vP4oXMRQuScL3DJyHxHKYc_owDDBUa1wNTJveEX5HLBNdkdpUzDtamBdQAaEB7y7QoeY3EwYYWbN9hH8CYPCT1_UG9yUyeb7wrJUgTpWogKRMuAjXR7usXQ1l/s1600/IMG_1168.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Mi son sempre bullato con gli amici di essere uno scimmiato di geografia sin dai tempi delle elementari e ricordo perfettamente quando la maestra ci raccontò del <b>Lago d'Aral</b>, uno dei più grandi al mondo, tanto che era spesso chiamato anch'esso “mare”, il Mare d'Aral.</div><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGXOwpEUjwoPSVL7oyCZVm9SmeGtkDpf8pr5BWtrygrmRzQjgeJREydAcUcxB0jeoTk8F6nMFXHu7w_InWYIbDamzlwKD9QxTjyOew-x0GrLVrDcVOl8TtxygvVedOREGTe4zhcXxk-acZ/s1600/Aral_2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="169" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgGXOwpEUjwoPSVL7oyCZVm9SmeGtkDpf8pr5BWtrygrmRzQjgeJREydAcUcxB0jeoTk8F6nMFXHu7w_InWYIbDamzlwKD9QxTjyOew-x0GrLVrDcVOl8TtxygvVedOREGTe4zhcXxk-acZ/s200/Aral_2.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Lago d'Aral negli anni '60 e nel 2010</td></tr>
</tbody></table>Solo in tempi recenti però mi è giunta all'orecchio la storia della catastrofe dell'Aral, un disastro ambientale che ha ridotto drasticamente la superficie del lago fino ad una piccola frazione di quello che era negli anni '60. La causa principale di tutto sto casino sono i sovietici, che imposero la <b>monocoltura del cotone</b> alla Repubblica Uzbeka, la quale doveva solo preoccuparsi di produrre migliaia di tonnellate di fiocchi bianchi che poi venivano impacchettati e spediti tali e quali in qualche parte dell'impero, dove qualcun altro doveva solo preoccuparsi di filare il tessuto per produrre <b>magliette o mutande</b>. All'epoca infatti non c'era una sola fabbrica in grado di trattare il cotone in tutto l'Uzbekistan, qua lo si coltivava e basta.<br />
Il problema è che il cotone necessita di immense quantità d'acqua e indovinate un po' da dove la prendevano? Bravi, indovinato, dal Lago d'Aral o meglio dai suoi affluenti! Decenni di prelievi per <b>irrigare i campi</b> hanno abbassato il livello dell'acqua in maniera così evidente, che ormai l'Aral sembra una pozzanghera a confronto di quel che era un tempo.<br />
Tutte le comunità di pescatori che si affacciavano sulle sue coste sono scomparse, sia per l'estinzione di ogni tipo di pesce dovuto all'aumento vertiginoso della <b>salinità dell'acqua</b> (oggi paragonabile a quella del Mar Morto), sia per il sopraggiungere di malattie respiratorie dovute alla sabbia salata sospinta dal vento, contaminata da pesticidi e diserbanti usati in quantità industriale nella zona.<br />
Senza questo grosso specchio d'acqua a mitigare il clima, al giorno d'oggi <b>le estati sono torride</b> e gli inverni gelidi; le precipitazioni sono calate drasticamente, la fauna – non solo ittica – è praticamente estinta.<br />
Le comunità più colpite furono <b>Aralsk </b>– sulla sponda kazaka – e Moynaq su quella uzbeka, dove ho deciso di fare un salto per dare un'occhiata alla situazione.<br />
<br />
<b>Moynaq, Uzbekistan (Km 20885).</b> Si arriva sul posto nel tardo pomeriggio in formazione da barzelletta (un italiano, un inglese, un tedesco, una polacca ed una svizzera) dopo parecchie ore di shared taxi che da Urgench è corso verso ovest attraversando gran parte della remota <b>Regione Autonoma del Karakalpakstan</b>, nell'Uzbekistan occidentale, terra dei Karakapi, una minoranza etnica apparentemente di origine kazaka.<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdm-_eRB9j_S2ffq43d19H3051c11dRUqsbRpQDKDMf9AAGfMQg4s2MOVoGS6JgPbjQ4kSUDga8Whzul1KsjvOY1ofZolTVuPsqb6CZ_ohLeq4zY_FvMd79O18r4E7gV5P9iAZMOFIuiKa/s1600/moynoq+moynaq+11.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="150" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdm-_eRB9j_S2ffq43d19H3051c11dRUqsbRpQDKDMf9AAGfMQg4s2MOVoGS6JgPbjQ4kSUDga8Whzul1KsjvOY1ofZolTVuPsqb6CZ_ohLeq4zY_FvMd79O18r4E7gV5P9iAZMOFIuiKa/s200/moynoq+moynaq+11.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Quando Moynaq era una città di pescatori<br />
(foto da internet)</td></tr>
</tbody></table>Dopo aver passato la “capitale” Nukus (città squallida, ma sede del famoso <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Igor_Savitsky">museo d'arte Savitsky</a>) arriviamo a Kungrad (città squallida e basta) dove er tassinaro decide che non è il caso di andare oltre e ci affida alle amorevoli cure di un guidatore di Marshrutkas* che per una manciata di spiccioli percorre i rimanenti <b>140km</b> di un paesaggio monotono e desolato.<br />
Moynaq è come me l'aspettavo: triste. Di città tristi ne ho viste parecchie, ma nella mia top ten questa pare battere perfino <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Pripjat%27_%28citt%C3%A0%29">Pripyat</a> (Vedi <a href="https://www.facebook.com/media/set/?set=a.208208109220213.47956.192698134104544&l=6ea12c783e">foto</a>) - città dell'Ucraina evaquata in una manciata di ore all'indomani dell'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_%C4%8Cernobyl%27">esplosione di Chernobyl</a> – che almeno ha la scusa di essere una città abbandonata, mentre <b>Moynaq </b>è ancora abitata principalmente da vecchi che curano bambini, mentre i genitori sono in qualche città dei dintorni dove c'è ancora la possibilità di trovare un lavoro.<br />
Lo scenario è <b>post-apocalittico</b>, con larghe strade polverose in cui l'unico rumore è il vento che tira su ancora più polvere, le case sono in rovina, così come l'unico hotel ancora funzionante della città, un decrepito edificio che pare aver visto giorni migliori e che sembra più uno squat che un posto dove pagare per passare la notte; in cui l'intera ala est è stata ribattezzata la <b>bat-caverna</b>, in quanto oltre una marcescente porta di legno hanno fatto il nido una colonia di pipistrelli ben poco amichevoli (lo scherzone da fare a tutti è: <i>“vuoi vedere la bat-caverna?”</i> per poi godersi lo spettacolo dell'ignaro amico <b>fuggire a gambe levate</b> urlando mentre le suddette bestiacce lo inseguono con istinti omicidi).<br />
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Diciamo che camminando per Moynaq mi sarei aspettato di incrociare da un momento all'altro un gruppo di punk con <b>Ken Shiro</b> che li fa esplodere entro 3 secondi colpendone un punto di pressione, in effetti questa sarebbe la location ideale per <i>“Ken il Guerriero – The Movie”</i> (tra l'altro che figata sarebbe, lo devono troppo fare!). Ma non divaghiamo...<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKRtK0dwoM4jh5Bmk10T6vP4oXMRQuScL3DJyHxHKYc_owDDBUa1wNTJveEX5HLBNdkdpUzDtamBdQAaEB7y7QoeY3EwYYWbN9hH8CYPCT1_UG9yUyeb7wrJUgTpWogKRMuAjXR7usXQ1l/s1600/IMG_1168.jpg" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKRtK0dwoM4jh5Bmk10T6vP4oXMRQuScL3DJyHxHKYc_owDDBUa1wNTJveEX5HLBNdkdpUzDtamBdQAaEB7y7QoeY3EwYYWbN9hH8CYPCT1_UG9yUyeb7wrJUgTpWogKRMuAjXR7usXQ1l/s200/IMG_1168.jpg" width="200" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Lago d'Aral oggi: notare la vecchia <br />
linea costiera e le barche sul vecchio fondale</td></tr>
</tbody></table>Il pezzo forte della zona sono però le <b>barche arenate</b> su quello che una volta era il fondo del Lago d'Aral, ma che ora è un arido deserto sabbioso che si estende a perdita d'occhio fin'oltre l'orizzonte.<br />
Le barche, completamente in rovina ed arrugginite, sono l'unico indizio della presenza d'acqua in un passato nemmeno troppo lontano - oltre all'evidente <b>linea costiera</b> che corre a qualche decina di metri dal nostro fatiscente hotel - e pare siano state trasportate più vicino alla riva per renderle più facilmente accessibili agli sporadici turisti (cosa abbastanza squallida, ma c'è da pensare che quei <b>quattro rottami</b> sono l'unica fonte di guadagno per la gente rimasta sul posto) e per la gioia dei mocciosi che vivranno pure in un posto orrendo, ma perlomeno hanno un <b>parco giochi</b> invidiabile (almeno finchè le barche reggono alla ruggine e non fanno male a qualcuno!).<br />
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Chiedendo in giro pare sia anche possibile organizzare una gita verso quel che rimane del lago, ma i costi nettamente fuori budget (<b>100 cocomeri a cranio</b> per una macchinata da 4) fanno desistere anche i più convinti di noi, così si decide di ripartire l'indomani prendendo il sovraffollatissimo local bus che ci riporta a Nukus in poco meno di 4 ore da incubo, con gente ammassata, <b>bambini vomitanti</b> e scomodità a go-go. Ovviamente mettere un pullman in più al giorno non pare una soluzione percorribile, probabilmente secondo la stessa logica che governa i ristoranti uzbeki e che rende introvabile il Plov - il piatto nazionale (riso con carne e carote) - che quando finisce basta, non ce n'è più e tu gli dici: <i>“Ma se sai che finisci il plov in 30 secondi perchè non ne fai di più?”</i>. Non si sa, e intanto io mi ritrovo a mangiare <b>carne di pecora</b> e patate da 2 settimane mentre ucciderei per un piatto di riso.<br />
Forse a Tashkent, ora che ci ritorno per raccattare il mio visto turkmeno, avrò maggiore successo.<br />
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<i><span style="font-size: x-small;">* Marshrutka: minivan per il trasporto pubblico</span></i></div>Danielehttp://www.blogger.com/profile/15610976460915711511noreply@blogger.com0