domenica 3 giugno 2012

Mongolia tanta roba (no ma voi continuate pure a buttare via i soldi per andare ad Ibiza...) - Prima parte

Ulan Bator, Mongolia (Km.9320). Eccomi di ritorno nella civiltà dopo 14 giorni di una zingarata mongola che si può definire anomala nelle modalità, in quanto se posso evito sempre di aggregarmi a guide e quant'altro, guide che a sto giro erano però indispensabili per non auto-appiopparsi degli sbattimenti inutili tipo perdersi con regolarità, guidare su strade accidentate e quant'altro. Queste robe le ho già sperimentate a suo tempo a Timor Est, ma qui non siamo a Timor, qua c'è da spararsi quasi duemilacinquecento chilometri di territorio selvaggio, inospitale e sconosciuto, per cui una mano locale è quasi d'obbligo.
Il giro ricalca più o meno quello che la cara vecchia Lonely Planet definisce "The Big Loop", ovvero una settimana dedicata all'esplorazione del famoso Deserto dei Gobi e di tutte le fregnacce che esso propone a sud del paese, per poi risalire nella Mongolia Centrale ad ammirare paesaggi meno brulli e più freschi. Non vi tedierò con cazzate tipo "ho visto questo, ho visto quello", (guardatevi le foto che è meglio!) vi propongo solo osservazioni randomiche e sconclusionate fatte durante il giro.

La compagnìa del cammello
Ai nastri di partenza ci si presenta in questa formazione: il capogita è Gotov, la nostra sapiente guida senza la quale ci saremmo perduti al primo bivio. E' fan di Pupo, ma non disdegna gente come Toto Cutugno, Ricchi e Poveri ed altri cantanti nostrani che si sono riciclati da anni nei paesi dell'ex blocco comunista; al volante si trova il mitico Mister Ulzi, il quale non parla una parola d'inglese, ma in compenso è l'unico capace di manovrare e sistemare il nostro mezzaccio.
La compagnia pagante invece è composta da me, M., gli sposini transalpini e l'immancabile stracciacazzi d'oltreoceano. No vabbè dai, alla fine brava ragazza per carità, gran cagna randagia a quanto mi è parso di capire, ma con la fastidiosa tendenza a fare un quantitativo di domande fuori dal normale, come una bambina nella fase dei perchè (ma perchè questo, ma perchè quello, ma perchè non t'ammazzi?), molte delle quali del tutto superflue, tipo:
- Ma qui ci sono i lupi?
- No
- Ma perchè no?
- Perchè i lupi vivono nelle foreste
- E perchè qui non ci sono foreste?
- Miiiiiii zia, perchè sennò si chiamava Foresta dei Gobi, non Deserto dei Gobi!!!


Per questo è stata prontamente ribattezzata Terzogrado.
Fortunatamente per lei, quel sant'uomo di Gotov ha la pazienza di un martire e risponde ad ogni quesito postogli con totale precisione. Io al posto suo avrei sfasato dopo un quarto d'ora.
Хорошо русский машина
La prima impressione appena si sale su di un van di fabbricazione russa di marca UAZ è quello di essere su un relitto sovietico dell'anteguerra e viene spontaneo chiedersi se la baracca sarà in grado di finire il giro senza esplodere. Intendiamoci, di catorci ambulanti ne ho visti tanti, ma questo non lo batte nessuno. Il tutto è all'insegna della semplicità e del risparmio: finiture inesistenti con saldature a vista e guarnizioni fantasma; motore composto letteralmente da 4 pistoni, un radiatore ed una ventola senza la minima traccia di elettronica; strumenti di bordo ridotti ad un paio di lancette che segnalano (anzi, segnalavano, dato che non funzionano più) velocità e livello di broda; robe scomparse dalla memoria occidentale tipo la “leva dell'aria” e design innegabilmente fermo agli anni '60 nonostante l'attrezzo sia uscito dalla fabbrica solo nel 2002!
La compagnia al completo posa con
il possente mezzo
Con un paio di accrocchi il buon Mister Ulzi è riuscito ad installare addirittura un'autoradio rigorosamente a cassette che gracchia per gran parte del tempo terrificanti melodie mongole che cantano di quanto sia bella la madrepatria, laboriose le loro donne, forti i loro cavalli e roba simile, che poi se vogliamo è sempre meglio di quando Gotov ha sfoderato da non si sa bene dove “Felicità” di Albano e Romina, girandosi come per dire “eh, visto che roba tosta che abbiamo da ste parti?”.
Nonostante le apparenze comunque i van russi pare siano ben più quotati dei più moderni fuoristrada giapponesi, molto più difficili da riparare in caso di guasto sulle infami strade sterrate della Mongolia, mentre invece tutto ciò di cui Mister Ulzi necessita per aggiustare pressochè ogni parte del suo catoricio è un cacciavite, un paio di chiavi inglesi ed occasionalmente un pezzo di copertone abbandonato trovato per strada, il che è una fortuna, visto che il possente mezzo è tutt'altro che immune da guasti e propone rogne quasi quotidiane - però ehi - vorrei vedere voi a riparare il filo della frizione della vostra Fiat Punto in mezzo al nulla nel giro di mezz'ora!
Charashò russky mashìna – una buona macchina russa – come dice Gotov in un tentativo di testare il mio livello di russo. E se lo dice lui...

Bocce di Vodka e zampe di cavallo
Se dovessi aprire un business in Mongolia saprei già dove buttare i miei soldi: comprerei un paio di camion per il bitume, qualche tonnellata di ghiaia ed un rullo compressore e cercherei di farmi appaltare l'asfaltatura dell'1% delle strade sterrate mongole. Diventerei miliardario!
Dovete sapere infatti che fondamentalmente in tutto il paese ci sono solo due strade asfaltate: quella che corre da nord a sud collegando il confine russo a quello cinese ed un'altra che va da est ad ovest, più qualche altra stradina non troppo lontana da Ulan Bator, per il resto in tutto il paese ci sono solo strade sterrate, che possono variare da quella larghissima e relativamente liscia, alla semplice traccia accidentata che corre in mezzo ad un immenso prato.
Il problema principale di queste strade/sentieri è trovare l'orientamento e non ci sono cazzi: o sai dove andare per esperienza o ti perdi nel giro di un'ora. La segnaletica è totalmente assente, a parte un paio di cartelli talmente vaghi da risultare inutili e gli unici punti di riferimento sono laghi, fiumi e montagne che solo un local può conoscere con sufficiente sicurezza per prenderli come riferimento, per questo è quasi indispensabile una guida del posto che sappia dove andare anche se il sentiero è stato cancellato dalla pioggia o sia invisibile a causa della neve.
Bocce di vodka e zampe
In realtà esistono anche mappe stradali abbastanza dettagliate, ma pregate il signore di non mancare un bivio perchè l'alternatia è grigia. Qualche occidentale ogni tanto ci prova ad andare in giro per i fatti propri, ma fidatevi se vi dico che il Deserto dei Gobi non è un posto dove vorreste perdervi, ed è forse per questo che in Mongolia è proibita la guida agli stranieri.
Polvere e buche a parte, sulle strade mongole si possono notare caratteristiche peculiari quali l'immane quantitativo di bocce di vodka vuote abbandonate ai lati della strada. In Mongolia infatti il problema dell'alcolismo – chiara eredità dei tempi della gestione sovietica - è abbastanza diffuso e la gente non si fa problemi a prendersi ciocche memorabili anche mentre è alla guida, abbandonando poi i vuoti per strada o come offerte agli spiriti su degli appositi cumuli di pietre detti Ovoo.
A terra e bottiglie si aggiungono poi le centinaia di carcasse di animali, soprattutto le loro zampe anteriori, che spesso punteggiano il panorama e che si presentano da sole, senza alcuna traccia del resto del corpo, la cui fine rimane per me tuttora un mistero. (...continua nella seconda puntata...)
Album collegato: Mongolia

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