giovedì 14 luglio 2011

Queenstown vs. snow

Sono a Queenstown, ma a volte mi pare di essere in Svizzera. Gelidi laghi circondati da montagne innevate, chalet di legno, gente con un'incredibile voglia di svegliarsi presto la mattina per andare a rischiare l'osso del collo sciando: se non fosse che da ste parti quasi tutti parlano un inglese condito da un accento a tratti improponibile, farcito da "sweet as*" a profusione mi parrebbe quasi di stare a St.Moritz.
In questo clima nessuno pare sorprendersi davanti ad abbondanti nevicate, nessuno tranne gli unici due che non dovrebbero farsi cogliere impreparati: il sindaco e il capoccia della società di trasporto pubblico (che se tutto va bene è sempre il sindaco).
Il primo, santiddio, potrebbe spendere un paio di migliaia di dollari per comprare una mezza tonnellata di sale da sparare nelle 4 vie in croce della città, non si può che ogni volta il traffico venga bloccato da 3cm di neve, il secondo invece potrebbe degnarsi di far mettere le catene agli autobus, dato che ogni santa volta che nevica la prima corsa della mattina slitta (letteralmente) alle 11 del mattino mentre io devo essere al lavoro alle 8.30.
Non va bene cari miei, già si guadagna poco in sto paese, se poi perdo anche ore di lavoro per aspettare gli autobus al gelo per delle ore, capite benissimo che il livello di turpiloquio che si irradia nell'aere è piuttosto elevato.
Tuttavia le lunghe attese al capolinea della linea 11 di Camp Street mi permettono di godere dello spettacolo gratuitamente offerto da una razza di umanoidi, la cui estinzione è sfortunatamente scongiurata dal progresso in campo medico: i buffoni da neve.
I suddetti, incuranti del fatto che stia fioccando senza tregua e che ci siano 3 gradi sottozero si aggirano per le vie in tre modalità differenti:

1) il palestrato accaldato: cammina a petto in fuori e con sguardo orgoglioso, vestito solo con una magliettina a maniche corte. Ti guarda con disprezzo, tu, piccolo imbecille che per due fiocchi di neve ti metti il giaccone pesante e il cappellino di lana. Buuu, sei una mezza figa, lui si che è un duro. Freud o chi per esso avrebbe scritto dei trattati sul rapporto inversamente proporzionale tra i muscoli e la lunghezza del pistola di questi individui, fortunatamente per lui, ai suoi tempi questi probabilmente morivano di polmonite fulminante. Bei tempi.
2) l'infreddolito in infradito: ha freddo e non fa nulla per nasconderlo, cammina tutto intirizzito e soffre come un cane. Ciò non gli impedisce però di uscire di casa in ciabatte nonostante ci siano 10cm di neve per terra. Semplicemente un deficiente.
3) L'uomo dalle braghe corte: dalla cintola in su è vestito in maniera consona alla situazione, inspiegabilmente però va in giro in pantaloncini corti. Perchè? PERCHE'?

A tutti, grazie di esistere.

*Sweet as: espressione più o meno traducibile con il nostro "beeeeeeeeeeeella"

4 commenti:

Anonimo ha detto...

migra verso climi piu' miti , mentalitown è il posto che fa per te... parola di licia colo'

Daniele ha detto...

Licia colò invece approverebbe la location: orsi bianchi (e pinguini) a cui dare golia bianca a manetta!

yael ha detto...

and there are the latin europeans with 3 tops, 2 sweat shirts, 2 pullovers, 1 jacket, 3 socks, 2 pants, 2 pair of gloves, the hat and the scarf and who are still cold... damn we're as ridiculous as the others :)

Daniele ha detto...

exagerated.... are just TWO socks...