mercoledì 1 agosto 2012

Iran! (Ma non è pericoloso?) - Seconda parte

Subito dopo la visita “proibita” all'Holy Shrine, H. decide di portarmi in gita a Neishabur, un posto ad un centinaio di chilometri da Mashhad di cui voglio raccontare non tanto le dubbie bellezze (ci sono un paio di tombe di poeti e/o artisti a me sconosciuti e di cui non me ne poteva fregare di meno), quanto per dare un esempio di come l'Iran ha il potere di resettare il concetto stesso di ospitalità: il mio nuovo amico - sempre tramite Couchsurfing.org – contatta un tipo a caso, ovviamente mai visto prima, per chiedergli di scorrazzarci in giro per Neishabud, perchè noi non siamo del posto e non sappiamo come muoverci.

Bene, immaginatevi la scena: voi siete spaparanzati sul divano a grattarvi i maroni davanti a Maria de Filippi o magari state lavorando, quando vi chiama un tipo che manco sapete che faccia ha, dicendo che lui sta arrivando nella vostra città tempo un'oretta e vorrebbe che a titolo assolutamente gratuito voi gli faceste da guida.
Non solo non veniamo mandati a cagare o rimbalzati con le scuse più strampalate, ma veniamo accolti da H. (un'altro H.!) come se fossimo dei re o perlomeno amici da sempre, portandoci in giro con la sua Jeep scassata con un entusiasmo impossibili da descrivere a parole.
“Ma davvero voi due non vi conoscevate prima di mezz'ora fa?” - chiedo  - “No no: ospitalità iraniana!”. Sticazzi! Immagino me stesso o chiunque dei miei amici e conoscenti nella stessa situazione e credo che nessuno di noi sarebbe stato così caloroso con dei perfetti sconosciuti. In Iran è la normalità.

Visitate le fregnacce tombali - e facendone aprire anche un paio solo per noi contattando parenti e amici con le mani in pasta – ci porta a conoscere suo padre, il quale, come segno di accoglienza, ci regala un prezioso campione di sangue profumato che le femmine del cervo sviluppano in un'apposita sacca nel periodo degli accoppiamenti (detto così fa un po' schifo, ma è un segno di grande rispetto a quanto pare), veniamo poi omaggiati di una copia a testa di un libro di Khayyam, un poeta antico molto famoso in Iran che fondamentalmente parla di quanto è bello ubriacarsi di vino e di quanto siano degli idioti i musulmani e che incredibilmente non è censurato dal regine dei Mullah, o perlomeno non completamente. La mia copia è addirittura in doppia lingua persiano/inglese con tanto di data e dedica personalizzata sul frontespizio.
Ci sentiamo quasi in imbarazzo a ricambiare offrendo solamente una cena da poche migliaia di Rial, e persino in colpa a dovercene andare, rimbalzando (noi si!) il suo invito a rimanere a casa sua per la notte, ma io sono ancora ospite da Mohammed il fricchettone e non posso trattarlo come se fosse un hotel, quindi a malincuore ce ne ritorniamo a Mashhad in serata.
Qualcuno ha ancora paura di venire in Iran?

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