lunedì 30 luglio 2012

Iran! (Ma non è pericoloso?) - Prima parte

Cominciamo subito a sfatare questo mito: l'Iran NON è un posto pericoloso, NON è popolato da integralisti islamici a caccia di teste di infedeli e NON c'è nessun tipo di odio o rancore nei confronti di occidentali, americani e persino israeliani... anzi... (almeno da parte della stragrande maggioranza della popolazione, ma questo lo vedremo poi). In effetti l'unico modo di rischiare la pelle da ste parti è attraversando la strada con la testa fra le nuvole rischiando di venire asfaltati come dei cuccioli di beagle che giocano con una paperetta di gomma sull'Autostrada del Sole all'ora di punta (lo stile di guida iraniano può essere definito - diciamo così - “creativo”).

Fatta questa doverosa premessa tranquillizzatrice, possiamo cominciare dall'inizio: l'attraversamento del tetro confine turkmeno-iraniano si rivela più complicato del previsto ancora una volta grazie alla simpatica ambasciata turkmena in Uzbekistan, la quale mi obbliga - scrivendomelo come clausola sul visto - ad attraversare la poco frequentata frontiera di Artiq, a 120km ad est di Ashgabat, dove l'evidente poca dimestichezza con i passaporti occidentali prolunga la mia attesa nella squallida sala d'aspetto di entrambi i lati ben oltre le 4 ore: i turkmeni come al solito sono ossessionati dalle foto - controllate e ricontrollate mille volte – fino a che, appurato che non ho foto della loro stramaledetta capitale o di donne/uomini/bestie nudi, mi fanno passare dall'altra parte, dagli ancor più paranoici iraniani.
Essendo l'unico europeo vengo subito preso da parte ed esaminato separatamente dalla valanga di locals e, mentre la cosa è solitamente è positiva, dato che gli occidentali in genere vengono sbolognati più rapidamente, qui invece è negativa, perchè vengo subito torchiato da tre gentili ma curiosi agenti di frontiera a cui la mia presenza qui puzza di bruciato: cosa ci vieni a fare in Iran? Dove vai? Che città vuoi visitare? Perchè non hai preso un aereo per tornare in Italia? Perchè hai uno stampo malese sul passaporto? Perchè hai un visto di 120 giorni per la Cina? (ma soprattutto) Sei mai stato in Israele?

Rispondo pazientemente ad ogni domanda, mentre un gentile tarchiatello esamina per l'ennesima volta la macchina fotografica alla ricerca di foto compromettenti ed asciugandomi a sua volta con cento domande del cazzo: Cos'è sta foto? Perchè hai fotografato questo palazzo? Se sei stato in Kazakistan perchè non ci sono foto del Kazakistan?

Ribatto annoiato ad ogni questione mentre nell'altra stanza li vedo armeggiare con passaporto, carta, penna ed una cartina del mondo per verificare se le date dei miei visti ed il percorso che dichiaro di aver fatto sono compatibili. Ovviamente lo sono, così mi lasciano andare scusandosi sinceramente per la lunghezza della procedura ed augurandomi buona permanenza, chiaramente non prima di un'approfondita ispezione dei miei bagagli (cos'è questo? IL SAPONE, CRISTODDIO!!!).

Nozioni preliminari
Ci sono tre cose che bisogna imparare tempo zero appena si mette piede in Iran:
1) Leggere i numeri: anch'essi sono scritti in alfabeto persiano, ma per confondere un po' le idee, al contrario delle lettere, si leggono da sinistra verso destra. Indispensabile saperli leggere quando per esempio ti trovi davanti l'autobus numero ۶۴ (64) mentre tu invece devi prendere il ۵۲ (52).
2) Saper gestire i soldi: la valuta iraniana è il rial (19.000 rial per 1 dollaro) ma nessuno ragiona in rial, tutti parlano di Tomans, che valgono 1/10 di rial. Quindi se ti dicono che una cosa costa 1000, in realtà devi cacciare fuori la banconota da 10.000, perchè quest'ultime sono espresse in rial.
3) I bancomat non funzionano: con le carte di credito europee non andrete lontano, quindi bisogna portarsi dietro dollari o euri e cambiarli in loco (questo a dire il vero è bene saperlo PRIMA di entrare in Iran!)

In realtà ci si abitua alla svelta ai primi due punti e finora non ho incontrato nessuno così stupido da andare in confusione per più di un paio d'ore dall'ingresso nel paese o che non sapesse la storia dei bancomat (a parte una giapponesina che però la perdoniamo perchè è così carina...)

Mashhad, Iran (Km.24483). La prima tappa iraniana è la città santa di Mashhad, nel nord-est del paese, dove – come caldamente consigliato da più parti – inizio la gioiosa pratica del Couchsurfing.
I primi ad ospitarmi sono una coppia di hippies in salsa persiana, con il marito – Mohammed – che oltre ad essere ovviamente vegetariano ha anche recentemente abbandonato l'uso della telefonia cellulare in quanto le onde disturbano le api (?!?!?).
Il suo sogno è aprire una comunità autosufficiente in qualche area remota e finora si è spostato solo per attendere corsi di yoga in India ed ha mancato per un pelo un giro in Italia per una conferenza di breathariani, gente fuori di melone che sostiene che è possibile nutrirsi esclusivamente di luce ed aria.
Stranezze a parte, i due fricchettoni ci stanno dentro e ricalcano i rumors circa l'estrema ospitalità iraniana: cinque persone contattate su couchsurfing.org, quindici risposte. Tra questi decido di incontrare anche la famiglia G.*, due sorelle ribelli ed un fratello regolare che si occupano di me portandomi a destra e a sinistra solo per il puro piacere di incontrare gente di cultura diversa e che tempo un paio d'ore mi han già presentato ad una nutrita batteria di amici tra cui un ex scrittore per la Lonely Planet che sostiene di esser riuscito a visitare Israele, nonostante la cittadinanza iraniana, tramite una serie di agganci col consolato danese e H., un altro tizio che si offre di portarmi nell'area teoricamente interdetta ai non-musulmani dell'Holy Shrine, la principale attrattiva di Mashhad, un santuario che custodisce le spoglie dell'Imam Reza, un tizio assassinato mille anni fa, ma che i musulmani piangono tutt'oggi come se gli fosse morto il gatto il giorno prima.

Allo Shrine ci ero già stato per i fatti miei, ma me l'ero menata ad entrare nell'area proibita in quanto non sapevo come muovermi: quello è l'ingresso per gli uomini? E' qua che mi devo togliere le scarpe? E se qualcuno mi fa domande?
H. giustamente mi fa notare che 1) come fanno a sapere che non sono iraniano e/o musulmano? La maggioranza degli iraniani ha i tratti somatici esattamente uguali ai nostri e 2) e pure se mi fermano cosa dovrebbe succedere, mi sculacciano?
Così il giorno dopo torno al mausoleo con le istruzioni di seguirlo, stare zitto e fingermi sordomuto se qualcuno mi rivolge la parola. La tattica funziona, così riesco a vedere la parte bella dello Shrine (l'area gentilmente concessa a noi infedeli in realtà non è niente di che) con sale ricoperte di migliaia di minuscoli specchi e porte dorate che i fedeli baciano e riveriscono come reliquie, per poi raggiungere la gabbia che protegge la tomba dell'Imam, dove uomini, donne, vecchi e bambini si accalcano con foga nel tentativo di toccare e possibilmente baciare l'importante struttura. (...continua...)

* Ometto i nomi perchè organizzare appuntamenti via internet in Iran è illegale (tranne “Mohammed” tanto ce ne sono così tanti che valli a beccare...)

La gabbia che contiene la tomba dell'Imam Reza nell'Holy Shrine (da internet)

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