domenica 15 luglio 2012

Mi dovete mollare!!!

Tashkent, Uzbekistan (Km 22258). Ci risiamo. Ancora una volta mi ritrovo impantanato in un posto dove non ho più niente da fare o vedere a causa di lungaggini e problemi burocratici completamente inutili riguardanti i vari visti ed è già la terza volta che succede in questo viaggio: escludendo i tempi strettamente tecnici ho dovuto sprecare 5 giorni a Shanghai, almeno 10 giorni in Kazakistan, da cui non potevo uscire prima del 25 giugno e adesso per colpa dei turkmeni rischio di rimanere qua a Tashkent un'altra settimana ad aspettare il loro visto di trasito di merda che ci mette 20 giorni – non uno di meno – per essere emesso ed il ventesimo giorno scade lunedi, poi però non posso passare la frontiera prima di venerdì prossimo, a meno di non riuscire a convincere quel simpaticone dell'omino dei visti ad anticipare le date di un paio di giorni.
Insomma problemi... avevo addirittura anticipato il mio rientro nella capitale illudendomi che quel maledetto adesivo fosse pronto con qualche giorno d'anticipo, ma niente, il ciccione buontempone dell'ufficio consolare dice che bisogna aspettare. Ma aspettare cosa diosanto? Probabilmente hanno le mie scartoffie nel secondo cassetto della scrivania, ma non c'è verso di fargliele tirar fuori prima di lunedì perchè...? Boh, perchè si, così è deciso, l'udienza è tolta.

Mazar-i Sharif, Afghanistan
Che poi il Turkmenistan è li in mezzo e non c'è modo di saltarlo se si vuole tornare in Europa via terra dall'Asia Centrale, a meno di non bypassarlo attraverso l'Afghanistan, cosa che ho seriamente preso in considerazione, dato che ottenere un loro visto è nettamente più semplice e mi avrebbe permesso di vedere Mazar-i Sharif, un posto della madonna appena oltre il confine Uzbeko, ma poi sarei dovuto andare fino ad Herat, a due giorni di strada attraverso le montagne, strada che però pare imbottita di posti di blocco talebani e tutti noi sappiamo quanto costoro non abbiano in simpatia gli occidentali in generale ed i mangiapizza in particolare, ci manca solo che mi tocca fare un video-appello a Napolitano chiedendo di essere liberato in cambio del ritiro delle truppe spaghettivore da Kabul, cosa che farei anche volentieri, ma di certo non sotto la minaccia di un AK-47 talebano, ergo cicciaculo, mi tocca aspettare i turkmeni.

Tutto questo è tedioso non solo per l'attesa in se, quanto per il fatto che ora mi toccherà farmi di fretta Iran e Turchia, o perlomeno scegliere di farne solo una delle due per bene e dare solo un'occhiata all'altra. Ovviamente ho scelto di fare l'Iran per bene e rimandare a malincuore un'esplorazione approfondita della Turchia a data da destinarsi, senza contare che per il post-Istanbul rinuncerò giocoforza ad un rientro attraverso i balcani, per optare per un più breve percorso attraverso il nord della Grecia oppure Bulgaria/Macedonia, con traghetto per Ancona preso da Patrasso o più probabilmente da Durazzo, in Albania.

Bene, questo è quanto, ci risentiamo quindi dal Turkmenistan dove vi darò un'idea di che razza di gabbia di matti è quel posto e sul perchè non c'è da aspettarsi niente di buono dalla loro classe dirigente, inclusi – come ho avuto modo di constatare personalmente - i loro rappresentati all'estero, ovvero le ambasciate.
Linea verde: strada che mi tocca fare attraverso il Turkmenistan
Linea rossa: strada che non s'ha da fare in Afghanistan

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