mercoledì 29 settembre 2010

Il paradiso del nonno-surfer

Ho fatto ciao ciao con la manina a Dili e Timor Est in mattinata, raggiungendo Kupang, capoluogo indonesiano della parte occidentale dell'Isola, dopo 12 noiose ore di minibus, rese solo un po' frizzanti dall'attraversamento della frontiera tra Timor Est e Indonesia, con le sue ridicole formalità burocratiche (era perfino previsto che cambiassimo minibus perchè quello con targa est-timorense non poteva entrare in Indonesia e viceversa).
Dopo essere diventato improvvisamente milionario cambiando 300US$ in circa 3 milioni di Rupie Indonesiane (una mazzetta di banconote che non ci stava fisicamente nel portafoglio!) e aver percorso a ritmo tutt'altro che sostenuto le poche centinaia di chilometri rimanenti, arriviamo in serata a Kupang, torrida e sonnolenta cittadina famosa per essere stata la meta finale del capitano Blight, al termine del rocambolesco viaggio successivo all'ammutinamento del Bounty.
Lungi dal destare entusiasmi anche dopo un'approfondita esplorazione, Kupang impone un'immediato piano di fuga. In effetti le attrattive in città sono praticamente nulle, e per fortuna che il mitico Bar Lavalon, gestito dal disco-nonno che impazzisce per la House e la Chillout, offre birra gelida a fiumi e la connessione wi-fi più veloce dell'Asia meridionale.
Per carità, cazzeggiare su internet scolandomi ettolitri di Bintang è un'attività gradevole, ma di sicuro non ho bisogno di venire fino ad uno degli angoli più remoti dell'Indonesia per farlo, ergo, approfittando anche del fatto che di navi per Flores, la mia prossima meta, ce n'è una alla settimana e la prossima sarebbe stata fra quattro giorni, decido di migrare per qualche tempo nella vicina Isola di Rote, apparentemente uno dei posti più rilassanti dell'arcipelago.
Si parte di buon'ora verso il porto e in neanche un'ora di barca sono a Ba'a, paesello principale di Rote, dove vengo intercettato da un cazzo di nonno surfer australiano, che nel frattempo ha raccattato per strada altri tre giovincelli, un californiano musone e due crucchi entusiasti del nuovo giocattolo da loro appena scoperto  (la tavola da surf). L'allegra compagnia da noi composta affitta un bemo* e, dopo un paio di terrificanti ore passate a trattenere lo sbocco a causa della strada dissestata e a sorbirmi l'asciugo dei due crucchi che si sentivano in obbligo di raccontare inverosimili aneddoti surfistici, arriviamo finalmente a Nemberala, la capitale (o l'ospizio, se vogliamo) del nonno-surfer.
Effettivamente non si può negare che Nemberala sia un posto calmo: per strada non c'è un'anima viva, e l'enorme spiaggiona sembra che l'abbiano messa li solo per me. Alla guesthouse di Mister Thomas, un vecchietto che è nettamente il numero 1, vengo viziato con della pappa di altissima qualità e poco importa se non c'è acqua corrente e la luce elettrica  funzioni solo nelle ore notturne (terrificante quando alle 6 del mattino si spegne il ventilatore e cominci a pezzare come una bestia), che siamo noi, dei fichetti? Che, abbiamo scovato Nemberala sul catalogo Valtour? Ecco, allora vediamo di non rompere i coglioni al buon Mister Thomas!
In serata vengo poi invitato, assieme al californiano musone e ad un'altra yankee che assomiglia in una maniera impressionante a Charlize Theron nei panni di Aileen Wuornos in Monster, ad una specie di festicciola a casa di una improponibile batteria di nonni surfers, i classici simpa della cumpa che, non arrendendosi all'età anagrafica, continuano a comportarsi come se fossero ancora degli sbarbati nella Summer of Love, risultando quantomeno grotteschi.
Beh insomma diciamo tutto carino e rilassante, ma dopo un po' uno si rompe anche le palle, (a meno di non essere un nonno-surfer ovviamente) si torna quindi a Kupang pronti per partire verso la meta successiva: l'isola di Flores.

*Bemo: una specie di piccolo mini-bus che funge da trasporto pubblico.

L'americana nella sua abituale attività di serial killing


Album collegato: Indonesia

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