Si fa presto a dire Tutuala...
La partenza col nostro poderoso Toyota 4x4 è fissata per un non proprio beneaugurante venerdì 17.
Ho detto "nostro" Toyota perchè nel frattempo ho trovato una manciata di scappati di casa che vogliono dividere viaggio (e soprattutto spese) con me. In un paese dove il turismo sfiora lo zero (le uniche presenze occidentali paiono essere i soldati delle Nazioni Unite in missione di Peacekeeping) trovare ben tre compagni di viaggio non è male, dato che solo dei veri randagi quali noi siamo possono preferire Timor Est ai Full Moon Party thailandesi o mete affini.
Nella batteria, oltre al sottoscritto, annoveriamo:
Mark, l'australiano di Surfers Paradise, ex tecnico di condizionatori d'aria, un giorno si rompe i coglioni, si licenzia e parte per il Sudamerica. Viaggia verso nord fin quasi gli Stati Uniti, si sposta in Europa, attraversa lo Stretto di Gibilterra e va in Marocco, andando verso sud finchè non si ritrova in Ghana. A quel punto finisce i soldi, torna in patria, lavora un altro annetto e ora vuole ritornare in Europa (ovviamente via terra/mare) partendo proprio da Timor Est. Inoltre è nato il mio stesso giornomeseanno. Pazzesco se ci pensi!
Tom, neozelandese di Wellington, questo è ancora più randagio: il suo obiettivo è fare il giro del mondo in bicicletta, ha già girato la madrepatria e l'Australia, ora è pronto per risalire l'Asia. Ha sentito anche lui le voci circa le precarie condizioni stradali, viene in macchina con noi per verificare di persona il manto stradale e studiare la fattibilità dell'impresa in bici. Segni particolari: il suo bagaglio consiste in 2 (due) magliette, 1 (un) pantaloncino, attrezzi e ricambi per la bici e un Macintosh portatile che da solo pesa più di tutto il resto. Non si hanno notizie di mutande di scorta.
Rhys, australiano di Perth, dopo aver passato l'ultimo anno a fare volontariato in India, si concede un'ultima vacanza prima di tornare alla civiltà e alla routine. E' il saputello della combriccola.
Interessante inoltre notare come nessuno dei quattro sappia dare una motivazione razionale alla propria presenza sul suolo timorense: le risposte alla domanda "come cazzo ti è venuto in mente di venire qui?" spaziano dal "Why not?" di Tom al "Mi piaceva il nome" di Mark, per poi passare attraverso la mia illuminazione in Cavenagh St. fino ad un improbabile "Ho sempre sognato di venirci" sparato da Rhys, la cui risposta suscita tanta ilarità da scatenare una rappresaglia di coppini all'indirizzo del nostro nuovo amico del Western Australia.
Logicamente, essendo venerdi 17, non poteva mancare la canonica sfiga-of-the-day: il Giro di Timor Est, un'impresa per ciclisti fuori di melone che a bordo delle loro mountain bike scannano di cristo, sfidando le temperature non propriamente fresche della zona, per arrivare primi al traguardo nel vialone principale di Dili, che per l'occasione verrà chiuso al traffico paralizzando la viabilità.
Ovviamente l'autonoleggio dove avrei dovuto ritirare il Land Cruiser è proprio sulla strada principale, dovrò quindi spararmi almeno 3km a piedi sotto un sole assassino solo per poter mettere in moto il mezzo. Come se non bastasse, il traffico congestionato dalla chiusura dell'arteria principale farà in modo che ci metta 2 ore per fare 2km (giuro!), prima di poter caricare i compari e partire in direzione est.
Ho detto "nostro" Toyota perchè nel frattempo ho trovato una manciata di scappati di casa che vogliono dividere viaggio (e soprattutto spese) con me. In un paese dove il turismo sfiora lo zero (le uniche presenze occidentali paiono essere i soldati delle Nazioni Unite in missione di Peacekeeping) trovare ben tre compagni di viaggio non è male, dato che solo dei veri randagi quali noi siamo possono preferire Timor Est ai Full Moon Party thailandesi o mete affini.
Nella batteria, oltre al sottoscritto, annoveriamo:
Mark, l'australiano di Surfers Paradise, ex tecnico di condizionatori d'aria, un giorno si rompe i coglioni, si licenzia e parte per il Sudamerica. Viaggia verso nord fin quasi gli Stati Uniti, si sposta in Europa, attraversa lo Stretto di Gibilterra e va in Marocco, andando verso sud finchè non si ritrova in Ghana. A quel punto finisce i soldi, torna in patria, lavora un altro annetto e ora vuole ritornare in Europa (ovviamente via terra/mare) partendo proprio da Timor Est. Inoltre è nato il mio stesso giornomeseanno. Pazzesco se ci pensi!
Tom, neozelandese di Wellington, questo è ancora più randagio: il suo obiettivo è fare il giro del mondo in bicicletta, ha già girato la madrepatria e l'Australia, ora è pronto per risalire l'Asia. Ha sentito anche lui le voci circa le precarie condizioni stradali, viene in macchina con noi per verificare di persona il manto stradale e studiare la fattibilità dell'impresa in bici. Segni particolari: il suo bagaglio consiste in 2 (due) magliette, 1 (un) pantaloncino, attrezzi e ricambi per la bici e un Macintosh portatile che da solo pesa più di tutto il resto. Non si hanno notizie di mutande di scorta.
Rhys, australiano di Perth, dopo aver passato l'ultimo anno a fare volontariato in India, si concede un'ultima vacanza prima di tornare alla civiltà e alla routine. E' il saputello della combriccola.
Interessante inoltre notare come nessuno dei quattro sappia dare una motivazione razionale alla propria presenza sul suolo timorense: le risposte alla domanda "come cazzo ti è venuto in mente di venire qui?" spaziano dal "Why not?" di Tom al "Mi piaceva il nome" di Mark, per poi passare attraverso la mia illuminazione in Cavenagh St. fino ad un improbabile "Ho sempre sognato di venirci" sparato da Rhys, la cui risposta suscita tanta ilarità da scatenare una rappresaglia di coppini all'indirizzo del nostro nuovo amico del Western Australia.
Logicamente, essendo venerdi 17, non poteva mancare la canonica sfiga-of-the-day: il Giro di Timor Est, un'impresa per ciclisti fuori di melone che a bordo delle loro mountain bike scannano di cristo, sfidando le temperature non propriamente fresche della zona, per arrivare primi al traguardo nel vialone principale di Dili, che per l'occasione verrà chiuso al traffico paralizzando la viabilità.
Ovviamente l'autonoleggio dove avrei dovuto ritirare il Land Cruiser è proprio sulla strada principale, dovrò quindi spararmi almeno 3km a piedi sotto un sole assassino solo per poter mettere in moto il mezzo. Come se non bastasse, il traffico congestionato dalla chiusura dell'arteria principale farà in modo che ci metta 2 ore per fare 2km (giuro!), prima di poter caricare i compari e partire in direzione est.
Prima tappa del tour è Baucau, il secondo centro del paese, in realtà poco più che un paesello posto al termine di una spettacolare strada costiera che sembra uscita da una cartolina della Grecia. Arriviamo a destinazione quando è così buio da rendere improponibile anche solo l'idea di proseguire oltre (l'illuminazione stradale è inesistente e le buche stradali unite agli animali che vagano sulla via rendono il tutto piuttosto pericoloso).
Il mattino seguente, dopo un'abbondante colazione offerta dai padroni del bungalow sulla spiaggia che abbiamo affittato per la notte, ci dirigiamo verso Com, l'unico centro che si può definire "turistico" a Timor Est, essendo la meta preferita dai funzionari dell'Onu (ribattezzati nel frattempo "UN Cunts", per il loro modo spericolato di guidare sulle strette vie timorensi) alla ricerca di relax.
Il mattino seguente, dopo un'abbondante colazione offerta dai padroni del bungalow sulla spiaggia che abbiamo affittato per la notte, ci dirigiamo verso Com, l'unico centro che si può definire "turistico" a Timor Est, essendo la meta preferita dai funzionari dell'Onu (ribattezzati nel frattempo "UN Cunts", per il loro modo spericolato di guidare sulle strette vie timorensi) alla ricerca di relax.
Com in realtà non è nient'altro che una stradina lunga circa 300 metri e larga appena per far passare il nostro Land Cruiser, con ai lati una dozzina di bungalows e un ristorante. Qui conosciamo una batteria di nonni motociclisti australiani, capitanati dal capo-nonno, un nasone che va bullandosi della sua conoscenza della rete viaria timorense e che ci da un paio di dritte utili, segnalandoci tra l'altro la una pittoresca scorciatoia che ci reimmette sulla strada principale, portandoci fino a Tutuala, all'estremità orientale dell'isola.
Tutuala è separata da Tutuala Beach da un terrificante sterrato (peggio che una mulattiera) che ci fa apparire le precarie condizioni stradali viste in precedenza come risibili bucherelle nel terreno, ma la figata di posto che ci attende alla fine, vale ogni sforzo: trattasi di minuscolo villaggetto di pescatori, quattro bungalows e un mare e una spiaggia della madonna, in cui non ci siamo che noi. Gli autoctoni ci rifocillano con un barracuda che sarà stato lungo un metro e mezzo dopodichè decidiamo di accamparci in spiaggia per passare la notte. Unica pecca del posto: zero birra!
Abbiamo rimandato al giorno dopo la gita a Jaco Island, un'isoletta poco al largo della costa, che anche da lontano pare essere un posto della madonna, peccato che non abbiamo fatto i conti col fatto che i pescatori, gli unici che avrebbero potuto portarci fin la, durante il giorno sono a pesca. A malincuore decidiamo quindi di tornare a Dili, ponendo fine alla prima metà del tour.
Abbiamo rimandato al giorno dopo la gita a Jaco Island, un'isoletta poco al largo della costa, che anche da lontano pare essere un posto della madonna, peccato che non abbiamo fatto i conti col fatto che i pescatori, gli unici che avrebbero potuto portarci fin la, durante il giorno sono a pesca. A malincuore decidiamo quindi di tornare a Dili, ponendo fine alla prima metà del tour.
Io su una non meglio precisata spiaggia lungo il tragitto |
Album collegato: Timor Est
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