venerdì 17 settembre 2010

Ambasciata indonesiana grandi figli di bottana

Sbattimenti. Inauditi sbattimenti. Gli indonesiani a Timor Est non sono mai stati famosi per la loro tenerezza e l'impressione è che, anche dopo 8 anni dall'indipendenza, tendano a rompere i coglioni più del dovuto tramite la loro ambasciata a Dili.
Andiamo con ordine: la missione del giorno era ottenere un semplicissimo visto turistico per proseguire il viaggio verso l'Indonesia, una volta lasciata Timor Est. Il padrone dell'ostello, un cicciottello inglese con la faccia da babbo che non si sa bene come sia finito da ste parti, mi aveva già messo in guardia circa la non particolare solerzia dei dipendenti dell'ambasciata, che fanno di tutto per rendere complicate anche le cose più semplici.
Dimenticatevi il bellissimo visto turistico elargito in scioltezza all'aeroporto per i turistelli che arrivano a Bali. Qua per entrare via terra da Timor bisogna sudarselo l'agognato sticker della "Republic of Indonesia".
Innanzitutto la fototessera. E voi direte, vabbè una fototessera è una fototessera... e no! Qua, chissà per quale arcana ragione, la fototessera deve avere lo sfondo rosso! Ma va bene, facciamo sta foto con sfondo rosso, pas de problems, se non fosse che questa foto con sfondo rosso non te l'appiccicano sul tuo plico di scartoffie tanto facilmente: già avevo capito l'andazzo, mi presento quindi al mattino presto, puntuale per l'apertura dell'ambasciata, peccato non avessi fatto i conti con la lista d'attesa. Solo i primi 50 fortunati, come nella migliore delle reclame della eminflex, potranno avere il dubbio piacere di entrare nei meandri della burocrazia diplomatica indonesiana.
Il giorno dopo non mi fregano mica. A sto giro mi presento all'alba, e fra spintoni e un caldo già torrido riesco a scrivere il mio nome sulla mitica waiting list dell'ambasciata (a nulla erano valsi i tentativi di corruzione della integerrima guardia al di la del cancello per scrivere il mio nome al posto mio in cambio di una manciata di dollari).
Beh insomma tutta sta fatica e non siamo neanche a metà dell'opera: ora bisogna attendere con pazienza che un funzionario ci chiami uno ad uno, poi entrare, compilare un'altra quintalata di moduli e soprattutto cercare di convincere l'omino dello sportello a farti un visto di 60 giorni anzichè dei canonici 30. Questo allora se ne viene fuori con delle domande deliranti circa uno sponsor che avrei dovuto avere in Indonesia, sponsor che ovviamente non ho, alla fine riesco ad accontentarlo scrivendo una lettera in cui dichiaro dove andrò, cosa farò e soprattutto quando me ne andrò dal paese.
Finalmente la formalità è chiusa, 45$, grazie e arrivederci fra 5 giorni lavorativi.
Tutto con estrema calma.

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