mercoledì 25 luglio 2012

Sono Pazzi Questi Turkmeni - Prima parte (L'arrivo)

Il pre-partenza da thrilling - con visto ottenuto 4 ore prima della partenza del treno verso Bukhara, dove poi avrei proseguito verso il confine turkmeno - spezza la monotonia dell'ennesimo giorno sprecato a Tashkent in attesa di levare le tende verso nuovi orizzonti.
Ormai mi ero già rassegnato a vedermi rimbalzato dalla non certo incoraggiante ambasciata turkmena, cosa che mi avrebbe forzato a prendere un aereo per l'Iran rovinando irrimediabilmente la mia traversata overland verso la nebbia padana; invece contro ogni previsione, all'ultimo secondo utile, da Ashgabat danno l'ok: ci hanno pensato su per 24 giorni, ma alla fine han sentenziato che sono degno di avere un visto di ben 5 giorni per attraversare il Turkmenistan! Grazie, quale onore... 35 dollari, arrivederci e grazie.

La buona novella, arrivata contemporaneamente anche per un'altro manipolo di disperati ormai rassegnati anch'essi a cambiare i propri piani, causa scene di entusiasmo collettivo, bocce di champagne che partono, esultanze da gol nel derby... ma non c'è tempo, almeno per me, di perdere ulteriore tempo in fregnacce, come detto c'è un treno che avevo prenotato giorni prima scegliendo una data a caso che mi aspetta sul binario 5 della stazione di Tashkent, pronto ad appropinquarmi all'agognato posto di confine.

Una volta sceso a Bukhara ed aver rimediato un passaggio a Karakul, tocca prendere un taxi per percorrere il breve tragitto verso la frontiera di Farab, dove il cocchiere fa incominciare la solita tarantella:

- Atkuda? (da dove vieni)
- Italia
- Ah, Italia! MAFIA!
- See, tua sorella, dai portami al confine che c'ho premura (non dicevo la parola “premura” dal 1991)

Dopo qualche decina di minuti si arriva al confine, ma nonostante siano già le 10 del mattino i due John Rambo messi a guardia dell'ambaradan han deciso di lasciare tutti fuori, alchè gli chiedo in russo maccheronico qualcosa tipo: "sentimaaaaa, quand'è che apre la baracca?"
La risposta è in realtà la solita domanda:

- Atkuda?
- Italia
- Ah, Italia! MARIO BALOTELLI!
- Ma tuo cugino di terzo grado è Mario Balotelli, dai adesso apri sto cancello o la dobbiamo fare difficile?

Sempre detto che ogni tanto basta chiedere: la presenza di un esotico mangiapizza evidentemente mette il Sergente Hartman di buon umore e cosi il cancello magicamente si apre (se stavo ad aspettare che gli uzbeki in fila chiedessero di aprire saremmo tutti ancora la!) quindi - dopo essermi sparato sti 2km a piedi nella torrida No-men's land – arrivo nel lato turkmeno della frontiera, dove sembra che non abbiano mai visto un passaporto straniero in vita loro ed allora ovviamente indagano:

- Atkuda?
- Italia
- Ah, Italia! MAMMA MIA!
- Si, la mamma tua mi deve ancora il resto, adesso posso andare o qualcun altro dei tuoi colleghi vuole dare un'occhiata ai documenti?

E allora finalmente sono in Turkmenistan. Ehi ma aspetta un momento, in realtà mi ritrovo letteralmente in mezzo al deserto più caldo ed assassino che si possa immaginare. L'unico tassinaro arrivato fin qua a caccia di clienti sa che se non tira su me stasera non mangia e io so che se non vado con lui rimango li in mezzo alla sabbia ed agli scorpioni come un pirla fino a domani mattina.

- Atkuda?
- Italia
- Ah, Italia! ADRIANO CELENTANO!
- Si zio, come dici tu, perٍo vero che mi porti a Mary, 350km più a sud, per 5 dollari?

Ci accordiamo per 10 e, riempita la macchina con altri locals, si parte col preciso intento di vedere quanto più Turkmenistan possibile nel poco tempo concessomi dalle autorità.

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