sabato 11 agosto 2012

Non dite a mamma che sono in Iraq - Seconda Parte. L'arrivo

L'Iraq - kurdo o arabo che sia - non è certo una delle mete più gettonate del turismo di massa degli ultimi decenni. Tre guerre in trent'anni (Guerra Iran-Iraq, Guerra del Golfo ed invasione americana del 2003) hanno allontanato anche i randagi più incalliti, ecco perchè trovare informazioni su dove andare, come muoversi e dove alloggiare è più difficile del solito ed ecco anche perchè in questa occasione, oltre a scrivere le mie solite cazzate, aggiungerò anche delle info utili raccolte sul campo. Persino la Lonely Planet dell'Iraq, pur esistendo, è del tutto inutile: fondamentalmente parla di quanto sarebbe bello visitare le rovine di Babilonia o le moschee di Najaf se non fosse che rischiereste di venire rapiti od ammazzati ad ogni sospiro e persino il Kurdistan viene liquidato in un paio di paginette scritte leggendo resoconti su internet giusto per riempire qualche riga.

E alura ghe pensi mi - come dicono dalle mie parti – a cercare di fare un po' di luce sulla situescion.

Dunque, tanto per cominciare, provenendo da Tehran, la prima tappa è giocoforza la città di Sanandaj, a circa 7 ore di bus ad ovest della capitale, nel Kurdistan Iraniano. Ci si arriva partendo  in mattinata dalla Stazione Ovest dei bus di Tehran, mentre  l'unico bus per l'Iraq parte da Sanandaj alle 7.30 del mattino seguente (per info il n. iraniano è 09121820723) per la folle cifra di 270.000 Rial (14 dollaronzi).
I 130 chilometri che mi separano da Marivan, la città ad un tiro di sputo dal confine iracheno, passano con una lentezza esorbitante attraverso stradine di montagna in cui il nostro lamierone non può certo fare miracoli, fortunatamente però le formalità doganali si rivelano fulminee, decisamente la frontiera più veloce che abbia attraversato in questo viaggio: gli iraniani stavolta mi risparmiano ore di perquise inutili e mi piazzano un bello stampo di uscita in 20 secondi netti, mentre gli iracheni ci mettono giusto un po' di più solo perchè becco l'unico poliziotto iracheno che sa parlare italiano, essendosi rifugiato a Perugia durante la guerra.

E qui i casi sono due:
O il nostro Alì Babà era il fornitore ufficiale di bamba di Amanda Knox e Rudi Guedè e, vista la situazione bollente, ha preferito una vita da sbirro in Iraq ad una da carcerato in Italia (guardacaso è tornato proprio 5 anni fa...)
oppure
Vivere in Italia è così una merda che si sta meglio in Iraq.

Comunque sia, nel giro di cinque minuti vengo omaggiato a titolo assolutamente gratuito di un bellissimo stampo della Republic of Iraq, valido per 15 giorni e solo per la regione del Kurdistan (non ci provate ad andare a Baghdad con quello! Anzi, non ci provate ad andare a Baghdad in ogni caso!)

Sulaymaniyah, Iraq (Km.27630). I tassinari iracheni devono avere uno strano concetto di "economico", visto che quando chiedo ad uno di loro di portarmi in un "cheap hotel" questo mi molla davanti al "Palace" da 95$ a notte, una cifra che non rientra esattamete nel budget giornaliero, mi tocca quindi una rapida investigazione nei dintorni alla ricerca di qualcosa di più abbordabile, la quale conferma i miei timori della vigilia: questo non è un posto a buon mercato.
Di ostelli ovviamente non v'è nemmeno l'ombra (e non potrebbe essere altrimenti) e la branda meno dispendiosa che riesco a rimediare è al Chrakhan Hotel di Salim Street che mi offre una doppia con balcone, aria condizionata, tv, frigorifero e internet veloce a 25.000 dinari a notte (20 dollari) che se vogliamo è niente, ma che basta a sputtanarmi il monte spese giornaliero, assieme ai prezzi pazzi applicati dai tassinari, che non ti fanno nemmeno salire in macchina per meno di 3000 dinari (2,5$)... i tempi della cuccagna iraniana sono decisamente finiti!

Il cortile del Red Intelligence Museum
(Photo by Miroslaw Gorecki da internet)
Girando per le strade di Sulaymaniyah si fa comunque parecchia fatica a credere di essere nello stesso paese visto tante volte in tv per i motivi che tutti sappiamo e non solo perchè la situazione è assolutamente tranquilla, ma soprattutto per una questione ambientale: strade larghe e pulite, palazzi relativamente in ordine, gente cortese, assenza quasi totale di militari, se si escludono quelli a guardia dei palazzi più importanti, come quello che ospita forse la maggior attrattiva del luogo, l'Amna Suraka Museum (o Red Intelligence Museum), il tetro ex quartier generale del Ba'ath - il partito di Saddam Hussein - ai tempi adibito anche a prigione dove i kurdi venivano regolarmente imprigionati, torturati ed uccisi.
Ovviamente con la sfiga che ho, arrivo proprio di venerdi - che equivale alla nostra domenica - ed il museo e tutto l'ambaradan sono chiusi, anche se non faccio una gran fatica a convincere lo scorbutico soldato di guardia a farmi fare un giretto perlomeno nel cortile ed all'interno degli edifici per scattare qualche foto.
Nel pomeriggio mi muovo verso Erbil, la capitale del Kurdistan Iracheno.
(...Continua...)

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