giovedì 9 agosto 2012

Se Tehran avesse lu mari sarebbe una piccola Bari

Tehran, Iran (Km.26863). L'arrivo nella fantomatica capitale mondiale del terrore si rivela piuttosto blando in termini di emozioni: Tehran è brutta, sporca, caotica e rumorosa, mentre l'unico terrore che può derivare da questo luogo è quello che si prova mentre si attraversa la strada: avevo già accennato alla spericolatezza degli iraniani al volante, ma qui si esagera!
Strade larghe, traffico impazzito, motorini che sbucano ovunque, autobus che procedono contromano e nessuno – dico nessuno! - che mai si fermerà per farvi passare (l'unica volta che è capitato, il tipo che si è fermato è stato tamponato e a momenti per il rinculo mi stirava la coreana con la faccia rotonda conosciuta a Shiraz!).
Come fare dunque per non essere piallati come delle assi di mogano ad ogni incrocio? In realtà il trucco è semplice: aspettare il momento giusto è inutile (non è MAI il momento giusto) quindi dovete solo buttarvi, camminare, non esitare e non fermarvi mai. Come per magia tutti i veicoli troveranno il modo di evitarvi e voi vi ritroverete incolumi dall'altro lato della strada. Se proprio non ce la fate a buttarvi alla cieca in mezzo ad un fiume di autoveicoli, aspettate che un local attraversi la strada e seguitelo passo passo.
A parte queste esperienze di quasi-morte, Tehran ha poco da offrire per essere una capitale, giusto qualche museo, un paio di monumenti di dubbio gusto, un grosso bazaar, una manciata delle solite moschee che ormai mi escono dalle orecchie... ed i murales...
Uno dei murales più
famosi di Tehran
(da internet)
Si, in realtà i murales di Tehran sono l'unica cosa che mi ha trattenuto dal prendere il primo bus per lasciare la città la mattina dopo il mio arrivo: i più numerosi sono quelli dedicati ai “martiri” delle varie guerre (soprattutto la guerra con l'Iraq degli anni '80), ci sono poi quelli puramente decorativi, quelli dedicati all'immancabile Ayatollah/Imam Khomeini e soprattutto – i più interessanti – quelli anti-americani, che si concentrano soprattutto attorno all'ex ambasciata yankee di Taleqani Street, un concentrato di “Abbasso gli USA”, Statue della Libertà con la faccia da teschio ed altre maledizioni ai diavoli a stelle e striscie in lingue ed alfabeti a me sconosciuti.
C'è persino un murales dedicato alla Madonna col Bambinello (si, a Tehran!) che ci tenevo a fotografare, ma il fatto che fosse in una zona periferica difficilmente raggiungibile me l'ha fatto saltare, obbligandomi a ritornare anzitempo nella squallida Mellat – il postaccio dove ho preso alloggio – un quartiere intero in cui le uniche attività commerciali sono rivendite di ricambi per auto e morire se si riesce a trovare uno stronzo che ti vende una boccia d'acqua.
Per cui adieu Tehran, dubito che mi mancherai...

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