Nella provincia dello Shaanxi (da non confondere con quella dello Shanxi)
Le fregnacce di Ho Si Chin
Ankang, Cina (Km.2395). La prima fase dell'avvicinamento a Xi'an avviene a bordo del treno 1608 che da Jishou porta ad Ankang, nella provincia dello Shaanxi (poi ci sarà da fare un discorso in separata sede sugli ambigui toponimi cinesi). Qui, visti i prezzi abbordabili si opta per un “Ruan Wo”, ovvero uno “Soft sleeper”, leggermente più confortevole dell'Hard sleeper provato in precedenza. Nel mio girovagare per il treno prima dell'ora della nanna mi imbatto nel vagone ristorante, dove l'aria interlocutoria di un muso bianco come me non passa inosservata: ben presto sono invitato a pasteggiare ai tavoli dal personale del ristorante, ansioso di farmi provare le loro fregnacce nonostante io tenti inutilmente di spiegare che il mio appetito è pressochè nullo.
Mi arrendo nel momento in cui mi piazzano fra le mani un menu di cui naturalmente non capisco una mazza, ma con l'aiuto di una cinesina che parla due frasi d'inglese (beh due, diciamo mezza!) riesco a farmi portare un piatto di bocconcini di carne duri come dei sassi ed una ciotola di noodles in brodo che sanno di medicina.
Ben presto divento l'attrazione della serata: vengo circondato dalle attenzioni della capa del ristorante, una tizia di mezza età il cui nome, scoprirò più tardi in un faticoso tentativo di scambiare due parole, è Hon Si Chin (o almeno credo!); un ciccione dalla faccia burlona che sembra il cuoco, anche se non si schioda mai dalla sua panca su cui passa il tempo a stizzare e gli agenti di Polizia Ferroviaria.
La zia ed i suoi compari mi guardano, parlottano, ridacchiano - “Cazzo se ridono” - penso io mentre me li immagino farsi beffe della mia palese incapacità di gestire i noodles in brodo con le bacchette.
Io sono di bocca buona, ma la sbobba che mi han rifilato è obiettivamente pessima: la simpatica Hon Si Chin sembra accorgersene e mi blinda al volo non appena, trangugiato il mio rancio, provo a congedarmi con il più classico degli “Zai Jian” (arrivederci).
“Rimani li”
“No ma io veramente...”
“Stay stay” - incalza la sua compagna di risate
"aaabbè, se proprio insistete..."
Ho Si Chin sparice e riappare dopo qualche minuto con tonnellate di riso, noodle senza brodo, altre sbobbe non meglio identificate: ormai nutrirmi pare essere diventato lo scopo della sua vita, manco fossi il figlio che non ha mai avuto.
Ringrazio con uno "Xie xie" che prova a sottintendere anche i miei timori, qualcosa tipo “grazie davvero zia ma ora mollami un attimo che sto svenendo. Oltretutto ho come l'impressione che che mi toccherà disintegrare quel grande esempio d'igiene del cesso del treno se mi mangio ancora qualche altra fregnaccia proveniente da quella cucina”.
Finalmente riesco a convincerla a gesti che è ora di basta ed è così che, al congedo finale, diventiamo uno l'idolo dell'altro. In definitiva: viva Ho si Chin. Chi ha detto che i cinesi non sono ospitali?
Robocop a mandorla
Xi'an, Cina (Km.2617). E si sbarca così dopo 3 ulteriori ore di bus a Xi'an, capitale della provincia dello Shaanxi, una città che è stata per secoli capitale dell'Impero Cinese e si vede.
Qua, a differenza delle province visitate in precedenza, è il paradiso del turista occidentale di mezza età con nipotini al seguito, rigorosamente organizzati in osceni tour guidati all-inclusive. Lo si capisce perchè all'ora di cena non invadono il quartiere musulmano come d'abitudine (pur essendo questo il paradiso della pappa tanto buona quanto economica), evidentemente rintanati in albergo a mangiare hamburger al ristorante del secondo piano.
Tanto meglio, anche perchè di ressa da ste parti ce n'è a sufficienza, soprattutto nella maggiore attrattiva della zona, ovvero il Mausoleo dell'Imperatore Qinshuhuang con relativo esercito di terracotta.
Inoltre Xi'an ci da l'ennesimo esempio di quanto il "regime" cinese sia ormai così blando da potersela prendere solo con Tuitter e Feisbuc: vi ricordate quando vi dicevo che gli sbirri neozelandesi sono inutili? Beh quelli cinesi ancora di più. Eravamo li che ci bevevamo l'ennesima Tsingtao calda nella vietta dei bar quando all'improvviso arriva una macchina della polizia in contromano (!!!) che blocca ovviamente tutto il traffico. La via è stretta e far manovra è un'impresa, così uno degli automobilisti imbottigliati s'incazza e comincia ad insultare gli omini blu i quali scendono e gli vanno a far brutto. Il tipo però è grosso e cattivo e prende ad insultarli ancor di più e la gente che fa? Prende gli sbirri e li invita a risalire per evitare loro problemi e questi che se ne vanno con le orecchie basse fra una valanga d'insulti... non c'è che dire, tosti i poliziotti cinesi! Speriamo si facciano rispettare di più in caso di vero bisogno!
Comunque ora via, verso Shanghai durante la settimana del primo maggio: ci sarà da ridere a trovare una branda disponibile!
Ankang, Cina (Km.2395). La prima fase dell'avvicinamento a Xi'an avviene a bordo del treno 1608 che da Jishou porta ad Ankang, nella provincia dello Shaanxi (poi ci sarà da fare un discorso in separata sede sugli ambigui toponimi cinesi). Qui, visti i prezzi abbordabili si opta per un “Ruan Wo”, ovvero uno “Soft sleeper”, leggermente più confortevole dell'Hard sleeper provato in precedenza. Nel mio girovagare per il treno prima dell'ora della nanna mi imbatto nel vagone ristorante, dove l'aria interlocutoria di un muso bianco come me non passa inosservata: ben presto sono invitato a pasteggiare ai tavoli dal personale del ristorante, ansioso di farmi provare le loro fregnacce nonostante io tenti inutilmente di spiegare che il mio appetito è pressochè nullo.
Nel vagone ristorante del treno 1608. In piedi Ho Si Chin, il ciccione buontempone è quello vestito di bianco e l'orrendo pasto è di fronte a me. |
Ben presto divento l'attrazione della serata: vengo circondato dalle attenzioni della capa del ristorante, una tizia di mezza età il cui nome, scoprirò più tardi in un faticoso tentativo di scambiare due parole, è Hon Si Chin (o almeno credo!); un ciccione dalla faccia burlona che sembra il cuoco, anche se non si schioda mai dalla sua panca su cui passa il tempo a stizzare e gli agenti di Polizia Ferroviaria.
La zia ed i suoi compari mi guardano, parlottano, ridacchiano - “Cazzo se ridono” - penso io mentre me li immagino farsi beffe della mia palese incapacità di gestire i noodles in brodo con le bacchette.
Io sono di bocca buona, ma la sbobba che mi han rifilato è obiettivamente pessima: la simpatica Hon Si Chin sembra accorgersene e mi blinda al volo non appena, trangugiato il mio rancio, provo a congedarmi con il più classico degli “Zai Jian” (arrivederci).
“Rimani li”
“No ma io veramente...”
“Stay stay” - incalza la sua compagna di risate
"aaabbè, se proprio insistete..."
Ho Si Chin sparice e riappare dopo qualche minuto con tonnellate di riso, noodle senza brodo, altre sbobbe non meglio identificate: ormai nutrirmi pare essere diventato lo scopo della sua vita, manco fossi il figlio che non ha mai avuto.
Ringrazio con uno "Xie xie" che prova a sottintendere anche i miei timori, qualcosa tipo “grazie davvero zia ma ora mollami un attimo che sto svenendo. Oltretutto ho come l'impressione che che mi toccherà disintegrare quel grande esempio d'igiene del cesso del treno se mi mangio ancora qualche altra fregnaccia proveniente da quella cucina”.
Finalmente riesco a convincerla a gesti che è ora di basta ed è così che, al congedo finale, diventiamo uno l'idolo dell'altro. In definitiva: viva Ho si Chin. Chi ha detto che i cinesi non sono ospitali?
Robocop a mandorla
Xi'an, Cina (Km.2617). E si sbarca così dopo 3 ulteriori ore di bus a Xi'an, capitale della provincia dello Shaanxi, una città che è stata per secoli capitale dell'Impero Cinese e si vede.
Qua, a differenza delle province visitate in precedenza, è il paradiso del turista occidentale di mezza età con nipotini al seguito, rigorosamente organizzati in osceni tour guidati all-inclusive. Lo si capisce perchè all'ora di cena non invadono il quartiere musulmano come d'abitudine (pur essendo questo il paradiso della pappa tanto buona quanto economica), evidentemente rintanati in albergo a mangiare hamburger al ristorante del secondo piano.
Tanto meglio, anche perchè di ressa da ste parti ce n'è a sufficienza, soprattutto nella maggiore attrattiva della zona, ovvero il Mausoleo dell'Imperatore Qinshuhuang con relativo esercito di terracotta.
Inoltre Xi'an ci da l'ennesimo esempio di quanto il "regime" cinese sia ormai così blando da potersela prendere solo con Tuitter e Feisbuc: vi ricordate quando vi dicevo che gli sbirri neozelandesi sono inutili? Beh quelli cinesi ancora di più. Eravamo li che ci bevevamo l'ennesima Tsingtao calda nella vietta dei bar quando all'improvviso arriva una macchina della polizia in contromano (!!!) che blocca ovviamente tutto il traffico. La via è stretta e far manovra è un'impresa, così uno degli automobilisti imbottigliati s'incazza e comincia ad insultare gli omini blu i quali scendono e gli vanno a far brutto. Il tipo però è grosso e cattivo e prende ad insultarli ancor di più e la gente che fa? Prende gli sbirri e li invita a risalire per evitare loro problemi e questi che se ne vanno con le orecchie basse fra una valanga d'insulti... non c'è che dire, tosti i poliziotti cinesi! Speriamo si facciano rispettare di più in caso di vero bisogno!
Comunque ora via, verso Shanghai durante la settimana del primo maggio: ci sarà da ridere a trovare una branda disponibile!
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