giovedì 26 luglio 2012

Sono Pazzi Questi Turkmeni - Seconda parte (Welcome to Paranoid City)

Ashgabat, Turkmenistan (Km 23555). Dopo una notte di riposo passata nell'unico, squallido ma economico dormitorio di Mary, si prosegue verso Ashgabat, la capitale nazionale, un posto in cui intendo verificare certe leggende che ho sentito ho letto in giro.
Iniziamo subito col dire che Ashgabat non è una città come le altre, ma è la sede di uno dei regimi più totalitari del mondo moderno che lega il suo nome al dittatore Saparmurat Niyazov il quale, da segretario del Partito Comunista Turkmeno, si è ritrovato nel 1991 inaspettatamente a capo di una nazione indipendente e li ha perso la testa: ha cominciato autoproclamandosi  "Turkmenbashi", ovvero “Padre dei Turkmeni” (Turkmenbashi è oggi anche il nome del principale porto turkmeno sul Mar Caspio), rinominando i giorni della settimana con quelli dei suoi parenti, incoraggiando l'uso della lingua turkmena ed inventandosi un nuovo alfabeto protetto da copyright (???), l'Elipbi, che in verità è uguale all'alfabeto latino, ma usa un sacco di W e Y al posto della V e della I.
Il buon Niyazov ai tempi d'oro
Come se non bastasse, il nostro eroe si è inventato pure una specie di poema epico, il Ruhnama, che racconta la sua personale versione della storia turkmena e che è celebrato in ogni angolo della capitale. Ma è proprio la capitale il suo capolavoro di megalomania: iniziamo ammettendo una cosa: Ashgabat è bellissima. Davvero, Niyazov sarà stato pure un pazzo, ma ha trasformato la solita cittadona in cemento sovietica in un gioiello pieno di fontane maestose (quanta acqua sprecata in mezzo al deserto!), palazzi in marmo bianco con cupole d'oro, strade larghe e pulite, piazze adornate da colossali monumenti che nel 99% dei casi sono dedicati a lui stesso, all'amata madre o al libro del Ruhnama sopracitato. Ah dimenticavo: Niyazov è morto qualche anno fa, ma il suo successore, un certo Gurbanguly Berdimuhammedow, non è affatto intenzionato a cambiare registro!
L'unica cosa che stona? Che non c'è in giro anima viva!
Ok, capisco che i magnifici palazzi delle varie facoltà universitarie siano deserte di sabato, ma in giro per le strade e per le piazze non c'è letteralmente nessuno che non siano poliziotti, militari oppure un piccolo esercito di uomini e donne delle pulizie impegnati a lucidare i cancelli dei palazzi governativi oppure a pulire le conseguenze di una misteriosa alluvione di fango che pare abbia allagato gran parte delle città in un passato molto recente ma su cui nessuno pare in grado di darmi maggiori informazioni.
E poi c'è il discorso della paranoia tipica di tutti i paesi con un regime totalitario: mi sarebbe piaciuto infatti documentare la gita ad Ashgabat con una degna rassegna fotografica, purtroppo per fare foto a qualsiasi cosa  nel centro cittadino è assolutamente proibito, anche se ingenuamente pensavo che bastasse far finta di niente, scattare con la fotocamera al collo ed usare un grandangolo per riuscire a portare a casa un ricordino. E invece un par di palle!

Ashgabat di notte
Il fatto che le strade siano deserte non ti fa passare certo inosservato ed avere una fotocamera al collo non ti fa andare lontano senza essere fermato dalla polizia ed è cosi che, mentre attraverso una piazza piena di donnine intente a lucidare una fontana che ho prontamente fotografato con la necessaria nonchalance, vengo richiamato in lontananza da un soldato.
All'inizio pensavo che questo volesse farmi cambiare solo marciapiede (MAI camminare su un marciapiede che corre lungo un palazzo del governo, scherzi?) invece ce l'aveva proprio con me! Dalla radio qualcuno appostato dentro il palazzo che si affaccia sulla piazza deve aver segnalato la mia presenza, vengo quindi consegnato ad un altro militare sbucato dal nulla che a sua volta mi consegna a due sbirri decisamente annoiati che finalmente sanno come passare la successiva mezz'ora.

- Documenti? Atkuda? Aaaah, Italia. ANDREA PIRLO!
- Eh si che ci vuoi fare zio, anche noi abbiamo i nostri problemi.
- Camera camera.
- Si bella vero, l'ho comprata in Australia


Ovviamente cerco di recitare il più possibile la parte dell'ingenuo turistello teletrasportato qui per caso, mentre in realtà so benissimo dove vogliono andare a parare, vogliono controllare che non abbia fatto foto alla città. Inutile dire che ne avevo già fatte una cinquantina!
Lo sbirro grasso me le cancella una ad una scuotendo la testa, mentre il suo socio mi mima con le dita le sbarre di una prigione, mentre io fingo di non capire e lui comincia con le domande:

- You spion? (con tono a metà tra una domanda ed un'affermazione)
- Ma quale spion deficiente, ma chi se l'incula i palazzi presidenziali del Turkmenistan. Oltretutto hanno inventato una cosa che si chiama “satellite”, persino mia nonna se va su Google Earth la vede tutta la tua città del cazzo!


Ovviamente la risposta ed il tono li tengo fra me e me, in realtà mi limito a negare e a spiegare che sono un povero turista affascinato dalla “Krasivih Gorat” (bella città) che voleva solo un paio di foto ricordo e non sapeva che fosse vietato. Che poi se vogliamo è la pura verità, se escludiamo l'ultima parte.

E allora questo incalza: You Journalist!
Ma nooo zio, io “mashina Nova Zelandia”, se anziché limitarti a stropicciarmi il passaporto con le tue manacce luride, ti fermassi a leggerlo, vedresti che ho un visto di lavoro neozelandese ed una serie di altri adesivi colorati che documentano il mio percorso!

Dopo mezz'ora di domande inutili, quando finalmente riesco a convincerli che sono innoquo, mi lasciano andare, anche se ho come l'impressione che qualcuno continui a seguirmi per almeno l'ora successiva. La paranoia di Ashgabat ha contagiato anche me!

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