lunedì 14 maggio 2012

Burocrazia portami via

Alla fine ce l'ho fatta. Ci sono voluti 12 giorni, tra festività, primimaggi, cazzi e mazzi, ma al termine della lunga trafila ho finalmente raggiunto l'obiettivo di avere i due agognati sticker della Republic of Uzbekistan e della Kazakhstan Respublikasi.
Certo se ce l'ho fatta in meno di due settimane il merito è solo dell'ormai mitico console Uzbeko (Iddio l'abbia in gloria) che non solo mi ha processato il visto senza avere fisicamente il mio passaporto fra le mani, ma ha anche tenuto aperta la baracca ben oltre l'orario d'ufficio per aspettare me, irrimediabilmente invischiato nella lunga e snervante operazione di ritiro del visto kazako, che mi ha tenuto nel loro ufficio di merda dalla mattina fino alle 4.30 del pomeriggio.
Si perchè alla fine bella Shanghai, bello il Bund, bello il lungofiume e la French Concession, bella la città vecchia, bello tutto, ma ancora un giorno li e mi sarei sparato nei maroni.
Ed è così che prendo il Bullet Train per Pechino - un missile che arriverà nella capitale nel tempo record di 5 ore e mezza (per fare oltre 1300Km.!!!) - convinto di non dover aver niente a che fare con la burocrazia almeno per un po'. Povero illuso che sono, il meglio in realtà deve ancora venire!

Vabbè dai, fuori le telecamere, sono su Scherzi a Parte, vero?
Pechino, Cina (Km.5444). Già perchè a Pechino, a parte le visite alla solita Muraglia, Piazza Tienanmen e Città Proibita (non ci andate nel week-end per l'amordiddio, a meno di non volere un saggio pratico di quanti cazzo sono i cinesi!) l'obiettivo collaterale era ottenere il Tibet Travel Permit, pezzo di carta necessario per il mio proseguimento verso Lhasa nelle settimane prossime venture.
In teoria niente di più facile: vai in agenzia di viaggio, dai una fotocopia del passaporto, paghi e tempo un paio di giorni hai la tua scartoffia.
In pratica: un incubo!
Come prima tappa si va al CITS, la più grande agenzia di viaggio della Cina, i quali ovviamente non sono autorizzati a rilasciare il permesso, ma incredibilmente, unici nel loro genere, sanno a chi rivolgersi: "vai all'agenzia viaggi del Tibet Hotel" - mi dicono - "fanno tutto loro".
Vaaaabene, andiamo al Tibet Hotel allora, ma non subito, lunedì, perchè oggi e sabato, domani non si va a scuola (cit.) ed oggi siamo chiusi, mi dice la voce dall'altro capo del telefono.
Cioè, sono chiusi, ma c'è uno che risponde al telefono e mi dice che sono chiusi. Bah.
Arriva lunedi, vado al Tibet Hotel.

"Salve, vorrei il Tibet Travel Permit"

Panico!

All'inizio il tipo temporeggia, dice che loro non offrono il servizio, poi che non lo offrono più, poi che non lo offrono oggi, poi fa una chiamata a chissà chi:

"Ma in quanti vorreste andare in Tibet?"
"Solo io!"
"Ah no mi spiace, la polizia dice che bisogna essere almeno in 4, se no niente permesso!"

Probabilmente se gli avessi detto che eravamo in 4, mi avrebbe detto che bisognava essere in 10. Cazzate!

E allora spulcio un altro paio di agenzie su internet: tutte danno numeri di telefono inesistenti ed indicazioni per raggiungerle quantomeno approssimative (nomi delle vie in cinese, cartine incomprensibili, foto scurissime). Provo a raggiungerne una, giro un'ora come uno stronzo, ma ovviamente non la trovo.

Allora torno su internet e trovo nientepopodimeno che l'indirizzo pechinese del Tibet Travel Bureau, l'ente che emette gli agognati permessi e che tutti mi avevano giurato e spergiurato che non esistesse a Pechino. Mi ci fiondo immediatamente, trovo il palazzo al volo (il classico palazzone con hotel, uffici e un teatro), e vado alla reception dell'Hotel:
"Hi, WHERE TIBET TOURIST BUREAU"
Parte il solito teatrino di facce impanicate, nessuno sa niente, chiedono ai colleghi, fanno chiamate. Ad un certo punto, mentre la tipa stava palesemente cercando "Tibet Tourist Bureau" tra gli ospiti dell'hotel, la fermo:
"Senti zia, vedi di darti una svegliata, sto cercando un ufficio che sta nel palazzo dove lavori, non un fottutissimo ospite dell'hotel!"
Niente, me lo cerco da solo. Arrivo all'ala degli uffici. Di cose anche solo lontanamente tibetane nemmeno l'ombra. Una tipa passa e mi dice che l'ufficio si è trasferito. Dove? Ovviamente non si sa!
Nel frattempo si è fatto tardi, le risorse internettiane sono esaurite o talmente vecchie da essere inattendibili (non c'è una info più recente del 2009, incredibile!) e il nervosismo si fa strada, dato che il mio viaggio tibetano è a questo punto in serissimo pericolo!
D'altra parte quando sul sito istituzionale del Tibet leggi che "(...) è imperativo prendere le teorie di Deng Xiaoping ed i suoi pensieri economici come guida nel turismo" si capiscono molte cose: Deng Xiaoping è il principale repressore della protesta di Piazza Tienanmen del 1989.

Ora però una domanda mi sorge: ma questi cinesi dovrebbero essere il popolo che conquisterà il mondo? Questi sono solo un branco di burocrati del cazzo, nemmeno troppo svegli (eufemismo).
Questi non direbbero merda nemmeno se ne avessero la bocca piena (cit.).
Ormai ne ho la certezza, in Cina la risposta standard è no e devi lottare per un ni.
Come quando stavo tornando a casa dall'ennesima fallimentare spedizione a caccia del Tibet Permit: entro in metropolitana e la mia tessera ha finito il credito: vabbè, vado in biglietteria per ricaricarla, caccio la tessera e 20 yuan.
"Nonono" mi fa la tipa. Ma nonono cosa cristoddio???? Sei la bigliettaia della metro, da chi cazzo la devo ricaricare sta tessera? "Vabbè dammi un biglietto per Goludajie allora".
"Nonono"
La mando a cagare e vado alle macchinette, le quali ovviamente non accettano i 2 fottutissimi yuan che ho in tasca e così devo cacciare 10 yuan e prendere 5 biglietti perchè la stronza non sa dire altro che "nonono"
O come quel giorno che ero nella common area dell'ostello a tirarmi una mezz'ora di internet. Vado al banco frigo della reception, prendo la solita Tsingtao, faccio per pagarla... facce da panico nemmeno avessi chiesto la luna
"No possible, no possible"
"Ma no possible cosa, è la birra vostra, ve la pago, toh, quanto è?"
"Sorry, no possible..."


Niente, devo uscire ed andare al baracchino all'angolo perchè la Tsingtao dell'ostello è "No possible", così come è "No possible" o "Nonono" tutto il resto, dal fottuto permesso per il Tibet, al biglietto della metro, al recupero della mia camicia volata per il vento sul terrazzo di fianco. No possible!

Ora però devo trovare una soluzione alla svelta, perchè con me o senza di me, il mio visto kazako parte il 5 giugno e io ho roba da fare laggiù, oltretutto domani si parte per la Mongolia, non ho mica tempo da perdere. Va te se mi tocca farmi il fegato grosso anche in vacanza!

Nessun commento: