Я не работаю, perdio!
Da ste parti hanno di sicuro un problema con l'aria condizionata, nel senso che non ce l'hanno e ce ne si accorge soprattutto nel momento in cui si decide di spostarsi da una cittа all'altra durante la torrida estate sub-siberiana.
I treni del Kazakistan poi non sono certo dei gioielli dell'avanguardia ferroviaria, si possono tutt'al piu' definire come dei rottami ereditati dalle Ferrovie Sovietiche, tanto che sulla parte frontale delle locomotive campeggia tutt'ora un'enorme stella rossa a confermarne l'origine e, mentre all'interno delle carrozze la temperatura raggiunge picchi da forno crematorio, ho degli ulteriori assaggi della gentilezza del popolo kazako.
Se siete in Asia Centrale, nonostante la scarsa confidenza con la lingua russa, almeno una parola vi entrerа presto nella mente: Rabotat. Lavorare, con tutte le sue coniugazioni relative. Qua e' la prima domanda che chiunque vi farа: che lavoro fai? E la seconda: sei sposato?
Riuscire a spiegare che “no, non lavoro” e “no, non sono sposato” si rivela ogni volta un'impresa: da ste parti non riescono proprio a darsi pace con sta storia che non ho un impiego e che, nonostante abbia una morosa, non abbia intenzione di sposarla e, ancora peggio, questa sia da sola in un paese a migliaia di chilometri di distanza.
"E i soldi, come fai con i soldi? Sei sicuro che non lavori?"
"Miii zia, come te lo devo dire, ya nye rabotayu, io Nova Zelandia rabotat rabotat rabotat and now: holiday! Ti panimaish*? Capisci?"
Adoro sfoderare le quattro parole di russo che conosco!
Nasarbaev, cribbio mi consenta!
Astana, Kazakistan (Km.17573). Non si puт parlare di Astana senza nominare il presidentissimo del Kazakistan, Nursultan Nasarbaev. Quest'uomo dall'ego grosso almeno quanto il suo paese (che, per inciso, e' il 9° piu' grande della terra!), e' una specie di Berlusconi kazako, un politico sempreverde e sempre giovane che e' riuscito a riciclarsi non solo sopravvivendo alla dissoluzione dell'Unione Sovietica (era il segretario del Partito Comunista Kazako, quindi di fatto presidente del Kazakistan fin dai tempi dell'URSS), ma soprattutto imponendo le sue scelte e la sua volontа in ogni aspetto della vita moderna del suo paese, facendo anche scelte azzardate, come quando decise nel 1994 che la capitale non sarebbe piu' stata Alma-Ata (o Almaty, come venne ribattezzata dal giorno dell'indipendenza), ma Akmola, un postaccio nel mezzo della steppa kazaka che ai tempi dell'Unione Sovietica si chiamava Tselinograd, una di quelle squallide cittadine in cui sono grato di non essere nato.
Le motivazioni furono molteplici, ma fu soprattutto per la sua posizione che venne scelta Akmola/Tselinograd: Almaty e' situata in una zona sismica troppo vicina al confine cinese e troppo lontana da quello russo, ciononostante ci furono polemiche a non finire, ma Nasarbaev, sordo ad ogni critica, continuт a costruire imperterrito la sua cittа, ribattezzandola, una volta pronta, Astana, ovvero semplicemente “Capitale”.
Al giorno d'oggi Astana e' una cittа fondamentalmente divisa in due: la cittа vecchia a nord del fiume Ishim, dove i casermoni in cemento in stile sovietico la fanno ancora da padrone e la parte nuova a sud, un concentrato di palazzi in cui gli architetti assoldati da ogni dove hanno riversato la propria fantasia e in cui spiccano il Bayterek Monument, una specie di torre divenuta ormai il simbolo del moderno Kazakistan, il palazzo presidenziale, ispirato in maniera clamorosa alla Casa Bianca di Washington ed il Khan Shatyr, che non e' nient'altro che un enorme ed appariscente centro commerciale ultra moderno di cui i kazaki vanno fierissimi per qualche strana ragione a me sconosciuta.
Degni di menzione sono anche, sulla sponda nord, il Monumento per i Morti del Totalitarismo Sovietico (ricordate? Nasarbaev era un dirigente del PCUS!) e soprattutto il Museo del Presidente, un luogo dove tutto l'egocentrismo nasarbaeviano viene fuori in un concentrato di memorabilia che va dalla SUA penna alla SUA agenda, dalla SUA foto giovanile in cui era operario in un acciaieria alla SUA foto coi potenti della terra, dal SUO telefono al regalo che Tony Blair gli ha mandato per il SUO compleanno che, tra parentesi e' anche il compleanno di Astana, il 6 luglio (guarda te a volte il caso...)
Beh insomma un figo sto Nasarbaev, no? Molta gente pare non pensarla esattamente cosм, nonostante il nostro eroe sia al potere da 25 anni senza interruzioni ed abbia preso il 98% dei voti alle ultime elezioni: effettivamente e' proprio questo che puzza di bruciato! Dicono che sia corrotto e che si intaschi buona parte dei proventi del petrolio che vende all'estero. Onestamente non mi stupirebbe.
Si insomma, di sicuro non si puт dire che Nasarbaev non voglia essere ricordato dalle generazioni future: Lenin aveva almeno una statua in ogni cittа dell'URSS (di solito in Piazza Lenin appunto), statue che poi con la dissoluzione dell'Unione nel 1991 sono cadute una dopo l'altra. Nasarbaev lo sa bene, per questo, oltre che tappezzare ogni angolo del paese con suoi ritratti e sue citazioni, ha legato indissolubilmente il suo nome ad una cittа intera, la nuova capitale del Kazakistan tutt'ora in forte espansione. Ci mancava solo che la chiamasse Nasarbaevgrad**!
Cose da non fare assolutamente in Kazakistan!
La visita ad Astana non e' stata pero' solo di piacere. La missione numero uno era infatti mettersi a posto con quei ditoinculo ambulanti della Polizia di Frontiera kazaka, ai quali dovevo un paio di spiegazioni: dovete sapere infatti che in tutto il mondo, quando passate la frontiera, la polizia vi registra nei propri archivi, voi e tutti i vostri dati. In Kazakistan no!
In Kazakistan siete voi che, una volta messo piede nella prima cittа, dovete recarvi all'ufficio della Polizia di Frontiera piu' vicino (attenzione, mica la polizia normale!), riempire delle scartoffie e ricevere un benedetto stampo sulla carta d'immigrazione che certifica che siete dei bravi bambini.
Per fare cio' si hanno 5 giorni di tempo. Attenzione, non 5 giorni lavorativi, ma 5 giorni di calendario, per cui, se come me, arrivate il venerdi sera ed il primo giorno utile (lunedi) lo passate a fare la spola tra il letto ed il cesso ed il martedi - secondo ed ultimo giorno utile - avete altri cazzi per la testa e vi dimenticate degli sbirri, siete fottuti!
Io da bravo scemo pensavo di cavarmela al massimo con un multino ed un cazziatone, anche perche' da qualche parte si vociferava che, avendo attraversato la frontiera a Khorgas, fosse giа tutto a posto.
E invece tutto a posto un cazzo.
Arrivo alla casa degli sbirri presto la mattina, tutto bello convinto, mostro i documenti, cerco di spiegare il problema, e questo comincia a farmi un discorso in una lingua sconosciuta di cui capisco solo “pirivotchick”, ovvero “interprete”.
E io gli dico “si zio, mi ci vuole proprio un pirivotchick perche' non ci sto proprio capendo un cazzo di quello che mi dici”
Continuiamo sto dialogo tra il sordo e il muto per una buona oretta finche' compare la mia salvezza: Gulnara!
Gulnara e' una di quelle persone che ti rimette in pace col genere umano: mi vede un attimo in difficoltа e si offre subito di aiutarmi, ma il problema non e' di facile risoluzione: quello che il commissario Vito Catozzo stava cercando di dirmi e' che sono in un mare di merda, che devo trovare e pagare un interprete certificato che si presenti qui e che compili in russo per conto mio una valanga di cartacce in cui spiego perche' e percome non mi sono registrato entro 5 fottutissimi giorni e pagare un multozzo da 100USD o equivalente in valuta locale.
Gulnara all'inizio contatta un interprete, ma questo vuole 22.500 Tenge (120 eurini) e comunque non si sarebbe presentato prima del giorno successivo, allora lei – che oltretutto non e' la prima stronza che passa, ma e' una fisica nucleare dell'universitа di Astana e probabilmente ha di meglio da fare che stare ad aiutare me – vola a casa, prende un attestato di frequenza ad un corso di lingua inglese (che nel frattempo abbiamo dovuto far autenticare da un notaio!***) e riesce a convincere un dubbioso Vito Catozzo che puo' occuparsi lei di tutte le traduzioni.
Passiamo l'intera giornata tra moduli, fotocopie, timbri e pagamenti, finche' – stufo di vederci almeno quanto noi siamo stufi di vedere lui – un riluttante Vito Catozzo decide di concederci la sua magnanimitа e che per stavolta posso andare, ma che non lo devo fare piu' perche' se no la prossima volta mi fa arrestare e sodomizzare da un macaco.
Tranquillo Vito, stai sereno che la prossima volta che vengo da ste parti non me lo dimentico di sicuro il vostro timbro di merda!
Come se non avesse fatto abbastanza, questa santa donna si offre anche di farmi da guida turistica per il mio intero soggiorno astaniano, entusiasta di poter finalmente parlare con qualcuno che riesca a dire piu' di 4 parole di fila in inglese.
Beh, che dire, come minimo Gulnara ha un nuovo amico nella terra della pizza e del mandolino, non so quanti di voi avrebbero annullato tutti i propri programmi della giornata per aiutare uno sconosciuto - io no di sicuro - per cui eterna gratitudine a lei per la grande lezione di generositа. Mitica!
* Trad: Io non lavoro, io Nuova Zelanda lavorare lavorare lavorare e adesso: vacanze! Capisci?
** Cittа di Nasarbaev
*** Questo non e' stato un grosso problema: voi non avete idea di quanti notai ci siano in Kazakistan! E meno male che costano pure poco!
I treni del Kazakistan poi non sono certo dei gioielli dell'avanguardia ferroviaria, si possono tutt'al piu' definire come dei rottami ereditati dalle Ferrovie Sovietiche, tanto che sulla parte frontale delle locomotive campeggia tutt'ora un'enorme stella rossa a confermarne l'origine e, mentre all'interno delle carrozze la temperatura raggiunge picchi da forno crematorio, ho degli ulteriori assaggi della gentilezza del popolo kazako.
Se siete in Asia Centrale, nonostante la scarsa confidenza con la lingua russa, almeno una parola vi entrerа presto nella mente: Rabotat. Lavorare, con tutte le sue coniugazioni relative. Qua e' la prima domanda che chiunque vi farа: che lavoro fai? E la seconda: sei sposato?
Riuscire a spiegare che “no, non lavoro” e “no, non sono sposato” si rivela ogni volta un'impresa: da ste parti non riescono proprio a darsi pace con sta storia che non ho un impiego e che, nonostante abbia una morosa, non abbia intenzione di sposarla e, ancora peggio, questa sia da sola in un paese a migliaia di chilometri di distanza.
"E i soldi, come fai con i soldi? Sei sicuro che non lavori?"
"Miii zia, come te lo devo dire, ya nye rabotayu, io Nova Zelandia rabotat rabotat rabotat and now: holiday! Ti panimaish*? Capisci?"
Adoro sfoderare le quattro parole di russo che conosco!
Nasarbaev, cribbio mi consenta!
Astana, Kazakistan (Km.17573). Non si puт parlare di Astana senza nominare il presidentissimo del Kazakistan, Nursultan Nasarbaev. Quest'uomo dall'ego grosso almeno quanto il suo paese (che, per inciso, e' il 9° piu' grande della terra!), e' una specie di Berlusconi kazako, un politico sempreverde e sempre giovane che e' riuscito a riciclarsi non solo sopravvivendo alla dissoluzione dell'Unione Sovietica (era il segretario del Partito Comunista Kazako, quindi di fatto presidente del Kazakistan fin dai tempi dell'URSS), ma soprattutto imponendo le sue scelte e la sua volontа in ogni aspetto della vita moderna del suo paese, facendo anche scelte azzardate, come quando decise nel 1994 che la capitale non sarebbe piu' stata Alma-Ata (o Almaty, come venne ribattezzata dal giorno dell'indipendenza), ma Akmola, un postaccio nel mezzo della steppa kazaka che ai tempi dell'Unione Sovietica si chiamava Tselinograd, una di quelle squallide cittadine in cui sono grato di non essere nato.
Va che l'e' propri un bel fioeu sto Nasarbaev! |
Al giorno d'oggi Astana e' una cittа fondamentalmente divisa in due: la cittа vecchia a nord del fiume Ishim, dove i casermoni in cemento in stile sovietico la fanno ancora da padrone e la parte nuova a sud, un concentrato di palazzi in cui gli architetti assoldati da ogni dove hanno riversato la propria fantasia e in cui spiccano il Bayterek Monument, una specie di torre divenuta ormai il simbolo del moderno Kazakistan, il palazzo presidenziale, ispirato in maniera clamorosa alla Casa Bianca di Washington ed il Khan Shatyr, che non e' nient'altro che un enorme ed appariscente centro commerciale ultra moderno di cui i kazaki vanno fierissimi per qualche strana ragione a me sconosciuta.
Degni di menzione sono anche, sulla sponda nord, il Monumento per i Morti del Totalitarismo Sovietico (ricordate? Nasarbaev era un dirigente del PCUS!) e soprattutto il Museo del Presidente, un luogo dove tutto l'egocentrismo nasarbaeviano viene fuori in un concentrato di memorabilia che va dalla SUA penna alla SUA agenda, dalla SUA foto giovanile in cui era operario in un acciaieria alla SUA foto coi potenti della terra, dal SUO telefono al regalo che Tony Blair gli ha mandato per il SUO compleanno che, tra parentesi e' anche il compleanno di Astana, il 6 luglio (guarda te a volte il caso...)
Il Bayterek Monument |
Si insomma, di sicuro non si puт dire che Nasarbaev non voglia essere ricordato dalle generazioni future: Lenin aveva almeno una statua in ogni cittа dell'URSS (di solito in Piazza Lenin appunto), statue che poi con la dissoluzione dell'Unione nel 1991 sono cadute una dopo l'altra. Nasarbaev lo sa bene, per questo, oltre che tappezzare ogni angolo del paese con suoi ritratti e sue citazioni, ha legato indissolubilmente il suo nome ad una cittа intera, la nuova capitale del Kazakistan tutt'ora in forte espansione. Ci mancava solo che la chiamasse Nasarbaevgrad**!
Cose da non fare assolutamente in Kazakistan!
La visita ad Astana non e' stata pero' solo di piacere. La missione numero uno era infatti mettersi a posto con quei ditoinculo ambulanti della Polizia di Frontiera kazaka, ai quali dovevo un paio di spiegazioni: dovete sapere infatti che in tutto il mondo, quando passate la frontiera, la polizia vi registra nei propri archivi, voi e tutti i vostri dati. In Kazakistan no!
In Kazakistan siete voi che, una volta messo piede nella prima cittа, dovete recarvi all'ufficio della Polizia di Frontiera piu' vicino (attenzione, mica la polizia normale!), riempire delle scartoffie e ricevere un benedetto stampo sulla carta d'immigrazione che certifica che siete dei bravi bambini.
Per fare cio' si hanno 5 giorni di tempo. Attenzione, non 5 giorni lavorativi, ma 5 giorni di calendario, per cui, se come me, arrivate il venerdi sera ed il primo giorno utile (lunedi) lo passate a fare la spola tra il letto ed il cesso ed il martedi - secondo ed ultimo giorno utile - avete altri cazzi per la testa e vi dimenticate degli sbirri, siete fottuti!
Ueee giovanotto allora stu minghia di timbro porcoilmondo che cio' sottaipiedi! |
E invece tutto a posto un cazzo.
Arrivo alla casa degli sbirri presto la mattina, tutto bello convinto, mostro i documenti, cerco di spiegare il problema, e questo comincia a farmi un discorso in una lingua sconosciuta di cui capisco solo “pirivotchick”, ovvero “interprete”.
E io gli dico “si zio, mi ci vuole proprio un pirivotchick perche' non ci sto proprio capendo un cazzo di quello che mi dici”
Continuiamo sto dialogo tra il sordo e il muto per una buona oretta finche' compare la mia salvezza: Gulnara!
Gulnara e' una di quelle persone che ti rimette in pace col genere umano: mi vede un attimo in difficoltа e si offre subito di aiutarmi, ma il problema non e' di facile risoluzione: quello che il commissario Vito Catozzo stava cercando di dirmi e' che sono in un mare di merda, che devo trovare e pagare un interprete certificato che si presenti qui e che compili in russo per conto mio una valanga di cartacce in cui spiego perche' e percome non mi sono registrato entro 5 fottutissimi giorni e pagare un multozzo da 100USD o equivalente in valuta locale.
Gulnara all'inizio contatta un interprete, ma questo vuole 22.500 Tenge (120 eurini) e comunque non si sarebbe presentato prima del giorno successivo, allora lei – che oltretutto non e' la prima stronza che passa, ma e' una fisica nucleare dell'universitа di Astana e probabilmente ha di meglio da fare che stare ad aiutare me – vola a casa, prende un attestato di frequenza ad un corso di lingua inglese (che nel frattempo abbiamo dovuto far autenticare da un notaio!***) e riesce a convincere un dubbioso Vito Catozzo che puo' occuparsi lei di tutte le traduzioni.
Passiamo l'intera giornata tra moduli, fotocopie, timbri e pagamenti, finche' – stufo di vederci almeno quanto noi siamo stufi di vedere lui – un riluttante Vito Catozzo decide di concederci la sua magnanimitа e che per stavolta posso andare, ma che non lo devo fare piu' perche' se no la prossima volta mi fa arrestare e sodomizzare da un macaco.
Tranquillo Vito, stai sereno che la prossima volta che vengo da ste parti non me lo dimentico di sicuro il vostro timbro di merda!
Come se non avesse fatto abbastanza, questa santa donna si offre anche di farmi da guida turistica per il mio intero soggiorno astaniano, entusiasta di poter finalmente parlare con qualcuno che riesca a dire piu' di 4 parole di fila in inglese.
Beh, che dire, come minimo Gulnara ha un nuovo amico nella terra della pizza e del mandolino, non so quanti di voi avrebbero annullato tutti i propri programmi della giornata per aiutare uno sconosciuto - io no di sicuro - per cui eterna gratitudine a lei per la grande lezione di generositа. Mitica!
* Trad: Io non lavoro, io Nuova Zelanda lavorare lavorare lavorare e adesso: vacanze! Capisci?
** Cittа di Nasarbaev
*** Questo non e' stato un grosso problema: voi non avete idea di quanti notai ci siano in Kazakistan! E meno male che costano pure poco!
Nessun commento:
Posta un commento